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Fine della Transizione (bye bye Tyrrhenian Link) – S’Imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia

Tutti i sabato mattina su S’Indipendente

La segnalazione ci arriva da un’ingegnera, che chiameremo Anna (nome di fantasia) che lavora nel settore energia nella pubblica amministrazione regionale (non sarda) e che dal 2023, pur condividendo le lotte democratiche del comitato selargino, ammetteva la necessità del Tyrrhenian Link, perché necessaria alla stabilizzazione della rete.

Ricordiamo che, come segnalato da S’indipendente dal lontano 2023 (Ricorso, Selargius dice NO al Tyrrhenian link (e qualche sassolino dalle scarpe), il “direttore grandi progetti e sviluppo internazionale” Terna, Stefano Donnini, ammetteva in un’intervista al sito Industria Italiana, la necessità di realizzare:

una rete che consenta di prelevarla (ndr, l’energia) dove viene prodotta e di portarla dove viene consumata, sostanzialmente quindi da Sud verso Nord, dove si concentra la maggior parte dei consumi civili e industriali.”

Cioè, ammette candidamente quello che denunciano i comitati: il cavo serve per il trasporto dell’energia nelle aree ricche.

Donnini ammetteva però anche l’altro obiettivo, la stabilizzazione della rete, cosa che ha spaccato l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari; a Selargius alcune persone proponevano la resa e di puntare sulle maggiori compensazioni.
E su questo i nodi vengono al pettine. L’ingegnera Anna ci gira un documento Terna, accompagnato da un sincero “avevate ragione voi, è solo speculazione“, non c’è nessuna decarbonizzazione in corso, dunque non c’è nessuna stabilizzazione necessaria.
Infatti nella documentazione del Rapporto Adeguatezza 2024 Terna, si legge che:

“La dismissione della capacità termoelettrica stimata come economicamente insostenibile […] porrebbe il sistema in condizioni di forte inadeguatezza“.
E prima ammettevano che “tale risultato non cambierebbe anche ipotizzando una tempestiva e completa realizzazione degli impianti di accumulo.

Dunque, le batterie e i cavi non sono assolutamente sufficienti affinché il sistema regga.
E tanti saluti all’effetto stabilizzatore del Tyrrhenian Link, ormai inutile.

Morale della favola, arriva il metano (ma era già previsto da anni, Todde ne fa motivo di vanto nel suo CV dal 2022, “Ha lavorato alla norma che ha consentito il DPCM Sardegna per
l’arrivo del gas regolato in Sardegna.
“).
Ad inizio anno, gli amministratori delegati di ENI ed ENEL segnalano che il carbone è necessario per lo sviluppo degli energivori cloud AI (Stop al carbone nel 2025, no di Cattaneo (Enel) e Descalzi (Eni), la politica si adegua immediatamente (“Pichetto Fratin, non è tempo di smantellare centrali a carbone”), e si rimanda anche lo stop alla chiusura del carbone in Sardegna (“Centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme: lo stop slitta Dopo la lettera di Terna, il Ministero ha attivato le procedure di proroga.”).

Dunque sono due le motivazioni per cui non si chiuderà con il carbone: la previsione di consumi in crescita e la stabilizzazione della rete.

Non che in Spagna stiano meglio, infatti è arrivato il rapporto sulle cause del blackout:

“Il rapporto del governo: Tanta energia solare e solo 10 centrali convenzionali (ndr, cioè fossili) (di cui una si sarebbe rivelata non funzionante) chiamate a regolare la tensione. È in questo «sbilanciamento» delle fonti (le prime non programmabili e le seconde sì) che risiede la causa principale della maxi interruzione dell’elettricità che ha lasciato al buio per un giorno la Penisola Iberica lo scorso 28 aprile.

La ricerca autarchica di fonti energetiche, per questioni di geopolitica internazionale, paradossalmente pone l’Europa in una posizione di debolezza nella difesa senza precedenti.
Aggiungete che la Cina ha un sottomarino tagliacavi e che negli impianti fotovoltaici europei sono stati trovati dei  “kill switch”, sistemi per spegnere le centrali, controllati direttamente dalla Cina, veramente l’UE si sta suicidando. In un contesto in cui ci stiamo riarmando per far fronte alla guerra, semplicemente ci spengono con un clic (o ci spegniamo da soli alla prima perturbazione).

Intesu, bona zente? Ancora qualcuno ha dubbi sulla mega-truffa politica del secolo?
Hanno promesso la chiusura del fossile facendo passare la necessità della transizione, sfruttando anche la buona fede di alcune associazioni.
Usando le parole di Daniel Yergin, premio Pulitzer e uno dei massimi esperti di energia:
“nel 2024 la quantità di energia derivata da petrolio e carbone ha raggiunto i massimi storici. In altre parole ciò a cui stiamo assistendo non è tanto una transizione energetica quanto un’aggiunta energetica. Invece di sostituire le fonti energetiche convenzionali, gli stiamo aggiungendo le energie rinnovabili.“
Quello che i comitati sostengono da anni.

Intendiamoci, andranno avanti nella realizzazione dell’inutile Tyrrhenian Link, vale 3,7 miliardi e hanno già preso parecchi anticipi dall’UE. Selargius ha momentaneamente bloccato i lavori perché le strade sono dissestate dal passaggio dei camion Terna, ma a Quartu proseguono spediti, e a Terramala hanno chiuso l’accesso al mare. Esiste un ricorso al presidente della repubblica ancora in corso, con una richiesta di sospensiva, ma da quell’orecchio lo stato italiano non sente.
Ricordiamoci che la Sardegna è già collegata dal SAPEI e dal SACOI.

La narrazione è cambiata drasticamente, ma Sardiniapost continua con la vecchia litania (Sardegna prima in Italia per emissioni di gas serra: transizione difficile, l’Isola dipende al 70% da fonti fossili), dimenticando che è una notizia vecchissima e superata dai dati, visto che produciamo il 140% rispetto ai nostri consumi (dunque ci stiamo inquinando per portare energia all’Italia) e che dal calcolo della CO2 andrebbe tolta quella della SARAS, che non riuscirebbero a bloccare, anche a fronte di decine di GW di eolico installati.

A scanso di equivoci, la transizione va fatta, a partire dalle comunità energetiche, dai tetti, dai parcheggi, dalle piste ciclabili, compatibilmente con le tecnologie sostenibili, con il rinnovo delle reti esistenti, e con le nuove tecnologie di accumulo, che non siano l’altamente inquinante litio.

“Monumenti Aperti” alle bombe di Villaputzu, fuoco a Decimomannu

Scrive il comune di Villaputzu nella sua pagina social: “Quello che sta arrivando sarà un weekend di monumenti aperti a Villaputzu, e a riaprire le sue porte sarà anche uno dei nostri tesori naturali più preziosi. Dal 1 giugno e fino al 30 settembre riapre l’accesso da terra ad uno dei tratti di costa più belli e suggestivi della Sardegna: la spiaggia di Murtas!”
Peccato che la capitaneria del porto ha chiuso i mari (non le spiagge) per 150 metri di distanza dal missile disperso.

La questione missile Aster30 disperso è abbastanza inquietante. Al di là della questione militare e ambientale, c’è un problema che riguarda la stampa.
La capitaneria del porto l’ha segnalata lo scorso 3 giugno, noi de S’Indipendente l’abbiamo prontamente pubblicata, ma l’Unione Sarda ha dato notizia solamente il 17 giugno (14 giorni dopo), mentre il giornale locale (Il Sarrabus) ne ha dato notizia ancora dopo, specificando che la notizia veniva data dall’Unione Sarda (cosa falsa, l’abbiamo data noi per prima, su segnalazione di un’attivista).
I casi sono due: la stampa non vuole disturbare, oppure, ipotesi ancora peggiore, dorme pesantemente.

A Decimomannu c’è stata la manifestazione dei militanti contro le servitù militari e per la Palestina, nel tentativo di disperdere gli attivisti, un lacrimogeno ha appiccato il fuoco nell’erba secca. Qui una cronaca di Marco Murgia.

Scrive Sardegna Notizie 24:

“Da qualche anno Decimomannu è in trasformazione per diventare base operativa degli F35, nonostante le cautele del comandante, Davide Cipelletti che il 22 maggio scorso su questa testata ha smentito la notizia smentendo in un colpo solo il Sole 24 ore, il ministro della Difesa Crosetto e l’ex capo di Stato Maggiore Luca Goretti. Se Decimo diventa base di F35, beh, si capisce l’attenzione e l’interesse dei Paesi non Nato”.

La settimana scorsa un militante era stato arrestato per dei piccoli scontri e per lo scoppio di un petardo, questa settimana due militanti di Liberu, accusati di “imbrattamento” per aver scritto nel muro di cinta dell’Azienda agricola di Surigheddu -Mamuntanas la frase “Sa terra a su populu sardu” sono stati assolti per lieve entità del fatto. Processo durato anni per un fatto lieve.

Si potrebbe fare un esperimento: astrarre i fatti e le devastazioni riguardanti le esercitazioni militari, e il missile disperso, attribuirle ad un ipotetico privato e capire quanti anni di gattabuia farebbe il colpevole. Renderebbe quantificabile il danno in termini di anni di galera (e risarcimento economico), e ci farebbe capire l’enormità dello stato surreale di ciò che chiamiamo normalità, ai tempi del colonialismo italiano: sul banco degli imputati di un ipotetico tribunale sardo, oggi ci sarebbe lo stato italiano.

Segnali dalla società sarda

Alcune notizie sulla società: la Sardegna è l’unica isola del Mediterraneo che si spopola, l’insularità non è assolutamente una penalizzazione, il Comitato scientifico per l’insularità in costituzione ha creato false speranze e perso tempo dietro ad una battaglia di retroguardia.

La notizia degli esami di maturità, in Sardegna record statale di non ammessi, fa il paio con l’altra notizia relativa ai giovani: in Gallura è boom di dimissioni volontarie tra i giovani. Abbiamo un problema culturale, sia lato scuola, che lato aziende/sfruttamento che andrebbe investigato meglio.

D’altro canto nell’Isola crescono più della media statale, Pil (0,9%) e occupazione (2,6%): traina il turismo, la stagione sembra realmente che si sia allungata, è sufficiente fare una passeggiata a Cagliari per sentire accenti stranieri tutto l’anno. L’industria fa registrare un +4,7% nel 2024.

Nel rapporto della Banca d’Italia sulla Sardegna si legge che “nei sedici anni tra il 2007 e il 2023 l’economia della Sardegna si è mostrata debole, registrando un andamento peggiore rispetto alla media italiana. La struttura economica regionale si è caratterizzata – rispetto al resto del paese – per una più netta trasformazione verso settori a basso contenuto tecnologico o di conoscenza, come i servizi turistici o alla persona. La produttività del lavoro, fattore cruciale per l’evoluzione dell’economia nel lungo periodo, si è complessivamente incrementata, ma i divari con il resto del paese rimangono elevati, in particolare nel settore privato. Il potenziale di crescita della produttività, e in ultima analisi quello dell’intera economia, dipende da aspetti quali la capacità innovativa, la transizione digitale e la qualità del contesto istituzionale locale. Tutti questi fattori appaiono in Sardegna meno sviluppati rispetto al resto del Paese.”

Il PIL non è per forza l’unica variabile di misurazione, andrebbero misurate le reali motivazioni sull’emigrazione, sul basso tasso di natalità, sul rendimento scolastico, veri drammi dei sardi da cui discendono tante altre problematiche.

Tutti i guai di Todde

Le questioni politiche sono presto riassunte, con una resa dei conti interna alla maggioranza e con uno scontro, forse senza precedenti, con lo stato italiano.

  • Regione, finanziaria a rischio impugnazione da parte del Governo
  • Vertice del Campo largo: «Entro l’estate una variazione di bilancio per rilanciare sanità e trasporti»
  • Niente Sanità per Desirè Manca e niente rimpasto: il Pd chiede collegialità a Todde e lei ora frena
  • Fine vita, ok in commissione all’articolato del testo di legge. FdI: «Inutile battaglia ideologica, sarà impugnata»
  • Decadenza, ipotesi conflitto di interessi: «Il Ministero farà le dovute verifiche» sul legame familiare tra il nuovo presidente del collegio di garanzia elettorale e una dirigente regionale chiamata da Todde.
  • La Corte costituzionale: «Legittima la norma sarda sul rientro in servizio dei medici in pensione».
  • Progressisti, il caso Satta torna sul tavolo: maggioranza regionale a rischio

Proposta nuova legge elettorale in Sardegna: ballottaggio e soglia del 2%.
Altre innovazioni incluse nella proposta riguardano l’abolizione della possibilità di voto disgiunto. Rafforzata la parità di genere attraverso l’introduzione delle tre preferenze.
La proposta è stata presentata da AVS, ma era stata studiata dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco. Ricordiamo che esistono altre due proposte, Ricostruiamo la Democrazia, che sta compiendo un tour per la Sardegna per ascoltare i territori e di Rete SarDegna con la raccolta firme per una legge popolare.

Sa Cida in 1 Minutu

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Questa settimana la Nuova Sardegna ci tzaca una serie di non-notizie e una doppietta sui cinghiali, trovate voi le eventuali connessioni: 😀


Immagine: dmcdn.net





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