Cagliari s’è desta, male. Dolori e sfortune del sindaco cagliaritano – S’Imprenta: rassegna stampa della colonia

de Ivan Monni

Non è un bel periodo per Cagliari. Truzzu ha commesso una serie di errori e sta pagando la sfida per la leadership delle regionali contro Solinas.
Quest’ultimo sembra più scafato e determinato del primo.  Ma poi ci si aggiunge pure la sfiga.

Nella città-cantiere spuntano dei reperti archeologici: strano! Chi l’avrebbe mai detto?
Dall’àliga (elemento che ha determinato la vittoria contro Zedda) quotidianamente sui social, allo stadio del Cagliari, alle strutture ospedaliere, al ficus secolare che cade per colpa (forse) delle vibrazioni dei lavori di via Roma e che, in seguito, distrugge l’edicola storica per incapacità oggettive.
Infine Truzzu si sveglia terz’ultimo, per gradimento, nella classifica tra i sindaci dello stato italiano. 

Biolchini l’ha descritto debole e incapace di difendere la città dagli attacchi di Solinas.
Truzzu è lontano anni luce dai suoi ideali di uomo forte, cui si ispira.
Il “superuomo” della destra cagliaritana non esce bene dal confronto con Solinas. Uno concavo, l’altro convesso; uno dal peso politico eccessivo, mani in pasta in mille affari, l’altro dal peso politico effimero, debole e poco incisivo. Oltre che impresentabile.

https://twitter.com/truzzu/

Immaginatelo alla Regione, con questa ondata di servitù dello stato italiano.
Debole e facilmente manovrabile dal governo “amico” (la Sardegna non ha governi amici in italia): ha dunque le carte in regola per essere “lvi” il candidato della destra sarda nell’anno II del governo italico targato Meloni. L’ipotesi peggiore in assoluto per la Sardegna.
Nel 2024 si voterà per le “regionali” (cioè nazionali) sarde, ma si voterà anche per il comune di Cagliari e per le europee.

Insomma, se l’alternativa a Solinas (a sua volta ultimi nella classifica dei governatori) è Truzzu, la destra deve solo sperare nel trend dei partiti statali, che danno in vantaggio nettamente le destre. Dato il tifo da stadio, se dal cdx candidassero il proprio cavallo (come l’imperatore romano Caligola) con l’unico programma di “più biada per tutti”, i sardi lo voterebbero comunque.
In chiave anti-Truzzu, viene letta da Sardiniapost, la candidatura del Rettore di Sassari, Gavino Mariotti.


Nell’antica Grecia le maledizioni si sprecavano contro il tiranno Dioniso, da parte di tutta la popolazione. Tranne che da parte di una vecchietta, che pregava perché rimanesse in vita il più a lungo possibile. Dioniso, incuriosito, la fece convocare e la interrogò sul perché:

“Quando ero solo una bambina a Siracusa c’era un tiranno cattivo, che aveva usurpato il potere promettendo cose irrealizzabili. Pregai a lungo gli dei affinché morisse, ed un giorno fui esaudita. Al suo posto arrivò un tiranno peggiore di lui. Chiesi tutte le sere agli dei che gli facessero venire un colpo e alla fine loro ascoltarono le mie preghiere. Quando morì, un dittatore ancora più crudele usurpò la cittadella. Ed alla fine arrivasti tu Dioniso, che sei ancora più crudele e non tieni in alcun conto le necessità del tuo popolo, ma non c’è bisogno di un genio, se ci fermiamo un attimo a riflettere, per capire la progressione pervicace di cui siamo vittime: per questo prego ogni giorno gli dei che ti donino salute e una vecchiaia felice: in fondo sono ancora in vita”.

È un aneddoto pessimista e conservatore, vediamo di non farlo avverare!


E questo ci porta nell’altra metà del campo a cui si deve il fallimento dell’autonomia sarda, che a ogni lustro ci fa dire: “quest’ultimo governatore è il peggiore di tutti!”. I soliti ottimisti! Possiamo fare di peggio, se continuiamo ad alternare solo partiti italiani. Nella storia degli ultimi 25 anni, mai un governatore è stato riconfermato. E questo è un dato di fatto.

Nel “campo aperto”, a sinistra, ci sono tutt’altri problemi: si delinea uno schieramento a “sciame di zanzare”, troppo ampio per poter governare, sembra la formula perfetta per perdere fin da subito. Il campo aperto è una palude immobilizzante.
Seppur incentrato sull’asse PD-M5S, a contorno ci sono tantissimi partiti di centro e di sinistra, con Maninchedda a fare da ideologo/coordinatore, esaltatore della numerosità della coalizione (“Bravo Comandini: campo sardo, non campo largo“).

Ogni didietro richiede una poltrona e il proprio tornaconto (in termini di cadiras e di ingovernabilità). Chi lo pagherà? 
Un altro importante filone della coalizione è quello degli indipendentisti di Liberu e A Innantis, oltre che del sopracitato Maninchedda e dell’autonomista Fortza Paris, passato dalla destra alla sinistra.
Avranno voce sufficiente per superare il chiacchiericcio tra i venti partiti e riuscire ad ottenere qualcosa di indipendentista?


Sardegna chiama Sardegna non si è recata all’incontro con il centrosinistra e neppure a quello degli indipendentisti a Serri, non escludendo neppure la possibilità di una non partecipazione alle elezioni (“qualora ci fossero le condizioni per partecipare“). La sensazione è che l’ora di scegliere stia passando troppo velocemente.

Gli indipendentisti del “Terzo Polo” (è il nome con cui viene bisbigliata la “cosa”) coordinati da Jonny Melis, si ritroveranno, invece, tutti quanti alle 9,30 domenica 16 luglio, nel parco Sant’Agostino, ad Abbasanta, in un incontro aperto a tutte le associazioni, comitati, partiti, liberi cittadini. La novità di quest’anno è che essendo i 5 stelle alleati con il centro-sinistra, il voto alternativo potrebbe realmente ottenere buoni risultati: a patto che non venga disperso e che si presenti in maniera credibile.

Sperando in un’alternativa forte ai due schieramenti italiani, “abba santa” est su chi ddoi cheret.


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Immagine copertina: Sardegna Live

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