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Al via i seminari del CESP “Iscola de Logu” per una didattica delle differenze storiche, linguistiche, culturali e ambientali.

de Redatzione

La scuola italiana in Sardegna è una scuola completamente avulsa dal contesto storico, culturale, linguistico, sociale e materiale della Sardegna. Nonostante i tanti discorsi sulla necessità di stabilire un legame tra formazione e contesto e sull’autonomia didattica, quotidianamente si formano generazioni di marziani che ignorano la storia, la letteratura, la geografia, la cultura dei sardi.

In questo stato la scuola italiana in Sardegna non è pubblica, nel senso che non è rivolta alla società sarda, ma rimane quello strumento finalizzato a plasmare sudditi dello Stato che era ai tempi dell’Unificazione, dalle leggi Casati e Coppino in poi, fino alla riforma Gentile il cui fino dichiarato era quello della formazione di una classe dirigente che sapesse realizzare lo “Stato etico”, ovvero lo Stato nazionalista, centralista e la politica di potenza desiderata dal fascismo e dalla monarchia.

Quello a cui si assiste è un cortocircuito coloniale della formazione, perché generazioni di studenti educati all’ignoranza o al disprezzo di tutto ciò che riguarda la Sardegna, una volta diventati maestri, docenti o professori universitari, veicolano questa impostazione, spesso persino inconsapevolmente e alimentano un circuito vizioso di sradicamento e deculturazione sistematica che – nei fatti – produce una alienazione profonda, un distacco da se stessi, una scuola fatta e pensata esclusivamente per milanesi, toscani o romani (che spesso e volentieri ritrovano se stessi nei libri, nei discorsi, nelle immagini e quindi lavorano a consolidare la propria identità e collocazione del proprio sé nel mondo).

La storia, l’arte, la lingua, la cultura, l’architettura, il pensiero dei sardi invece semplicemente non esiste e ciò produce gli effetti di un vero e proprio genocidio culturale e civile dei sardi che si consuma in maniera lenta e senza spargimenti di sangue, ma non in modo meno efficace e sistematico delle tante pulizie etniche che hanno cancellato popoli e culture in nome di una visione totalitaria e razzista di affermazione di una presunta civiltà superiore.

Certo, tanti coraggiosi docenti hanno singolarmente cercato negli anni di realizzare progetti che invertissero questa tendenza e sicuramente questo è stato un bene. Però è sempre mancata la capacità di agire sulla formazione dei docenti e in generale sul personale scolastico. Ovviamente la Regione Autonoma della Sardegna non ha mai fatto in tal senso e le giunte a trazione sardista Melis e Solinas non hanno certo fatto eccezione, appiattendosi sulla semplice accettazione dello status quo del sistema di istruzione, nonostante lo Statuto autonomistico preveda dispositivi e non angusti spazi di manovra.

È da segnalare la coraggiosa e pioneristica proposta del CESP Sardegna (Centro Studi per la Scuola Pubblica) che, in collaborazione con il sindacato Cobas Sardegna e con il collettivo di ricerca Filosofia de Logu, ha organizzato due giornate rivolte a tutto il personale scolastico di ogni ordine e grado.

Riportiamo il comunicato stampa del CESP dove sono contenute tutte le informazioni necessarie per poter partecipare ai due seminari di Sassari e Cagliari. Segnaliamo anche che è previsto l’esonero dal servizio e che la formazione è un diritto dei lavoratori della scuola e – aggiungiamo noi – sotto in questo caso anche un dovere civile.


Al via i seminari del CESP “Iscola de Logu” per una didattica delle differenze storiche, linguistiche, culturali e ambientali.
Sta per partire il progetto di formazione “Iscola de Logu – per una didatticadelle differenze storiche, linguistiche, culturali e ambientali” riservato al personale scolastico e agli studenti partendo dalla necessità di decolonizzare la scuola.
Organizzato dal CESP Sardegna – Centro Studi per la Scuola Pubblica, in collaborazione con i COBAS Scuola Sardegna e Filosofia de Logu, il programma
prevede due appuntamenti per il 28 marzo (al Liceo Pacinotti di Cagliari) e per il 29 marzo (al Liceo Marconi di Sassari) in orario curricolare (8.30-13.30), con esonero dal servizio per i lavoratori.
Come previsto dalla normativa, infatti, per poter partecipare al seminario è previsto l’esonero dal servizio per il personale Docente e ATA, ex art. 64 del CCNL Scuola 2006-2009. Il personale ATA può partecipare anche con i permessi previsti dall’art. 15 del CCNL.

Ecco gli interventi previsti:
Nicola GIUA
, insegnante, COBAS Scuola Sardegna presentazione del seminario;
Gian Luigi DEIANA, insegnante, interverrà su Sardegna, lingua e storia, senso comune e pensiero riflesso;
Federica PAU, insegnante e attivista del collettivo Filosofia de Logu interverrà su modernità e paesaggio in Sardegna;
Sebastiano GHISU, docente Università di Sassari e attivista di Filosofia de Logu aprirà una riflessione su identità sarde e il problema della modernità;
Cristiano SABINO, insegnante e attivista di Filosofia de Logu proporrà una riflessione “Gramsci, scuola e Sardegna”.
La seconda parte del seminario sarà affidata invece ad Andrea FAEDDA, insegnante e architetto (Sardegna: la cittadinanza attiva ambientale nella scuola sarda) e a Giancarlo DELLA CORTE, già Dirigente scolastico, che coordinerà il dibattito.


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Un commento

  1. Ottima e apprezzabile iniziativa, nonché necessaria.

    Purtroppo, non essendo dipendente scolastico e non più studente “superiore”, non ho avuto modo di partecipare al seminario. Esiste la possibilità che sia stato registrato, o tradotto in resoconto leggibile, quanto emerso durante gli interventi?

    Credo che una scuola Sarda che voglia differenziarsi da ciò che abbiamo conosciuto con la scuola italiana debba anche sviluppare un diverso paradigma nel rapporto scuola-popolazione. Sfruttando la digitalizzazione e de-materializzazione degli incontri pubblici conseguenza dell’esperienza pandemica, la popolazione interessata (genitori, futuri genitori, cittadini in genere) potrebbe assistere a simili seminari (in questo caso con forte connotazione di “semina” di idee e approcci), almeno per informazione e consapevolizzazione più estesa anche ai non “addetti ai lavori”.

    Rinnovo il plauso per l’iniziativa.

    Saluti,

    Andrea

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