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L’importanza della partecipazione attiva: assemblea aperta di ANS a Scano di Montiferro durante Bookolica Festival

Dal 17 al 19 ottobre, Scano di Montiferro si riempirà di parole, musica e arte.
Il paese, infatti, ospiterà il festival Bookolica, un progetto dell’Associazione Bottega NoMADE, che nasce per unire letteratura e arti e coinvolgere le comunità, tra la Gallura e il Montiferru. Ci sarà anche Assemblea Natzionale Sarda, con un’assemblea aperta, il sabato pomeriggio.

Al centro del festival Bookolica ci sono le relazioni tra persone e luoghi, nel passaggio dalla dimensione individuale a quella più ampia della collettività. Su questo c’è una convergenza con le intenzioni che muovono Assemblea Natzionale Sarda.
A rafforzare il senso di questa comunanza di obiettivi c’è il fatto che proprio a Scano di Montiferro, per la prima volta, un’assemblea in presenza dei soci di Assemblea Natzionale Sarda è stata aperta a tutti, l’inverno scorso.

Riproporla è un bel modo di scandire i passi che l’associazione sta compiendo nella sua crescita.
L’assemblea sarà pubblica. Non serve essere soci per partecipare.

L’incontro con ANS


Durante le assemblee aperte le attiviste e gli attivisti di Assemblea Natzionale Sarda si raccontano, lanciano un tema, in questo caso “comunità e partecipazione attiva”, e guidano il dibattito. Non si tratta di incontri formali, frontali e a senso unico: l’obiettivo è mettere le persone partecipanti nelle condizioni di condividere esperienze, idee, prospettive. E discutere insieme.
Come ha fatto in una di esse Alessandra, che ha raccontato di come vive la sua esperienza in disterru, e la sua difficoltà di mantenere radici e appartenenza. O Enrico (i nomi sono di fantasia) che ha condiviso una riflessione su come si senta parte di una generazione figlia di un trauma, orfana della sua lingua e della sua identità, ma che si vuole riprendere gli strumenti per ricomporlo, quello strappo. C’è stato anche chi ha suggerito nuove modalità per sensibilizzare la popolazione, o fatto presente problemi specifici da trasformare in proposte concrete.

Per sua costituzione, ANS è distribuita a livello territoriale: l’idea è di portare l’assemblea dei soci alle comunità e non il contrario. Per decostruire l’opposizione tra centro e periferia, dare voce alle nostre irripetibili unicità e creare un’alleanza consapevole delle differenze.

Perché partecipare

“Non c’è più il senso della comunità”; “siamo disuniti”: quante volte abbiamo sentito dire queste frasi?

Quanto è radicato in noi, persone sarde, il senso di impotenza? Ci sentiamo come se non potessimo fare altro che assistere a fenomeni come lo spopolamento, la carenza di trasporti, la mancanza di opportunità.

La rassegnazione è però un sintomo, non è la malattia.
A forza di sentirci dire che la gente si disinteressa della politica, che “ormai” il volere della popolazione è irrilevante rispetto alla gestione della cosa pubblica, abbiamo iniziato a crederci: lo stereotipo dei sardi pocos, locos y mal unidos ha colonizzato le nostre menti. 

In Sardegna il prezzo della promessa di felicità, rappresentata dall’inclusione nell’orizzonte più ampio dello stato italiano, grava sulle diversità e sulla fiducia nelle risorse interne perché l’unità nazionale è stata -ed è- generatrice di esclusione e di disuguaglianze.
Le persone sarde, in fondo, lo sanno: la loro memoria storico-culturale è segnata dall’esperienza della subalternità. Ciò vale per tutte le nazioni senza stato: è il gruppo dominante che impone l’identità, in un sistema fondato anche sull’inferiorizzazione di una parte del territorio.
Per individui che non vengono riconosciuti se non solo formalmente nel proprio diritto di accedere a un’istruzione plurilingue, che non imparano le lingue autoctone; per un popolo negato e privato degli strumenti per autodeterminarsi qual è l’alternativa se non trovare strategie di sopravvivenza? Ci vogliamo davvero accontentare di sopravvivere? Si può negoziare il diritto di un popolo a essere riconosciuto? A un’esistenza degna?

Il contrasto alle molteplici forme di sfruttamento della Sardegna, trattata come un bacino di estrazione, non può essere un programma unico calato dall’alto, ma deve emergere dalle lotte concrete in contesti specifici.

Il desiderio di riconoscimento -di essere interlocutrici e interlocutori, di essere incluse e inclusi nei discorsi sull’amministrazione della Sardegna- esiste, ma è frustrato, annichilito e inascoltato. Perché le persone dovrebbero interessarsi “alla politica” se dall’altra parte viene manifestata a chiare lettere la scelta di occuparsi di altro? Le classi dirigenti, le élite sarde agiscono da veicolo della colonizzazione, assoggettandosi alla dominazione, e alle politiche imposte da partiti radicati nel continente, staccati dalle realtà che si propongono di governare.

La situazione della Sardegna non è rosea: a maggior ragione non possiamo permetterci di rinunciare a cercare e creare alternative e possibilità. Non è più il momento di delegare il difficile compito di ricucire le relazioni tra persone, e tra persone e luoghi, tra persone e culture, e tra diversità coesistenti.

La mobilitazione popolare contro la speculazione energetica è la dimostrazione che, se le occasioni di rappresentazione non vengono create, le si può costruire. Occupare gli spazi pubblici con il proprio corpo è un atto di riappropriazione potente. Esserci, confrontarsi, può cambiare anche la nostra maniera di abitare i nostri paesi e le nostre città.

Se non io, tu, noi… chi?

Occorre recuperare la dimensione comunitaria, e per farlo serve favorire la condivisione di strumenti, recuperare la propria cultura e fare pressione sulle istituzioni, rivendicare il ruolo della cittadinanza nel dettare l’agenda politica. Pretendere di avere voce in capitolo. Incidere sul proprio presente.

È importante assumersi la responsabilità individuale e collettiva di svolgere un ruolo nella tutela delle risorse della Sardegna e delle sue specificità. E serve che questi processi partano dal basso, che siano alimentati continuamente.

Ecco perché partecipare. Per raccontare la propria storia, per portare le proprie domande, per condividere la propria visione.

ANS vuole costruire spazi di confronto, di ascolto, dove co-creare strategie di azione collettiva e restituire alla partecipazione comunitaria tutta la sua dignità politica.
Porta la tua voce.

Quando e dove.

Sabato 18 ottobre alle 16, gradinate di S. Pietro Apostolo.
Se hai mai pensato che le cose non possono cambiare, se vorresti fare qualcosa per la Sardegna ma non sai cosa e da dove iniziare: questo è il momento per esserci.


Immagine: Elena Mereu – © ANS

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