Ambiente

115 Articoli

Architettura

3 Articoli

Cultura

132 Articoli

Economia

7 Articoli

Giustizia

6 Articoli

Interviste

43 Articoli

Lingua

34 Articoli

Mondo

14 Articoli

Musica

2 Articoli

Notizie

59 Articoli

Persone

10 Articoli

Politica

172 Articoli

S'Imprenta

114 Articoli

Sanità

13 Articoli

Società

2 Articoli

Sport

5 Articoli

Storia

81 Articoli

Trasporti

2 Articoli

Non perdere le ultime da S'Indipendente!

Trecentomila euro di sprechi della Giunta Regionale

Sono state presentate tre proposte di legge elettorale e la Regione sceglie contratti triennali per un totale di 300.000 in consulenze per scrivere una legge elettorale. Non entro nemmeno nel merito delle questioni prettamente giuridiche perché tutte assorbite da una questione morale e politica.

Ho letto la delibera 32/63 del 18 Giugno 2025 e mi sono chiesto se stessi sfogliando un atto ufficiale o la sceneggiatura di una commedia dell’assurdo. Mentre in Consiglio giace una proposta di legge presentata da Maria Laura Orrù con la Scuola Politica Francesco Cocco e altre sue sono in arrivo, – una seconda nata da una raccolta firme popolare guidata da Lucia Chessa con linee guida formulate dal prof. Omar Chessa, e una terza firmata da SardegnaChiamaSardegna, Sardigna Natzione, e altre sigle – la Presidente e la sua Giunta trovano il modo di stanzi­are trecentomila euro per «consulenze» destinate, cito, allo studio di una nuova legge elettorale.

A chi giova? Non certo ai cittadini e non alla credibilità delle istituzioni, che un giorno predicano il rigore di bilancio e quello dopo aprono il rubinetto per pagare esperti destinati a riscrivere un lavoro che dovrebbe essere prettamente politico o comunque elaborato tramite risorse interne. Si potrebbe scherzare: forse la Giunta non ama leggere. Si potrebbe ironizzare: forse teme che, una volta aperte le porte dell’Aula alle proposte popolari, il dibattito esca dal controllo del cerchio magico.

Ma il problema è più grave. Questo stanziamento appare, a tutti gli effetti, un espediente dilatorio costruito su soldi pubblici. La Costituzione – art. 97 – impone buon andamento ed economicità. Lo Statuto sardo garantisce ai cittadini l’iniziativa legislativa. La Corte dei conti, ogni anno, ammonisce le Regioni a non assegnare consulenze ridondanti. Eppure, eccoci qui: tre microaffidamenti da centomila euro l’uno, suddivisi in tre esercizi, tutti comodamente sotto soglia; un cavillo contabile che consente scelte fiduci­arie senza concorso; un modo elegante per prendere tempo mentre la riforma vera resta nel cassetto.
C’è anche un’altra questione, meno tecnica e più morale. Quando un governo regionale ignora proposte firmate da decine di migliaia di elettori e sceglie di comprare “pareri terzi” per sospenderle in eterno, sta mandando un messaggio chiaro: la partecipazione dal basso è tollerata finché non diventa vincolante. In quel momento, la si sterilizza con la burocrazia, la si avvolge in un nastro di studi, analisi, tavoli tecnici – purché tutto resti fermo, purché la discussione vera non tocchi mai il banco dei voti.

Intanto il denaro esce. Trecentomila euro in tre anni non sono un abisso, ma bastano a finanziare borse di studio, a coprire un anno di trasporto scolastico per i comuni dell’interno, a mettere un defibrillatore in ogni palestra di provincia. Invece li useremo per ascoltare nuovi pareri su un testo che è già scritto per ben tre volte. È uno spreco contabile, certo, ma soprattutto uno spreco democratico: si paga per rinviare la soluzione di un problema che nel frattempo continua a deformare la rappresentanza e a indebolire la governabilità che la Giunta dice di voler difendere.

Qualcuno obietterà che “servono approfondimenti tecnici”. È l’argomento preferito di chi non vuole decidere. La verità è che le bozze in Commissione contengono materiale più che sufficiente per avviare un esame in Aula. Tutto il resto è teatro. E, come in ogni teatro, alla fine arriva il conto. Qui a pagarlo saranno i contribuenti, non l’ensemble di consulenti.
Ci si illude di poter arrotondare gli spigoli della politica con qualche perizia in più; si dimentica che, in democrazia, il tempo è anch’esso un costo: più si rinvia, più si logora la fiducia dei cittadini. E quando quella fiducia si spezza, nessun “approfondimento” da centomila euro potrà ricomporla.

La Giunta ha una scelta davanti a sé: cestinare questa delibera, portare in Aula i tre testi già depositati e assumersi la responsabilità di discutere alla luce del sole – oppure continuare a nascondersi dietro il paravento delle consulenze, gettando denaro in un pozzo e sperando che il pozzo non restituisca l’eco dei propri sprechi. Se opta per la seconda strada, non parli più di “efficienza” o “merito”: chi affida l’ennesima indagine quando la verità è scritta da mesi, non studia; compra silenzio. E il silenzio, prima o poi, presenta il conto più salato di tutti.

RispondiInoltraAggiungi reazione

Cumpartzi • Condividi

Lascia un commento / Cummenta

I commenti saranno sottoposti ad approvazione prima della pubblicazione.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha in caricamento...