de Ivan Monni
Quanti sono i luoghi comuni su cui basiamo le nostre decisioni?
In Sardegna ne abbiamo parecchi, basta leggere i giornali per trovarne a muntonis.
Is fàulas si ripetono ogni giorno nei TG e nella stampa coloniale, quando sentiamo parlare di “basi militari che portano lavoro“, quando sentiamo dire che la transizione (S’Indipendente: Sa Fàula Green) ce la ordina l’Europa, e che quindi sud e isole devono sopportare lo scempio paesaggistico per inviare energia al nord.
Della questione ambientale, improvvisamente tanto cara all’Italia, non si trova traccia quando si parla di esercitazioni: Esercitazioni militari, ricorso al Tar del Grig: “Rischi per salute e ambiente, vanno sospese”
Un esempio è quello che sta avvenendo nella transizione green in corso, in cui il colore verde è quello dei soldi della speculazione. Perché dare i soldi alle multinazionali e non alle comunità energetiche per arrivare allo stesso risultato in termini di riduzione di CO2?
Nell’inchiesta in corso sulla “mafia” in Sardegna conviene stare sull’attendismo e sospendere il giudizio, limitandoci a raccontare gli aspetti politici e tralasciando quelli giuridici, su cui la magistratura emetterà una sentenza.
Intanto il nome “mafia” è già una scelta importante. Secondo alcuni la struttura è più simile ad un fenomeno massonico-politico (Sardegnaeliberta: Arresti: il mondo di mezzo in Sardegna) che incrocia il “banditismo”.
Il filone delinquenza in Sardegna = banditismo potrebbe aver esaurito la sua narrazione e la si vuole inglobare in qualcosa altrettanto romanzato?
La delinquenza è presente in tutto l’occidente, ma in Sardegna gli stessi atti criminosi vengono nominati fenomeni di “banditismo”.
Le parole del sindaco di Lula, riguardo all’omicidio per eredità, ci fanno capire che il paese sta facendo sforzi enormi per ribaltare la narrazione banditesca del paese, e quest’eccezione non varrà a modificare questa volontà intrapresa dalla comunità.
Tentato omicidio a Lula dopo Cortes Apertas, il sindaco: “Costituitevi”
Molte #Fàulas entrano nel linguaggio comune, diventando visione politica persistente, e quindi visione del mondo.
Ad esempio, fra poco sentiremo parlare di “Elezioni, i big in Sardegna“. Questa frase racchiude un mondo, cioè, che loro sono “big” e noi siamo “nani”, gente che conta poco; ancora, se arrivano in Sardegna, dunque siamo degni della loro considerazione, il loro sbarco ci eleva e ci migliora.
Il fatto che la politica sarda sia succube, ferma al duopolio destra italiana vs sinistra italiana, è la conseguenza logica di questa visione: ad ogni tornata elettorale si presentano delle alternative esterne al duopolio, ma vengono ignorate per via del voto utile (altra fàula).
Ecco il risultato di questi processi (Sardiniapost: Regionali, vertice del centrodestra a Roma. Candidatura Solinas in bilico): il candidato sardo lo decidono a Roma: “Oggi il centrodestra si riunisce a Roma alle 17 per fare il punto sulle elezioni amministrative – e quindi sulle Regionali nell’Isola dell’anno prossimo – con i delegati Francesco Lollobrigida, Roberto Calderoli e Maurizio Gasparri “.
Il centro-sinistra non è da meno, secondo il giornalista Mario Guerrini:
“Con un accordo tra il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, e la segretaria PD, Elly Schlein. La candidata sarà Alessandra Todde, vice di Conte.“
Alcuni politici, da Roma, che nulla sanno di cosa succede in Sardegna, iniziano la trattativa commerciale per spartirsi le diverse “regioni”: la scelta dei candidati è fondamentale. I politici sardi devono alzare la voce e pretendere di scegliere in loco il candidato!
Le leadership locali non emergeranno mai, piuttosto avanzeranno i fedelissimi ed obbedienti al capo partito romano.
È la fàula della democrazia moderna, quella che sfocia nell’astensione, ma che alla fine favorisce i pacchetti di voti clientelari (quelli sì, che vanno a votare).
Spesso si sente dire “anche nel resto della penisola“, idea che racchiude una volontà estrema di avvicinarci all’Italia, fino anche a commettere degli errori basilari di geografia. Non senza contraddizioni se, d’altra parte, si ammette in costituzione, lapalissianamente, di essere isola.
Tutti conosciamo la barzelletta del “sardo invidioso” che pur di raddoppiare il male al vicino, esprime al genio della lampada il desiderio di farsi cavare un occhio. Questa barzelletta non è sarda (qui è raccontata da un continentale). Non solo è stata acquisita e fatta propria dai sardi, ma la si intende come creata da sardi, dimenticando che proprio in Sardegna abbiamo alcune istituzioni storiche come s’Agiudu Torrau, l’istituzione de su Bixinau, e sa Paradura, che ci raccontano di una società solidale e che prestava mutualmente aiuto e soccorso comunitario.
Oppure il NON raccontarci la nostra storia, ignorare la nostra arte (i Retabli ad esempio) e la nostra cultura, per poi concludere con “in Sardegna non c’è niente“. La cui conclusione naturale è che in Sardegna non si può fare niente, dunque la via è quella della porta dell’emigrazione.
A chi giova continuare a perpetuare queste anguste #fàulas serradas a muru, che ci chiudono la visuale delle possibilità e delle nostre potenzialità?
Iniziamo a smontarle.
Fàulas è il Festival creato da ANS, Assemblea Natzionale Sarda, che andrà in live oggi sabato 7 ottobre e domani, domenica 8, con tanti eventi, alcuni dei quali strutturati come dei Ted Talks.
Sabato 7, alle 11, (Unione Sarda: A Oristano torna Fàulas, il festival che ribalta i luoghi comuni della Sardegna) parteciperemo anche noi de S’Indipendente, incontrando Filosofia de Logu, con cui tenteremo di scalfire alcune di queste #fàulas.
(La Nuova Sardegna: A Oristano c’è Fàulas per cancellare i falsi miti sulla Sardegna)
Qui il programma completo:
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Imàgine de sa chida
Imàgine: dipinto di Gianfranco Taschini su pitturiamo.com
foto Torres: Wikipedia
