
Considerazioni dal basso: cronaca di un pomeriggio di giugno “infuocato”
Slogan, polvere e fumo si sollevano dal suolo il pomeriggio del 14 giugno 2025. Finalmente, dopo tanto tempo, la protesta contro le basi militari installate sul territorio Sardo ritorna a farsi sentire proprio al limite di un sito cruciale come la base dell’ Aeronautica militare a Decimomannu.
Era ora di tornare lì dove le guerre lontane e vicine trovano in parte la loro genesi. “La guerra parte da qui” è uno degli slogan che da anni accompagnano le mobilitazioni antimilitariste in Sardegna: vista la presenza dei poligoni di Capo Frasca, Perdas de Fogu e Teulada (nei quali decine di forze armate di ogni angolo del pianeta si addestrano), della RWM (costola sarda della tedesca Rheinmetall) a Domusnovas e della Leonardo spa a San Vito questa affermazione non può più essere messa in discussione.
Il corteo si raggruppa dalle 15:00 nella piazza Santa Greca di Decimomannu. La partecipazione non è sicuramente quella che ci si aspettava. Ma il caldo torrido, nove chilometri di percorso sotto il sole e non ultima la messa agli arresti domiciliari di un attivista antimilitarista avvenuta venerdì 13 hanno tenuto a casa parecchie persone che avrebbero sicuramente voluto partecipare. Chi invece non ha mancato l’appuntamento sono le forze dell’ordine che con un imponente impiego di personale e mezzi (compresi un elicottero della polizia ed uno dell’aeronautica militare) hanno presidiato l’area interessata dal corteo e scortato lo stesso.
Poco dopo le 17:00 circa un centinaio di persone partono per raggiungere l’aeroporto. Il format rispecchia quello di tante altre manifestazioni. Slogan urlati a squarciagola dai manifestanti che sono in gran parte giovani e giovanissimi. Pochissimi striscioni: qualche bandiera dell’immancabile A Foras e di poche altre sigle e tante bandiere della Palestina. Durante le pause nei rari tratti ombreggiati ci si rifocilla e qualcuno balla al ritmo tribale delle percussioni suonate da tre instancabili ragazze. Quasi tutte le vie laterali del percorso sono blindate. Agenti in tenuta antisommossa e cellulari precludono la possibilità di deviazioni e proteggono gli accessi ai complessi residenziali destinati al personale dell’Aeronautica siti all’uscita dell’abitato. Il corteo procede lentamente finché a poco meno di un chilometro dall’ingresso della base una delle vie laterali risulta essere non presidiata. L’obbiettivo delle manifestazioni come quella di sabato (la cosa è risaputa) è quello di avvicinarsi quanto più possibile al “limite invalicabile” per simulare simbolicamente una riappropriazione delle terre sottratte dallo stato Italiano alle popolazioni locali. Pertanto è quantomeno singolare che proprio quella via, che porta dopo un percorso un po’ tortuoso alla testa della pista dell’aeroporto, sia stata lasciata sguarnita. Se in merito alla gestione dell’ordine dalla questura parlano di “Un’ottima sinergia che ha permesso di evitare conseguenze peggiori e mantenere il controllo della situazione senza particolari criticità” (https://cagliarinews.it/decimomannu-lacrimogeni-manifestazione-15-giugno-2025/) viene da pensare che quel passaggio sia stato lasciato aperto intenzionalmente. Forse per liberare un’importante arteria come la SS 196 da “questi rompi scatole di manifestanti”? E’ un’ipotesi, certo. Ma ciò che è successo dopo fa pensare più ad un tentativo di nascondere ad occhi indiscreti tecniche di contrasto al dissenso decisamente discutibili.
Parte del corteo (una settantina di persone), attraversando stradine e campi di foraggio rinsecchiti dal caldo delle ultime settimane, arriva a una cinquantina di metri dalla recinzione che delimita la base. L’elicottero della polizia si frappone planando a bassa quota nell’attesa che i colleghi dell’antisommossa raggiungano l’area dall’interno della base. Quando quest’ ultimi arrivano il lancio di uno o due lacrimogeni innesca tra le sterpaglie esterne alla base un principio di incendio che però con il leggero vento naturale e con il forte vento creato dall’elicottero che continua a volare a bassa quota si trasforma ben presto in incendio vero e proprio. I manifestanti raggruppati stanno fermi e non si muovono per svariati minuti. E qui arriva il “colpo di genio”: l’unica soluzione per allontanarli sembra essere quella di usare proprio l’elicottero. A questo punto il mezzo aereo inizia a planare lentamente ad un’altezza di pochi metri dal suolo e dai manifestanti generando pericolosissimi vortici d’aria, polvere, fumo e pietre. E’ una tecnica legale? Difficile che lo sia. Con questa azione si è provocato un altissimo rischio di nuocere in maniera grave alle persone che stavano accovacciate al suolo nel tentativo di proteggersi.
E’ un peccato (anche se non stupisce) che la stampa più popolare (l’Unione Sarda e la Nuova Sardegna in primis) abbia ignorato eventi così gravi: una penna/tastiera più allenata avrebbe scritto sicuramente una cronaca migliore di questo umile scritto.
E comunque negli attimi successivi alla sconsiderata azione del velivolo il corteo ha dovuto desistere ed ha ripreso attraverso i campi la via del ritorno: sempre scortato da un elicottero (questa volta quello dell’aeronautica).
Lungo il tragitto ho sentito più persone soddisfatte pronunciare le parole “una giornata storica”. Ho sorriso, trovandole esagerate. Ma poi, passata l’adrenalina e a mente fredda, ripensandoci ho cambiato idea. Avevano ragione. Si era in pochi? Non importa. Dall’altra parte hanno visto che c’è ancora chi si oppone in prima linea allo sfregio dell’occupazione militare in Sardegna. Questo è già un risultato. Ed ogni volta che questa cosa si ripete è probabilmente giusto considerarla storica.
Tra le altre cose percorrendo le strette stradine che attraversano le campagne di Decimo, il corteo ha per ovvie ragioni causato il rallentamento (quando non addirittura la sosta) di diverse autovetture di abitanti del luogo. A differenza di altre occasioni non si sono percepiti fastidio o insofferenza da parte loro: anzi qualcuno ha addirittura appoggiato la rinnovata presenza di manifestanti che contestano l’occupazione militare della Sardegna. Questo fatto dice esplicitamente che sentire sulla propria testa i jet militari che dalla mattina alla notte decollano ed atterrano in quel aeroporto non rappresenta esattamente un gran bel vivere.
Con questa simbolica pacca sulla spalla il corteo ha raggiunto il punto dal quale era partito in piazza Greca a Decimomannu.
Gambe stanche. Occhi lucidi. Sorrisi. Qualcuno rivolge un pensiero a Luca, l’attivista ai domiciliari da venerdì.
Un altro pensiero accomuna tutti quanti: sabato 14 giugno era giusto essere.
Foto fornita da M. Murgia da post A Foras