Il colpo di coda di Solinas – S’Imprenta: rassegna stampa della colonia

de Ivan Monni

Solinas impugna la legge di stabilità del governo italiano davanti alla corte costituzionale, basandosi sul principio di insularità.
L’opposizione a questa legge del governo guidato da Fratelli d’Italia, che qualche settimana fa gli aveva dato il foglio di via, significa una cosa sola: il segretario del Psd’Az non se ne andrà in silenzio senza combattere.

Astutamente ha scelto il campo di battaglia a lui propizio e su cui può godere di un ampio consenso tra tutti i partiti presenti in Sardegna e tra i sardi: l’insularità.

L’esito della scelta del candidato a questo punto non è più scontato. Solinas ha piazzato parecchie pedine nei punti giusti e ora potrebbero tornargli utili.
Chessa, quello vero, ha dimostrato di avere un’ascendenza verso l’Unione Sarda ed è riuscito a zittire un’inchiesta in corso su Mont’e Prama – segno che il Psd’Az ancora conta qualcosa.

Dopotutto, se alle ultime politiche italiane FdI ha preso più voti di tutti in Sardegna, Solinas potrebbe rimarcare l’assenza del simbolo storico sardista alle stesse elezioni.

Le due questioni politiche, in questa fase, ruotano intorno all’insularità, usata come prezzemolo in ogni provvedimento e all’autonomia differenziata

Incredibilmente non si approfitta della questione autonomia differenziata per cercare di rinegoziare un nuovo statuto o per ottenere più poteri, ma tutto si risolve con l’inserimento dell’insularità, nella speranza di ottenere più assistenzialismo.

Direttamente dal sito della regione, Solinas esulta: “Inserimento dell’insularità è determinante per ampliare e rafforzare i confini dell’autonomia sarda. Più forti per far sentire la nostra voce anche in Europa

Gli fa eco Calderoli: “L’insularità criterio ispiratore dell’Autonomia differenziata“.

Ma le due cose, nella stessa frase, fanno a pugni.
Le spinte sono opposte: una centripeta, l’insularità, che riporta la Sardegna vicino alla Terramanna, l’altra centrifuga, che dovrebbe risolversi in maggiore autonomia.

Solinas non percepisce – o più propriamente fa finta di non vedere – la contraddizione tra le due cose e usa la questione in modo strumentale per far sapere a FdI che non se ne andrà tanto facilmente.

E le opposizioni italiane?

Non stanno meglio. Con storica coerenza centralista vogliono più insularità e meno autonomia.

L’appoggio di Solinas all’autonomia differenziata è diventato motivo per una richiesta di dimissioni, perché si tratta di tradimento” dei valori del Psd’Az e dell’autonomia dei sardi.

Questo termine è la cartina di tornasole del pensiero a sinistra, per cui la linea corretta, naturale, del Psd’Az, o del sardismo in senso lato, dovrebbe essere quella di strappare più risorse possibili puntando su un’economia assistenziale e quindi incapace di produrre, invece che puntare sull’emancipazione e sull’autodeterminazione, iniziando a strappare maggiori spazi di autonomia e di poteri.

Ci sono politiche che stringono maggiormente il guinzaglio della Sardegna, altre che lo allargano, ma i partiti italiani sono lontanissimi da questa visione.

Se a destra il punto è la leadership, a sinistra è tutto da costruire: sistemata la casella del segretario del PD, archiviando (definitivamente?) la fase “indipendentista” Mura-Deiana, nasce il partito Sinistra Futura e altre novità si prevedono nelle prossime settimane.

Sul fronte autodeterminazione

Sardegna chiama Sardegna, finora, è l’unica opzione fuori dagli schemi italiani. Ha dalla sua quella di aver riportato tanti giovani alla partecipazione, nei  vari territori.
Avrà modo in questi mesi di chiarire diverse sue posizioni, se i valori che porterà in dote sapranno riattivare l’elettorato cui fa riferimento e se sarà capace di fare da traino ad un eventuale “rensemblement” di area, scongiurando lo schema pluripolare.


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Immagine: youtg.net

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