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L’ultima trovata. Un milione di euro per far emigrare i giovani sardi

Si è pure vantata che non fosse mai successo prima e che questa è la «prima volta: la Regione
Sardegna, come prima regione in Italia che sceglie di sostenere i giovani sardi che vogliono
frequentare un corso per assistenti di volo, mettendo a disposizione un milione di euro» (La Nuova Sardegna).

Non è Lercio e neppure una delle tante trovate pubblicitarie a cui il M5S sardo ci ha abituati nel tempo: purtroppo è una delibera della Giunta Regionale.

Non era mai successo forse perché, tra tante trovate la casta coloniale al potere in Sardegna non era ancora arrivata alla geniale idea di staccare un biglietto di sola andata per i giovani sardi, in un contesto di forte spopolamento e di spontanea emigrazione giovanile dall’isola.
Riporto dalla Nuova Sardegna l’incredibile spot dell’assessore Manca:

«Dal momento che nella nostra regione – spiega l’assessora del Lavoro Desirè Manca – non sono presenti scuole che erogano corsi per il rilascio del certificato CCA (Cabin Crew Attestation), e che i nostri ragazzi sono costretti a spostarsi nella Penisola per poter frequentare, abbiamo deciso di accompagnarli attraverso questo percorso formativo, sostenendo tutti i costi previsti, anche quelli per vitto e alloggio».
Capito? I sardi da oggi, grazie a questa visionaria misura, pagheranno per far emigrare i propri figli per conseguire un titolo non spendibile in Sardegna, visto che non ci risulta che la Sardegna possegga una sua flotta aerea o che esistano compagnie private che fanno base nell’isola.

Un milione di euro dei sardi per insegnare ai giovani come sorridere a bordo di un aereo ITA,
servire caffè tra Roma e Milano, e magari fare annunci in perfetto italiano standard mentre si
sorvolano le Alpi. Perché mai dovremmo applaudire questa grande visione strategica?
Siamo diventati un centro di reclutamento per il mercato del lavoro peninsulare?
L’assessore ammette candidamente che non esistono scuole di volo in Sardegna e che quindi
pagheremo ai nostri giovani «sostenendo tutti i costi previsti, anche quelli per vitto e alloggio».

Ma non c’è nessuno a Palazzo che abbia il coraggio di dirle una parola di verità su questa follia? Perché finanziare la diaspora, cioè pagare vitto, alloggio e formazione per spingere altri giovani a lasciare l’isola è un suicidio, un atto di autolesionismo collettivo.
La soluzione al problema dell’emigrazione giovanile e allo spopolamento è accelerarla con i soldi pubblici?

La Sardegna non ha bisogno di produrre nuovi steward e hostess da esportazione, ha bisogno
di infrastrutture, industrie compatibili con i nostri bisogni, ricerca, scuola, sanità, cultura. Ha
bisogno di un sistema paese che produca circuiti economici funzionali e non tossici o diasporici. E ha bisogno di assessori che facciano meno spot, meno selfie, meno post passivi-aggressivi sui social e che stabiliscano una connessione politica, economica e culturale- organica con il popolo sardo, affamato di lavoro, di diritti, di coesione sociale. E invece ci propinano l’ennesimo pacco coloniale con l’illusione del futuro nei cieli, mentre ci rubano la terra sotto i piedi con una presenza militare sempre più invadente e un land grabbing energetico sempre più senz’argine.

Altro che “formazione al passo con i tempi”. Questo è addestramento per servire un mercato
coloniale dove i sardi sono sempre e solo manodopera da impacchettare e spedire altrove.
Questo non è un investimento nel futuro, è l’ennesimo incentivo all’abbandono, alla
dipendenza, alla fuga. Altro che decollo: è lo schianto annunciato di una generazione.
E dobbiamo pure tirare un respiro di sollievo perché per un attimo abbiamo rischiato di ritrovarci questa signora a gestire la sanità, cioè metà del bilancio regionale. C’è da tremare al solo pensiero di cosa avrebbe potuto farsi venire in mente per spararla alta e guadagnare le prime pagine dei giornali.

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