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Chi furono i fratelli Gastaldi, patrioti sardi ritenuti dalla “Storia de’ torbidi” fra i più scandalosi filofrancesi?

Citati da Giovanni Maria Angioy nel celebre memoriale del 1799 come ‘’Gastaldi e suoi fratelli…carcerati come amici e partigiani della Francia (nel 1793 n.d.r.), Giovanni Battista, nato a Cagliari intorno al 1744 e Antonio, nato circa quattro anni dopo, sono due personaggi da riscoprire.

Entrambi figli di Francesco Gastaldi e di Michela Lopez, furono cagliaritani del quartiere della Marina.

Giovanni Battista, il maggiore dei due, chiese e ottenne– nell’agosto del 1792, il permesso d’impiantare una fabbrica di polvere di Cipro e d’amido per evitare d’importare la suddetta polvere da Marsiglia. Successo non facile da riportare, considerato il tentativo negato  effettuato da Giuseppe Martini l’8 febbraio 1777.

Ben più importante per la storia fu la sua iniziativa di aprire in un luogo appartato di Cagliari, un salone d’incontri – ancora da studiare – denominato ‘’Padiglione nazionale’’, la cui apertura risale probabilmente al 1790-1792.  Tale ‘’nido di cospiratori’’, come fu definito da qualcuno, era frequentato da sardi filo-francesi, da francesi  e stranieri tutti arrestati o a rischio di arresto. Professori, commercianti, parrucchieri, capitani di marina svedesi, un prussiano, Claude Perrier di Metz che, per aver difeso i francesi era stato giustiziato con dieci pallottole al petto. Va ricordato anche il mastro muratore Michele Loi Cedda, imprigionato sempre per l’accusa di dissuadere il popolo sardo dal combattere contro i francesi. 

Un pregone viceregio del 14 gennaio 1793 venne lanciato contro i sopracitati e Giovanni Battista abbandonò Cagliari durante il bombardamento francese del 28 gennaio per recarsi a Settimo. Nella sua casa della Marina erano stati notati dei segni realizzati con un bastone cui era stato annodato un fazzoletto rosso.

Il palazzo, subito perquisito, servì da prova – pur non trovandovi nulla di compromettente – per disporre il suo arresto e l’incarcerazione al carcere  San Pancrazio. Stessa sorte subì il fratello Antonio.

Il 29 marzo, tuttavia, vennero entrambi graziati dal Viceré insieme a un caffettiere cagliaritano, Antonio Sanna. Per dimostrare di essere fedeli al Regno di Sardegna, offrirono cinquanta lire, ospitarono in una loro vigna Vincenzo Sulis con i miliziani per tendere degli agguati ai francesi sbarcati a Quartu nel febbraio del 1793.

Antonio Gastaldi, malgrado l’arresto subìto, divenne, nel 1795, consigliere coaggiunto del comune di Cagliari e deputato dei creditori presso la dogana in cui, nel febbraio del 1800, assurse al ruolo di amministratore dal Consiglio civico.

Le cose, tuttavia, non furono così semplici come potrebbe sembrare. Sempre con l’accusa di giacobinismo come spada di Damocle sul capo, per ‘’il caso Antonio Gastaldi’’ fu addirittura chiamata in causa suor Agnese, una monaca laica sorella di fra Ignazio da Laconi, considerata una sorta di medium capace di conoscere il futuro. 

Suor Agnese assicurò con certezza che l’incarico sarebbe stato affidato ad Antonio Gastaldi ma i fatti – in un primo momento – la smentirono. Il governo sabaudo, infatti, nominò il signor Niccolò Martini, cosa che valse dei rimproveri a suor Agnese. Quest’ultima, però, insisté affermando che sarebbe stato Antonio Gastaldi a ricoprire la carica, e così fu.

Antonio Gastaldi si spense a Cagliari il 21 agosto 1814.


Immagine: sardegnadigitallibrary.it

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