La tormentata storia di Punta Giglio
La tormentata storia del “caso” Punta Giglio di Alghero, da S’Indipendente seguita nel corso del tempo con interviste e diversi articoli, è diventata libro, una corposa e dettagliata ricostruzione dei fatti che hanno trasformato un luogo dell’anima, uno degli angoli più protetti e incontaminati della nostra isola, in un “paradiso artificiale” a pagamento ad uso e profitto di una società “continentale” costituita ad hoc per aggiudicarsi un bando.
L’autore Carlo Mannoni, ex dirigente e amministratore regionale, racconta in 324 pagine il percorso della complessa vicenda (concessione ai privati di otto ettari sulla falesia unitamente agli ex beni militari dismessi), che ha interessato negli anni scorsi il promontorio algherese, dall’incomparabile valore naturalistico, paesaggistico e culturale, integrati nella coscienza della comunità algherese come un valore ideale ed identitario ineludibile e che ha generato forti contrapposizioni, non solo locali, sui temi paesaggistici, naturalistici e urbanistici del nostro patrimonio ambientale e culturale in relazione alla sua tutela e allo sviluppo turistico.
Da tali contrapposizioni è scaturito spontaneamente quello che l’architetto Giovanni Joan Oliva, ha definito un “movimento popolare” in lotta, “una vasta comunità che ancora oggi può contare sull’appoggio di migliaia di persone che ancora chiedono che a punta Giglio vengano rispettate con rigore tutte le norme di salvaguardia previste in ambiti già definiti di massima tutela”. (Dall’introduzione al libro).
La storia ha inizio nel 2018 quando gli otto ettari che si affacciano sulla falesia (attualmente ancora interessata a quanto meno dubbi interventi di “protezione”), comprese la casermetta, la cisterna e le altre postazioni militari risalenti alla seconda guerra mondiale, sono stati concessi dal demanio a una cooperativa per fini turistici e commerciali, di fatto privatizzando uno storico bene comune e pubblico (bar, ristorante, posti letto).
La vicenda ha creato forti contrapposizioni tra favorevoli e contrari, sollevando polemiche, inchieste, risvolti amministrativi e giudiziari (sia civili che penali) nei confronti della direzione del Parco, alimentando un forte movimento ambientalista composto da studiosi, docenti universitari, cittadini sardi e non, associazioni, determinati a non arrendersi di fronte a quella che apparentemente risulta essere una sconfitta ma “è invece da ritenersi una vittoria per la nascita di un movimento culturale spontaneo in difesa di un luogo, considerato nella coscienza comune bene identitario, e delle sue peculiari caratteristiche non solo culturali ma ambientali e paesaggistiche”.
Per questa ragione, e per molte altre che vedono il nostro blog schierato in difesa delle lotte popolari sempre più necessarie a tutelare le continue aggressioni di stampo coloniale e di ogni forma di sfruttamento, volentieri pubblichiamo l’invito del Comitato per Punta Giglio libera a partecipare alle presentazioni del libro di Carlo Mannoni dal titolo “Punta Giglio, Storia di una tutela mancata”, che l’autore presenterà con Costantino Cossu e Elias Vacca, sin dall’inizio della vicenda attivi sostenitori del comitato, martedì 10 dicembre, ore 17: 30, presso la sede della Biblioteca Comunale di Sassari, in Piazza Tola, su iniziativa dell’Associazione Punta Giglio Libera – Ridiamo vita al Parco Aps e col patrocinio del Sistema Bibliotecario del Comune di Sassari.
Immagine: Wikipedia
Un commento
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A me sembra che i “nostri” amministratori si comportino come persone che si aprono un chiosco sotto casa nostra per vendere merce avariata. La cosa peggiore è che noi andiamo a comprare in quel chiosco “perché altrimenti dobbiamo andare lontano” per comprare merce sana. Allo stesso modo andiamo a votare una persona sperando che questa faccia i nostri interessi, ma noi, allo stesso tempo, non gli diciamo quali sono questi nostri interessi. Sarebbe il caso che i comitati, permanenti, coinvolgessero la popolazione prima delle elezioni e stilassero insieme un programma da sottoporre ai candidati di turno che a quel punto devono ritenersi obbligati a rispettare il MANDATO dei cittadini. Invece noi prima votiamo e poi aspettiamo per vedere cosa combinano per poterci “giustamente” lamentare. NOI siamo i padroni di casa e LORO sono le colf. Non viceversa. A quando questa presa di coscienza?