Le Sinistre Indipendentiste alla prova delle elezioni spagnole

de Andria Pili

Le elezioni del 23 luglio nelle comunità autonome spagnole son state piuttosto polarizzate tra la prospettiva di un governo tra il Partido Popular (PP) e la destra neofranchista di Vox e la riconferma di un governo di coalizione tra il Partido Socialista Obrero Espanol (PSOE) e Sumar; questi due partiti hanno giocato, ognuno a suo modo, la carta del cosiddetto voto utile per impedire la formazione di un governo di estrema destra. Il discorso sembra avere funzionato soprattutto in Catalogna, dove gli indipendentisti passano dai 23 seggi conseguiti nel 2019 ai 14 attuali, con la Esquerra Repubblicana che passa da 13 a 7 seggi. La Candidatura d’Unitat Popular rimane invece fuori dal Congreso di Madrid, passando da 244754 voti (6.35%) ai 98794 (2.8%) di oggi, perdendo i 2 seggi che erano stati allora conquistati. La destra catalana di Junts perde solo 1 seggio rispetto alle elezioni precedenti ma con un tracollo quasi altrettanto rilevante in termini di voti assoluti passa (da 530225 a 392634); tuttavia, proprio i suoi 7 seggi saranno decisivi per la formazione di un nuovo governo oppure per rimandare tutti alle urne fra qualche mese. Da rilevare che la Sinistra Repubblicana è almeno riuscita a confermarsi come prima forza relativa del catalanismo in termini di voti assoluti e percentuali, malgrado a Madrid avrà lo stesso numero di seggi dei rivali dell’area ex Convergencia.

Il Bloque Nacionalista Galego ha riconfermato il proprio seggio, con una crescita di voti rispetto a quattro anni fa (da 120456 a 152327, da 8.13% a 9.48%).

La Sinistra abertzale del raggruppamento Euskal Herria Bildu è quella che ha conseguito il maggiore risultato, ottenendo 51000 voti in più rispetto al 2019 (passando da 20.49 a 22.43%), guadagnando un seggio con il quale supera i concorrenti del Partido Nacionalista Vasco (6 seggi contro 5) ponendosi al secondo posto tra le formazioni politiche candidate nella regione, dietro la sezione basca del PSOE. La formazione guidata da Arnaldo Otegi è riuscita quasi a eguagliare il miglior risultato di sempre conseguito da questa area politica, con Amaiur nel 2011, in una fase storica molto più favorevole di quella attuale; infatti, erano gli anni in cui emersero i movimenti sociali che avevano posto in crisi il bipartitismo spagnolo. Bildu.

Estremamente deludente il risultato conseguito dall’andalucismo politico di Sinistra: Adelante Andalucia racimola poco più di 9000 voti (0.2%), venendo superati anche dal partito animalista PACMA e non riuscendo in alcun modo a impensierire la sezione andalusa di Sumar, che – malgrado una perdita di voti in senso assoluto – riconferma i 6 seggi ottenuto da Podemos alle precedenti elezioni.

Di seguito, un approfondimento sui programmi delle Sinistre indipendentiste.

Galizia e Andalusia

Galizia e Andalusia sono contesti sicuramente più simili a quello della Sardegna rispetto alle più blasonate cause dei Paesi Baschi e della Catalogna; perciò ritengo particolarmente interessante seguire le vicende dei loro movimenti.

Sia il Bloque Nacionalista Galego che Adelante Andalucia si caratterizzano per la forte rivendicazione della propria libertà di azione rispetto alle formazioni statali: il BNG, dopo un momento di crisi a causa dell’ascesa di un nuovo movimentismo anticipatore di Podemos e poi della “confluencia” galiziana dello stesso partito (ambienti da cui è partita l’ascesa personale di Yolanda Diaz, attuale candidata alla presidenza del governo della sinistra statale), sta attraversando un periodo di notevole crescita, grazie al quale – alle elezioni autonomiche – ha ritrovato la posizione di secondo partito della regione, davanti ai socialisti. Quattro anni fa sono ritornati al Congreso di Madrid; l’azione del proprio deputato Nestor Rego è stata descritta come capace di ottenere molto di più rispetto a quanto ottenuto dai galiziani filo-podemiti negli anni precedenti (ragione per cui sono stati sanzionati dall’elettorato). Alcuni esponenti di spicco della cosiddetta Marea Galega ora sono candidati con il BNG. Adelante Andalucia è sorta dall’incontro tra parte dell’andalusismo (il quale sembra essere più influente nel sindacalismo che nell’organizzazione politica) e una scissione da Podemos Andalucia, da cui è emersa la dirigente Teresa Rodriguez, contro cui gli ex compagni della sinistra statale scatenarono una grande guerra sottobanco, ad esempio, cercando di escluderla dagli spazi di dibattito televisivo condivisi. Secondo Rodriguez e sodali, gli andalusi dentro la sinistra statale erano stati completamente marginalizzati, insieme alla stessa questione andalusa.

Il Bloque Nacionalista Galego

Nel suo programma, il BNG contesta al governo Sanchez di aver svolto un’azione insufficiente sui temi sociali e di avere aumentato la spesa militare. Per contro, il PP sarebbe “claramente regresivo para as clases populares e para os pobos, e que centrou a súa actuación nestes anos en tentar frear avances en dereitos individuais e colectivos e en políticas sociais e democrática”. In ogni caso, “A Galiza precisa voces firmes que a defendan, goberne quen gobernar en Madrid. En todo o caso, o BNG mantén o triplo compromiso: defender os intereses dos galegos e galegas, impulsar políticas sociais avanzadas e cortar o paso ás dereitas”.

Il Bloque declina la propria idea di sovranità come uno strumento per un maggior benessere sociale, contro le conseguenze nefaste di un potere economico e politico in mano all’oligarchia spagnola. In particolare, si esprime la necessità di contrastare la colonizzazione energetica: “Frente a isto, é máis urxente do que nunca que a Galiza participe con voz propia e con máis forza no debate no Estado sobre os dereitos nacionais e, vinculados a eles, os sociais. Isto pasa por superar un modelo autonómico que o nacionalismo galego sempre considerou como insuficiente e inadecuado para dar solución aos problemas da Galiza e para lle dar saída ás aspiracións políticas dunha nación que quere exercer como tal”. Contro l’autonomia limitata e il mero decentramento amministrativo è necessario il riconoscimento della Galizia come soggetto politico, il diritto di autodeterminazione e la possibilità di esercitarlo, ovvero la “capacidade real de poder decidir sobre aspectos básicos da nosa economía, da organización territorial, social, cultural ou lingüística, entre outras”.

“O BNG é a manifestación política da vontade de o pobo galego traballar e actuar con liberdade e responsabilidade para orientar a Galiza noutra dirección, a da crenza na dignidade e capacidade do pobo galego para construír unha vida mellor”.

Tenendo chiaro l’obiettivo strategico della sovranità politica – termine che sul piano comunicativo viene preferito a quello di “indipendenza” – l’azione del BNG sarà comunque volta a favorire l’approvazione di ogni misura che vada verso una maggiore democraticità e che possa accumulare le forze per una rottura democratica con lo Stato spagnolo, ritenuto irriformabile. Si chiede un nuovo modello di finanziamento e di riscossione fiscale; competenze in materia di lavoro e reddito sociale di base, sicurezza sociale e pensioni; competenze in materia di sicurezza pubblica, polizia, controllo pubblico sulle risorse e tariffa energetica galega, infrastrutture e trasporti; politiche femministe e in difesa dei diritti LGBT; servizi pubblici di qualità; un’economia in favore della maggioranza sociale e una transizione energetica giusta.

“a superación dun modelo dependente e extractivo que converteu a Galiza en fornecedora de materias primas e enerxía, con altísimos custos sociais e ambientais. Asemade, combaterá un sistema económico e social baseado no espolio dos recursos naturais, no hiperconsumismo”. 

Sul piano internazionale si richiede la neutralità attiva per la ricerca della pace in Ucraina, l’uscita dalla NATO e il rifiuto delle politiche di ingerenza degli Stati Uniti. L’UE viene criticata esplicitamente in particolare per la sua politica sull’immigrazione.

Adelante Andalucia

“Adelante Andalucía nace para defender los intereses del pueblo andaluz. Somos una fuerza política netamente andaluza que trabaja por priorizar los intereses populares y con el anhelo de servir como herramienta para la emancipación hacia la plenitud económica, política, ecológica, cultural y social de Andalucía. Con esta voluntad de ser útil al pueblo, nos definimos como andalucistas, feministas, ecosocialistas, antineoliberales y con un compromiso profundamente democrático. Adelante Andalucía se presenta como una alternativa política soberana e independiente contra las derechas conservadoras y autoritarias, contra el neoliberalismo, sea duro o pragmático, autoritario o compasivo, y como una opción rupturista diferenciada de la izquierda institucional. La reivindicación territorial andaluza siempre ha estado vinculada a las reivindicaciones de la mayoría social y clase trabajadora y es por eso que Adelante Andalucía tiene su compromiso con las clases populares andaluzas, con las clases trabajadoras de nuestro país y hermanas de todos los pueblos”

La sinistra andalucista si propone di contrastare le politiche centraliste e neoliberali. Rispetto al futuro assetto istituzionale, si proclama in favore di una forma di confederalismo ecosocialista, innanzitutto iberico: “Esta apertura solidaria y colaborativa se admitirá en el marco de proyectos solidarios y de beneficio mutuo, y siempre compatibles con un futuro desarrollo con marcos proclives a modelos ecosocialistas y democráticos. Desde este punto de vista, consideramos que la arquitectura política, jurídica y económica de la Unión Europea reúne principios rectores y rasgos incompatibles que exigiría una reforma radical de los fundamentos del Tratado de Funcionamiento por el que se rigen. Nuestra apuesta por tanto es reunir a todas las naciones y pueblos ligados a un proyecto, a una colaboración solidaria y complementaria de sus economías y esfuerzos, con una política monetaria de tipos de cambio flexibles, con un Banco Central que financie directamente a los Estados Miembros, con una política económica que regule y oriente el movimiento de capitales y mercancías, para garantizar la función socioambiental de la economía, que integre un presupuesto común para inversiones compartidas y que sea abierto a la movilidad de las personas, tanto europeas como no europeas”.

Come nel caso del BNG, è forte la critica all’UE sulla politica dell’immigrazione e ferma la scelta per la pace e contro il militarismo: “Andalucía está ocupada por fuerzas militares imperialistas, camufladas por Bases Conjuntas (Rota y Morón), y bajo la forma de Colonia (Gibraltar). Estas bases, lejos de suponer ninguna garantía para la población andaluza en caso de conflicto, son la lanzadera de los ejércitos imperialistas de USA y UK en su pugna por mantener hegemonía mundial, en territorio africano, en Golfo Pérsico y en su pugna, en general por mantener el control de zonas geoestratégicas. Es además un factor de grave riesgo para nuestra población, incluido un conflicto nuclear, y es el aprovechamiento de nuestro suelo para masacrar a otros pueblos (…) Denunciar los riesgos para nuestra población, y para los pueblos donde intervienen los ejércitos imperialistas con bases en nuestro territorio. − Promoveremos desde Andalucía una política de Paz en la Guerra de Ucrania. Rechazamos la invasión de Rusia, pero también la expansión hacia el Este de los ejércitos de OTAN. Por otra parte, hay que priorizar los esfuerzos de negociación para un acuerdo de Paz antes que un armamentismo sin fin, que pone a la humanidad al borde de una fatídica guerra nuclear”.

Tra i punti principali del suo programma: Piano Speciale di Re-industrializzazione sostenibile e riconversione industriale ecologica; contro l’estrattivismo e la turistificazione; educazione pubblica; difesa dei diritti della donna lavoratrice; interventi contro il caro-affitti. Reti supermercati pubblici; casa, energia, acqua sono diritti che devono essere posti davanti al conseguimento di profitti; abbassamento dell’età pensionabile (62 anni) e della giornata di lavoro (32 ore); deroga riforme del lavoro di Rajoy e Zapatero; miglioramento dei trasporti; lotta contro i privilegi della Chiesa.

Euskal Herria

Il raggruppamento della sinistra indipendentista basca Euskal Herria Bildu dopo aver rivendicato quanto già ottenuto – ad esempio, l’aumento delle pensioni minime e l’approvazione della Ley Vivienda per limitare il caro affitti, misure per impedire che le imprese che han ricevuto aiuti pubblici delocalizzino – si presenta per “Nuevos pasos y medidas para lograr una sociedad más justa, avanzada y libre”.

I tre pilastri del suo programma elettorale sono i diritti sociali, la difesa dei diritti democratici, l’autogoverno della nazione basca.

Difesa, protezione e miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori: tra le misure richieste, indennizzo di 45 giorni in caso di licenziamento; riduzione della giornata lavorativa a 32 ore; aumento del salario minimo fino a 1200 euro; riconoscimento di un contesto basco e navarro per la negoziazione collettiva che consideri le relazioni sindacali e socioeconomiche proprie di Euskal Herria. In nome della giustizia sociale si propone di congelare le ipoteche e imporre il rinnovo dei contratti d’affitto alle stesse condizioni. contenimento dei prezzi; imposte speciali sui profitti delle compagnie di grande distribuzione; aumento della carica impositiva su banche, grandi patrimoni, grandi compagnie energetiche; aumento delle pensioni minime.

Per lo sviluppo economico si propone di sostenere il tessuto sociale cooperativo basco, oltre a “las pequeñas y medianas empresas”; finanziare l’investimento, l’innovazione e la digitalizzazione come “pilares para la transformación y reconversión del tejido industrial vasco”.

Una parte del programma è dedicata all’emergenza climatica, in cui si chiede di aumentare gli obiettivi di decarbonizzazione e di riduzione delle emissioni di CO2. La transizione verso le energie rinnovabili deve però assicurare “una planificación justa y respetuosa con las particularidades, condiciones y necesidades diferenciadas de cada territorio”; inoltre, è necessario creare società pubbliche di commercializzazione dell’energia elettrica al fine di affrontare la mancanza di elettricità in tante abitazioni e ridurre il potere di mercato delle grandi compagnie elettriche. Si chiede anche di promuovere la regolazione, il controllo e il risparmio delle risorse idriche.

Una componente fondamentale della campagna elettorale di Bildu è stata la chiara manifestazione della volontà di impedire la formazione di un governo di estrema destra, in nome della difesa responsabile delle libertà democratiche delle nazionalità interne, delle donne, delle persone LGBT, degli immigrati. “Non vogliamo l’estrema destra al governo in nessun posto”.

Quattro punti fondamentali sono al centro della parte del programma dedicata alla “soberania” del popolo basco: il riconoscimento della plurinazionalità dello Stato e dunque di EH come nazione e del carattere politico del conflitto tra Spagna ed Euskadi con il diritto a decidere come soluzione per lo stesso; competenze autonome in materia di lavoro e politiche sociali; la difesa del “concierto economico” basco e navarro; la difesa dell’euskera.

La sinistra indipendentista basca fa molta paura alla Destra spagnola, e i media da essa influenzati agitano ancora lo spauracchio di ETA a dieci anni di distanza dalla fine della lotta armata e malgrado fra le componenti di Bildu vi siano anche dei soggetti politici che hanno sempre rifiutato questa forma di lotta. Il podcast La Base – un programma dedicato all’analisi critica della comunicazione in Spagna – ha mostrato come nei telegiornali della tv di Stato spagnola, tra il 2020 e il 2023, la parola “ETA” sia stata pronunciata 3050 volte, mentre la parola “desahucios” (sfratti) soltanto 537 volte. Una vera e propria costruzione di una realtà alternativa, in cui i problemi sociali reali contano meno del cosiddetto “terrorismo” di un gruppo non più esistente.

A differenza del contesto della sinistra indipendentista catalana, che da tempo si basa su due poli, in Bildu credo si possa dire riescano a convivere tanto un’anima socialista riformista – ma nel senso vero del termine, non come si usa in Italia – quanto una radicale anticapitalista. Nella campagna elettorale, tuttavia, il raggruppamento di Arnaldo Otegi ha scelto di associarsi alla Esquerra Republicana, con cui ha condiviso alcuni momenti svolti sia in Catalogna che in Euskadi.

Catalogna

La Sinistra indipendentista catalana si presenta con le due formazioni socialdemocratica (Esquerra Republicana de Catalunya) e anticapitalista (Candidatura d’Unitat Popular).

Esquerra Republicana de Catalunya

Trovo molto interessante l’organizzazione del programma di ERC: per ogni tema affrontato vi è un paragrafo dedicato a ciò che lo Stato spagnolo fa a proposito dello stesso; uno su come si vuole che la Repubblica indipendente lo affronterà in futuro, tenendo conto che “La independència és la millor eina per servir la ciutadania i garantir drets i llibertat per a tothom, i la millor manera d’arribar-hi és amb un referèndum”; un altro su cosa intende fare ora nel Congreso e al Senato di Madrid. L’impegno a Madrid si baserà su una responsabilità verso la Catalogna: diritto a decidere con referendum negoziato; amnistia; fare da barriera contro l’estrema destra; difesa della lingua catalana; garantire delle reti infrastrutturali dignitose; affrontare l’emergenza climatica; creare tasse su grandi patrimoni, transazioni finanziarie o emissioni di CO2; difendere i progressi del movimento femminista e LGTBI e conquistare nuovi diritti; recuperare e promuovere i diritti sociali, in particolare nei settori della casa, del lavoro e della lotta alle disuguaglianze; contro la preferenza in favore della spesa militare anziché sulla spesa sociale.

La Repubblica catalana è immaginata da ERC come egalitaria, aperta, antifascista, femminista, con un modello ambientale sostenibile e che punti a un’energia prodotta al 100% da rinnovabili. Si dovrà promuovere la democratizzazione dell’economia: “La República Catalana ha de bastir un model català d’economia pel bé comú que sigui plural i centrat en les persones, impulsant la democratització de totes les fases del cicle econòmic i prioritzant la satisfacció de les necessitats i les aspiracions de les ciutadanes i els ciutadans per sobre del lucre”. La Repubblica catalana dovrà redistribuire le ricchezze, dovrà essere “emprenedora” per una ricchezza condivisa e garante di un’impresa produttiva, innovatrice e responsabile in senso sociale e ambientale: “De l’economia del volum a l’economia del valor. L’economia del volum busca rendiments a curt termini, sense pensar en les conseqüències a mitjà i llarg termini. En canvi, el que necessitem és mirar cap al futur pensant en una economia de valor, que busca rendiments sòlids i sostenibles i que genera un sistema econòmic més estable. Els models de negoci basats únicament en el volum, que no incorporen les externalitats negatives que generen, han d’evolucionar cap a models centrats en el valor”. Contro la monocoltura turistica si vuole un turismo sostenibile ed equilibrato: “amb una oferta diversificada que ens permeti assegurar la sostenibilitat econòmica, social i ambiental de l’activitat turística, i que contribueixi a fer conèixer a tot el món els trets que ens distingeixen com a nació (…) Una cogovernança del turisme que aposti per la gestió integral de l’activitat turística a través de la cooperació entre territoris, institucions i agents econòmics”. Promozione del diritto a un’abitazione dignitosa. Ricerca e sviluppo tecnologico a servizio della cittadinanza.

L’indipendenza catalana viene concepita da ERC come inserita nell’Unione Europea, la quale però non dovrebbe più essere concepita come un club di Stati ma essere realmente federale “amb institucions, polítiques i pressupostos més ambiciosos, amb la voluntat política i els mitjans necessaris per esdevenir referent mundial de prosperitat compartida, justícia social, lluita contra el canvi climàtic, desenvolupament sostenible i llibertats democràtiques”

Candidatura d’Unitat Popular

La CUP si contraddistingue per il suo radicalismo antisistema, espresso in un programma snello ma molto incisivo, con una critica forte al governo Sanchez, non solo per questioni relative al diritto di autodeterminazione e il suo ruolo nella difesa del regime del ‘78, ma anche per non aver abolito la Ley Mordaza e la legge sul lavoro di Rajoy, oltre che per la sua posizione atlantista. Il raggruppamento anticapitalista promette opposizione dura, sia che vinca il PP, sia che vinca il PSOE. Entrambi i protagonisti del bipartitismo sarebbero subordinati agli apparati dello Stato, agli interessi del capitale e della monarchia; la Destra, tuttavia, approfondirebbe tutto ciò in senso conservatore, razzista, neoliberista, militarista, ostile alle minoranze nazionali e liberticida.

“o autodeterminació i donar pas al govern del poble, o que no comptin amb nosaltres”; “En aquests contextos, la CUP serem una oposició clara i ferma —independentista i d’esquerres— a aquests governs i a aquest règim. I estem disposades a fer-ho encara que sigui pràcticament en solitari, com durant aquesta legislatura. Defensarem, però, ampliar un bloc ampli de ruptura de l’estat monàrquic i d’obertura d’un procés constituent per als pobles de l’Estat, i concretament dels Països Catalans”

L’obiettivo della CUP è la ricostruzione di un movimento per l’indipendenza più ampio e migliore di quello del 2017, con una strategia di disobbedienza civile e di insurrezione popolare per costruire “una nova república catalana del poble”.

“Un moviment que no s’aturi amb petites victòries (una mobilització exitosa, un referèndum guanyat, una vaga general feta), sinó que tingui clar que el poder constituït cal confrontar-lo i disputar-lo de forma permanent, per tal d’acabar-lo substituint per unes institucions completament noves al servei del poble. És de la mobilització, l’organització i la lluita —és després de nous 1 d’Octubre massius i victoriosos!— que sorgiran noves institucions del poble que podran ser reconegudes internacionalment després de processos de negociació —però no al revés!”.

Le sue linee di intervento sono: indipendenza, autogoverno; per una pianificazione democratica dell’economia; salvare il pianeta, distruggere il capitalismo e costruire un modello di sviluppo ecosocialista; femminismo; democrazia diretta.

“Per una Europa i una Mediterrània dels pobles i els treballadores: lluitem pels drets laborals i socials que garanteixin vides dignes amb pa, sostre i treball per a tothom, aturem l’especulació en els preus de la cistella de la compra, l’habitatge i els subministraments bàsics, deroguem les lleis d’estrangeria que categoritzen persones segons el seu servei al capital, apostem per una planificació econòmica al servei del bé comú, que permeti una distribució territorial justa, diversificar l’economia, desestacionalitzant-la i tancar els cicles, deixant d’apostar pel negoci del monocultiu turístic a nivell de país”.

“Seguirem denunciant el model expansionista de grans infraestructures i d’extractivisme territorial i defensant un procés de transició ecosocialista, enfrontant-nos a governs de qualsevol color com els que en els darrers anys han promogut, tant a Catalunya com a Mallorca o al País Valencià, projectes antiecològics de comú acord entre institucions centrals i autonòmiques. Lluitarem des de tots els fronts per evitar que avanci cap dels projectes antiecològics i antisocials previstos (…) Apostem per un model econòmic ecològic i socialista que aposti per la planificació democràtica de l’economia, facilitant la determinació de prioritats i necessitats socials i avantposant el benestar de les classes populars i el respecte i la protecció del medi i els ecosistemes, i, per tant, també dels drets dels animals no humans per sobre del benefici privat”

“la corrupció no és una excepció del sistema, és el sistema. Cal construir unes estructures de participació que siguin públiques i que permetin el control popular i directe de tots els afers públics, és el millor antídot contra la corrupció sistèmica”.

A differenza di ERC, la CUP esprime il proprio netto rifiuto dell’Unione Europea, della NATO e del FMI.

I programmi

Articoli sui risultati elettorali del 23J


Fotografia: unsplash.com

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