Cronaca de Sa Die, il punto di vista dalla Sicilia

de Federica Marrocu

Il commento degli ospiti internazionali dopo la loro partecipazione a Sa Die de sa Sardigna

L’incontro internazionale organizzato da Assemblea Natzionale Sarda il 28 aprile scorso non è stato un evento fine a sé stesso: internazionalizzare la questione sarda è fondamentale per rafforzare la coscienza nazionale e per costruire reti di relazioni che consentano di affrontare, insieme, problemi comuni.

Assemblea Natzionale Sarda si sta impegnando su più fronti per fare da connettore tra realtà diverse, ma affini per obiettivi e valori, sia in Sardegna che al di fuori, ed è interessante documentare come sia percepita dall’esterno.
Per questo motivo S’Indipendente ha chiesto alle relatrici e ai relatori di raccontare cosa ha significato per loro partecipare agli eventi di Sa Die de sa Sardigna.

Di seguito pubblichiamo integralmente lo scritto di Antonino Graziano, attivista e portavoce del movimento indipendentista siciliano Trinacria, studente di Ingegneria dell’innovazione per le imprese digital all’Università di Palermo.
Trinacria si oppone alla persistenza dell’oppressione economica, sociale e culturale e sostiene che solo attraverso l’indipendenza la Sicilia possa liberarsi dall’idea del sottosviluppo e raggiungere la propria piena potenzialità.

de Antonino Graziano


Si sono svolte tra il 27 e 28 aprile le celebrazioni in occasione del Sa Die de sa Sardigna una importante due giorni di commemorazioni ed eventi alla quale abbiamo preso parte.
Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito dell’Assemblea nazionale sarda a partecipare.
Crediamo, infatti,  che dare continuità  a questi eventi e ripeterli ogni anno sia la chiave per tracciare insieme un percorso comune verso la liberazione nazionale dei nostri popoli.

In questa due giorni di eventi, abbiamo preso parte, nel pomeriggio del 27, ad un grande momento commemorativo. Partiti dalla porta di Palabanda abbiamo sfilato per le vie di Cagliari con una fiaccolata in memoria dei martiri della rivoluzione, che si è conclusa con un momento solenne nel quale è stata calata, da uno dei bastioni della città, una bandiera sarda. 

Nella mattina del 28 a Cagliari, nello scenario della Grotta Marcello abbiamo preso parte alla conferenza internazionale.
L’obiettivo dell’incontro era creare un momento di scambio e di confronto tra 
6 rappresentanti di nazioni senza stato.

Questi momenti permettono alle organizzazioni di tenersi sempre aggiornate, di tenersi in contatto, di poter scambiare esempi e idee con la consapevolezza che ciò può facilitare e velocizzare un processo che inevitabilmente se fossimo soli ad affrontarlo sarebbe molto più tortuoso.
Proprio per questo, è stato un momento di incontro, di riflessione e condivisione di prospettive e proposte.

Sicilia e Sardegna condividono, infatti,  un percorso di annessione forzata allo Stato Italiano un processo che ha significato l’annullamento della storia politica, sociale, culturale e dell’identità dei nostri popoli, in favore della necessità  di costruire da zero la nazione italiana e la coscienza nazionale italiana. 

Sono diversi i modi attraverso i quali si manifesta l’oppressione, talvolta la censura. Uno di questi, è sicuramente il caso della lingua, derubricata a dialetto, da un centralismo soffocante che ne ostacola il processo di diffusione e ufficializzazione.

Allo stesso modo viene del tutto cancellato ogni rimando alla storia, alle tradizioni locali e anche eventi identitari del popolo siciliano, come la rivoluzione del vespro del 1282, sono stati riletti in chiave nazionalistica italiana. 

In tal senso, questi giorni in Sardegna hanno rappresentato una fondamentale opportunità di condivisione del lavoro che già si sta facendo da anni in Sicilia  per portare a un risveglio dei movimenti e delle associazioni a difesa della lingua, degli usi e dei costumi locali, così come le manifestazioni contro le politiche centraliste volte al disfacimento della nostra identità  di popolo. Abbiamo cercato di trasmettere il concetto che provare a far rivivere l’identità dei nostri popoli all’interno delle lotte possa in qualche modo avviare quel processo che ci porterà all’indipendenza.

Provare a decostruire giorno dopo giorno la falsa identità ormai radicata, provando a ricostruire una nuova identità che parli di un popolo che si è sempre ribellato nel corso della sua storia, di un popolo che è in grado di liberarsi dalle catene.

Lasciamo la Sardegna molto più ricchi e carichi di prima, speranzosi di esser riusciti a trasmettere tutta la nostra voglia e determinazione affinché tutte le nazioni senza stato come la nostra possano costruire, mattone dopo mattone, un processo collettivo che abbia come prospettiva l’indipendenza.


Foto: Marco Piredda e Michele Piras

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