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Dalle Cantine su ‘Entu soffia il vento contro l’assalto speculativo

De Omar Onnis

Sabato 3 giugno si è tenuta presso le cantine su ‘Entu di Sanluri un’affollata e partecipata assemblea territoriale sulla questione degli impianti di aerogeneratori in molti comuni del territorio. Non solo esponenti delle amministrazioni locali ma anche una grossa rappresentanza della cittadinanza della Marmilla e di altre regioni dell’isola, tutte compattamente preoccupate per quello che vivono come un vero assalto neo-coloniale, incurante delle necessità, dei diritti e della volontà di chi quei territori li abita e li mantiene vitali. 

Il silenzio mediatico su questa mobilitazione è stato pressoché totale. Non si può certo accampare il motivo della sua irrilevanza né delle sue ridotte dimensioni, dato che la questione è all’ordine del giorno nel dibattito politico – non solo in Sardegna – e la sensibilità verso il problema è alta e diffusa. 

Il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis, uno degli animatori della mobilitazione, sul suo profilo Facebook la racconta così:  


L’assemblea era calda, molto calda. Date le cifre, è stato subito chiaro che su questa faccenda non esistono mezze misure. Nessuna compensazione può riparare all’enorme danno provocato dalla speculazione su eolico e fotovoltaico. Infatti, chi ha parlato mostrandosi cedevole è stato fischiato e duramente contestato.  

I cittadini devono informarsi e difendersi. Poi devono pretendere di essere informati e difesi dalla politica. Ma oggi, date le condizioni della politica sarda, i cittadini sono i guardiani primi della democrazia. Il loro compito è fare da apripista nella difesa dei territori. Anche questo è emerso chiaramente dagli interventi di imprenditori, associazioni, comitati. 

Se mai avesse obblighi verso l’Italia, la Sardegna ha già dato. Il tempo per vendersi è finito. E alla Regione, sabato, sono stati forniti abbondanti argomenti giuridici e tecnici perché si muova. L’inerzia della RAS, se si protrarrà, sarà solo sintomo di cattiva volontà. Tutto il resto sono chiacchiere vuote. 

La situazione è ampiamente sfuggita di mano alla politica di Palazzo, che, impegnata in tutt’altre faccende, non ha mai trovato il tempo per occuparsi della questione. Oppure ha scelto di non occuparsene. In questo senso, tanto la maggioranza quanto le opposizioni hanno dato pessima prova di sé. Non solo ultimamente, ma nel corso di almeno una dozzina di anni. 

Il problema della speculazione energetica è in campo da almeno tre legislature regionali. Come per molte altre cose, è stato l’ambito indipendentista a sollevarlo e a farlo emergere, in tempi decisamente precoci, senza che le istituzioni sarde se ne siano mai date pensiero. Anche qui la subalternità e la dipendenza, nelle quali sguazza la classe politica eteroriferita che occupa i ruoli decisionali nell’isola, impongono un prezzo molto alto da pagare. 

Nella pagina Facebook del Comune di Villanovaforru leggiamo: 

I cittadini hanno detto il loro “no” secco a qualsiasi progetto di speculazione energetica. Nessuno vuole qua torri d’acciaio alte 200 metri, su suoli agricoli, nei pressi di paesi e beni archeologici tutelati, in piena contraddizione con la vocazione turistica e culturale dei luoghi, e soprattutto imposte dall’alto.  

Perché questi progetti arrivano senza nessuna consultazione delle comunità locali e in dispregio della volontà delle comunità stesse.  

Fortissimo è stato il richiamo alla Regione Autonoma della Sardegna, perché apra un contenzioso con lo Stato e sfrutti le sue prerogative statutarie in tema di produzione e distribuzione dell’energia.  

Senza il filtro della politica regionale, la protezione del territorio diventa molto più difficile.  

Aggiungiamo che anche la copertura dei mass media su questa come su altre partite strategiche è lacunosa e spesso assente, più sensibile agli input che arrivano dai centri di interesse a cui rispondono che ai fatti e alle istanze che animano l’isola.

Eppure esiste ancora una Sardegna che non si piega e che desidera avere voce in capitolo sulla propria sorte. È importante saperlo ed è importante avere la coscienza che le tante vertenze aperte sono riconducibili a una sola, grande lotta storica di emancipazione collettiva, a cui dobbiamo sentirci tutt* chiamat*. 


Immagine: bernabei.it

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