Dall’Insularità in costituzione alla Povertà per Statuto – S’Imprenta, rassegna stampa della colonia

de Ivan Monni

Un vecchio professore di statistica dell’Università di Cagliari diceva, alle sue lezioni, che con i dati statistici e con i grafici si può dimostrare una cosa e anche il suo contrario.
Ad esempio, schiacciando l’immagine di un grafico dall’alto verso il basso, i trend negativi vengono ammortizzati visivamente e le curve appiattite, mentre schiacciando lo stesso grafico da destra verso sinistra i trend vengono accentuati, con lo scopo di enfatizzare o meno un’analisi favorevole.

I grafici malamente divulgati dall’inchiesta della Gabanelli, non integrati dalle note esplicative del documento originale, hanno la stessa potenza informativa della scoperta dell’acqua calda, comunicata in chiave populista, per farne strumento contro l’autonomia differenziata.

Infatti scopriamo che Trento e Bolzano spendono molto di più per la scuola… è vero, ma per le ovvie ragioni del bilinguismo.
Scopriamo che alcune regioni hanno una densità abitativa molto bassa e che quindi alcuni servizi costano maggiormente se rapportati alla popolazione.
Altri servizi, come le spese per la difesa, non possono essere regionalizzabili, più che vantaggi sono servitù militari che danneggiano l’economia.

Scopriamo invece che le regioni a statuto speciale del nord hanno competenze esclusive sulla scuola, a fronte di un maggiore gettito fiscale. Su questo punto la Sardegna ha il dovere di cercare di ricontrattare le competenze e cercare di invertire i disastrosi esiti della scuola italiana.

Poi mette a confronto la distribuzione delle risorse tra tutte le regioni (ordinarie e speciali), senza includere le spese sanitarie, che in Sardegna, ad esempio, equivalgono al 40% del bilancio totale.

Mettiamo anche in conto che trafori e ferrovie in Sardegna sono inesistenti, che le forze dell’ordine non trasferiscono soldi, ma servitù, che la giustìtzia in Sardegna è un malaugurio da augurarsi al peggior nemico, il problema di fondo sta nell’insopportabile interpretazione del perché ci rinfacciano l’essere “speciali”, per cui ogni giorno in più passato dentro lo stato italiano è un’umiliazione per noi sardi.

La motivazione di fondo della Gabanelli, che con una incredibile disinformazione, saltando a pie’ pari tutto il processo con cui è avvenuto il dibattito sulle istanze autonomiste / separatiste, sostiene che in Sardegna abbiamo lo statuto per via di una “povertà secolare”.

È storicamente una sciocchezza. La “giornalista” ignora le prime istanze federaliste di Tuveri, ignora che Gramsci parlò di Repubblica Sarda, seppur dentro la repubblica italiana, e ignora tutto il processo della nascita (primo dopoguerra) e rinascita (secondo dopoguerra) del Psd’Az, con la sua carica “separatista”, mediata e ammortizzata dalla sua stessa classe dirigente, Bellieni e Lussu tra tutti. Infine ignora le spinte indipendentiste moderne, rinfocolate da Antonio Simon Mossa, che ancora oggi sono presenti nella società sarda.

L’aspetto economico, invece, non tiene conto di un fatto: la “povertà” della Sardegna ha radici storiche nelle dominazioni predatorie, anche italiane, e non ha basi nella povertà del territorio o, per qualche problema genetico, nei sardi stessi.

In un contesto economico agricolo e pre-industriale, il clima rendeva il nostro territorio particolarmente adatto ai buoni raccolti. Già gli antichi parlavano di una terra dal clima mite tutto l’anno in cui si potevano fare anche tre raccolti in un anno.
L’isola è ricca di miniere, di ossidiana (che ha fatto la fortuna del nostro neolitico), di rame, di piombo, di zinco e di tanti altri minerali.
L’isola dalle vene d’argento“, era chiamata dagli antichi greci; ci pensarono i pisani a depredarle, in particolare il conte Ugolino, “divoratore” di figli e di argento sardo.

All’epoca romana la Sardegna è stata terra di approvvigionamento di grano e granito e di altre risorse. Mentre a scuola viene sottolineato entusiasticamente il fatto che “eravamo il granaio di Roma“, si soprassiede completamente sul fatto che le popolazioni locali venivano lasciate nella fame più nera.
Carbonia fu fondata per un semplice motivo: fornire il carbone all’italia autarchica e fascista, depredando le risorse sarde. Mai è stato messo in conto tra i debiti e i crediti tra Sardegna e Italia.

E così via, dal legname dei Savoia (oltre agli ori di Tharros), alla cessione di aree per esercitazioni militari, la ricca Sardegna viene impoverita dalla mano del dominatore di turno.

Poi noi ci abbiamo aggiunto i nostri di errori, primo fra tutti quelli di attendere immobili che sia l’Italia a renderci “ricchi”, non liberandoci, per puntare sulla nostra stessa emancipazione / autodeterminazione, ma sull’assistenzialismo improduttivo coloniale, che ha preso tante forme nella nostra storia: dal miliardo di Mussolini, al piano di rinascita (che ha favorito l’industria del nord e lasciato deserto nell’isola), fino all’ultima trovata dei riformatori che ha unito (quasi) tutto l’arco istituzionale sardo:  l’insularità in costituzione, che altro non è che l’altra faccia della Povertà per Statuto.

La settimana sarda ha consumato un fatto importante, da ascriversi direttamente ai “nostri errori” di cui sopra, e alla nostra incapacità di esprimere una classe politica non organica agli interessi italiani, siano essi politici, istituzionali o industriali: la mancata sfiducia a “Ercolino sempre in piedi” Solinas.

Uno dei peggiori governi dell’autonomia sarda ha definito il centrosinistra la “peggiore opposizione della storia dell’autonomia sarda“.

Come dargli torto? L’opposizione è riuscita in un sol colpo a ricompattare la maggioranza e a far confermare la fiducia a Solinas, di fatto rafforzandolo, nel momento forse peggiore per lui, in cui veniva messo in discussione da tutti. La fiducia di fatto è una riconferma per il 2024, o almeno mette una grande ipoteca. La sfiducia senza i numeri per farlo cadere è stato un suicidio politico.

La campagna elettorale dell’opposizione italiana (quella sarda ancora non si è strutturata) inizia nel peggiore dei modi possibili.
Anzi no, c’è di peggio: leggete la surreale e confusionaria intervista del neo segretario del PD per capire in quale disastro ci troviamo immersi, tra destra e sinistra italiana.


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A proposito di trasferimenti di risorse non contabilizzate, che si concludono con un “tavolo” imbandito.

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è senz’altro un aspetto positivo.

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ANS – Sa Die de Sa Sardigna 2023

Iniziamo a dirvelo. Visto il successo dello scorso anno, ANS replicherà l’evento… quello vero 😉 più genuino, fatto da tanti volontari con poche risorse, ma con grande creatività.

assembleasarda.org



Immagine: ilmessaggero.it

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