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Francesco Sanna Corda, il cappellano della madre di Napoleone Bonaparte seguace di Angioy

de Adriana Valenti Sabouret

Nacque a Torralba verso il 1755 e si laureò in teologia presso l’Università di Sassari, nel luglio del 1778. Due mesi dopo venne ordinato sacerdote. 

Secondo il suo passaporto, rilasciato nel 1800, il Sanna Corda misurava 1,62 m, aveva gli occhi e le sopracciglia chiari e una cicatrice sulla guancia sinistra.
Ardente oratore, nel 1795 fu nominato parroco di Torralba condividendo con il sacerdote Francesco Muroni un grande amore per la propria isola e un senso di giustizia e di libertà che conciliava le dottrine di Gesù Cristo con quelle repubblicane.

Nel 1796, eletto deputato delle comunità di Torralba, Bonnanaro e Borutta, si recò a Cagliari spendendosi per la causa del popolo sardo agli Stamenti. Si soffermò, in particolare, a sottolineare gli abusi dei feudatari nell’esazione dei tributi, i soprusi contro cui si erano ribellati il marchesato di Montemaggiore, e quelli di Torralba e Mores.

Francesco Sanna Corda, ottenendo solo promesse, continuò la sua lotta, spalleggiato dal notaio Francesco Cillocco che, inviato nel Capo di Sopra (Sardegna settentrionale) per pubblicare il pregone del 23 ottobre 1795, insieme al Sanna Corda e ad altri parroci come l’Aragonez, il Sechi Bologna e il Muroni, invitò le popolazioni dei paesi ad unirsi in patti di alleanza contro i baroni feudatari.

Il 13 febbraio, Francesco Sanna Corda partì, in compagnia di Angioy, da Cagliari alla volta di Sassari. Sostarono tre giorni ad Oristano per poi muoversi verso Santu Lussurgiu dove si trattennero due giorni accolti con grande entusiasmo dalla popolazione del Montiferro.

Giunti a Sassari, il Sanna Corda venne nominato Cappellano Generale delle Milizie nazionali costituite durante il periodo in cui Angioy era Alternos del Capo di Sopra.
Fedelissimo seguace di Angioy, in giugno lo accompagnò a Campeda e ad Oristano, insieme al fratello Giovanni Antonio Sanna Corda. Lo sostenne, insieme al Muroni, incitando – armato – gli uomini a resistere e supportando l’Alternos presso il Viceré.

L’ultima sua traccia in Sardegna risale all’ottobre del 1798, mentre non sappiamo dove trascorse il 1799, forse in Corsica da clandestino o in Sardegna nascosto presso degli amici. 
Nel gennaio del 1800, la città di Ajaccio gli rilasciò un passaporto.
Le sue doti oratorie e la sua educazione fecero sì che diventasse il confessore e cappellano di donna Letizia Ramolino, madre di Napoleone.
Presso di lei promuoverà sempre la causa degli esuli sardi e la discesa in Sardegna – perorata da Angioy – nel suo memoriale dell’agosto-settembre 1799.

Napoleone mostrò interesse all’impresa ma una fuga di notizie concernente la spedizione di truppe francesi in Sardegna con la collaborazione della Russia, pubblicata in Liguria nell’aprile del 1800, fece esplodere un moto di rivolta in Corsica che verrà fronteggiato con le truppe francesi destinate per la Sardegna.

Nel gennaio del 1801, Francesco Sanna Corda chiese il rinnovo del passaporto corso.  Il18 aprile si trovava a Marsiglia insieme ad altri esuli fra i quali Antonio Tola, e delegò Angioy a rappresentarli presso il governo di Parigi.
Si recò a Parigi e fece in modo, con tutti i mezzi possibili, di convincere il governo francese ad interessarsi della Sardegna e a creare una Repubblica sotto il protettorato francese.

Nel mese di agosto, Francesco Sanna Corda assistette al Concilio nazionale della chiesa francese e l’arcivescovo di Parigi gli rilasciò un attestato di «esemplare devozione » e di assidua partecipazione agli uffici divini.
Nel febbraio del 1802 era ancora il cappellano di ‘’Madame Mère’’ poiché le chiese di poter riprendere il suo ruolo di cappellano qualora gli succedesse ‘’un sinistro accidente’’ a causa del governo sabaudo. ‘’Madame Bona Parte madre’’ gli donò il suo accordo.

Francesco Sanna Corda, tenendo al suo ruolo di sacerdote, chiese poi all’arcivescovo di Parigi Jean-Baptiste Royer, un rescritto che gli consentisse di celebrare messa in altra città o in Corsica, Chiese altresì di poter somministrare il sacramento della Confessione. Sottolineò che il suo unico ‘’reato’’ era quello di aver nutrito principi repubblicani e di essere stato molto legato al governo francese.

Sanna Corda soggiornò a Torino sino al 1802, poi passò da Genova il  26  per infine sbarcare a Bastia il 21 maggio.
In questi tempi collaborano con lui nei preparativi d’invasione della Sardegna da parte della Francia, Francesco Cillocco, Giovanni Martinetti, i fratelli Petretto e il sacerdote lussurgese Michele Obino che si dissocerà dall’azione, come altri esuli,  ritenuta suicidaria.

Sanna Corda ricevette invece aiuto e promesse da Sartiroux, comandante della piazza di Bonifacio, da Antonio Cauro, capo della gendarmeria corsa, e dal Poli che avanzerà del denaro personale per l’impresa.
Angioy promise in una lettera da Livorno del 1802 2000 degli uomini,  ma la missiva si scoprirà essere un falso.
Giovanni Maria Angioy, in realtà, non era d’accordo con l’impresa del Sanna Corda considerata troppo rischiosa.  Anzi, Angioy esortava Sanna Corda alla tranquillità.

Il 18 giugno un proclama del conte di Moriana dichiarò il Sanna Corda e il Cillocco nemici della patria con una taglia di 500 scudi sulle loro teste.
Il luogotenente Ornano raggiunse Longonsardo, circondò la torre e catturò Battino e Francesco Frau usciti di notte per recapitare gli scritti del Sanna Corda.

Si sparò sulla torre: 75 uomini del luogotenente Ornano spararono contro il Sanna Corda uscito fuori dalla torre in seguito a un consiglio fraudolento datogli.
Quando il sacerdote si vide attorniato tentò di rifugiarsi nella torre ma il portellone era già stato chiuso.
Francesco Sanna Corda morì, dunque, abbattuto dai soldati regi, essendo uscito allo scoperto dopo aver visto la bandiera regia issata sulla Torre. 
Era il 19 giugno del 1802.

La pistola del Sanna Corda con un diamante prezioso al pomo, fu donata al Conte di Moriana, Placido Benedetto.  La daga a Vincenzo Sulis.


Immagine: amazonaws.com

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