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La Fattoria degli Animali (a cinque stelle) e la Casa Comune dei sardi – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

de Ivan Monni

Nemmeno il tempo per festeggiare lo scampato pericolo del riconteggio di una vittoria su misura sulla destra, che la sinistra è pronta a ripetere lo schema regionale, rischiando la spaccatura anche per le elezioni di Cagliari. 

Licheri definisce le primarie per il sindaco di Cagliari “metodo ipocrita, perché il candidato si sceglie al tavolo. Cioè, di nuovo, vorrebbe risolvere la questione tra pochi e non con la base. Magari nello stesso tavolo imbandito a base di scatolette di tonno difettose.
Di fatto, se dovesse passare la sua linea, lancerebbe un’OPA definitiva sul Campo Largo sardo, preludio dell’OPA statale.
Dall’alto del suo 7,8%, Licheri decide e comanda, fa e disfa, assecondato da Comandini (nomen omen).

Massimo Zedda ci sarà rimasto malissimo. Ha garantito fedeltà al Campo Largo, scaricando Soru al suo destino, facendo pendere il piano del voto utile verso Todde. 
Addirittura non si è candidato alle regionali, sicuro di avere le carte in regola per essere ricandidato (con primarie) e rieletto nella città che lo ha lanciato.

Dunque, il Movimento Cinque Stelle che all’inizio votava qualsiasi cosa con Rousseau, un tempo utilizzava un “metodo ipocrita”, per il principio di non contraddizione. 
Più che movimento Cinque Stelle è una fattoria degli animali, tra polli (Zedda) cani da guardia (Comandini-Schlein) e i neo-padroni maiali (Licheri-Conte). 

La tragicommedia è servita su un piatto d’argento, con Zedda destinato a fare quello che ha fatto Soru (l’agnello pasquale) per le regionali, con la differenza che la legge elettorale comunale prevede il doppio turno. Dunque la retorica sul voto utile non sarà efficace, perché c’è il secondo turno per renderlo utile. Inoltre, il voto per la città è meno politico.

Zedda può rientrare al secondo turno, giocando il primo turno come se fossero primarie, e giocare lo scherzo che fece a suo tempo ad Antonello Cabras, candidato ufficiale del centro sinistra nel 2011. Ma erano altri tempi, di rivoluzioni africane arancioni e di sindaci che battevano le destre.

A destra, il Psd’Az può riorganizzarsi, liquidando la fase Solinas, immerso nei guai giudiziari, con il consenso ai minimi termini già da parecchio tempo e con un ricorso pendente contro la sua carica da segretario.

Nascerà un indipendentismo liberale-conservatore che finalmente avrà le capacità di dare visibilità alla debolissima borghesia sarda, quella non legata a schemi italiani?

Se il Psd’Az facesse gioco di squadra con i Riformatori e Sardegna 2020 avrebbero un mini-polo, dentro il polo di destra, maggioritario e slegato dagli ordini romani. I Riformatori hanno proposto una legge che impone le primarie per le regionali, a dimostrazione del fatto che le ingerenze romane non sono gradite. Infatti, non avendo referenti, sono costretti a subire le scelte romane e a non contare niente.

Dopo la sconfitta delle regionali, potrebbero rafforzare questa battaglia, se decidessero di portarla avanti come hanno portato avanti l’insularità in costituzione.
Dunque, la questione primarie esiste anche a destra.

L’idea di Casa Comune dei Sardi

L’indipendentismo sardo scrive pochi libri, per cui molti passaggi storici importanti e personaggi come Angelo Caria sono stati rimossi o dimenticati dai più giovani. Difficile fare autocoscienza e non ripetere gli stessi errori. Eppure ci sarebbe materiale da scrivere per riempire una libreria.

L’idea di Casa Comune dei Sardi, ideata da Angelo Caria, storico indipendentista, co-fondatore di Sardigna Natzione e poeta (il testo di “Sardigna custa est s’ora” è suo) è stata la guida di questi ultimi decenni per un pezzo importante dell’indipendentismo.

L’idea ha raggiunto la sua massima espressione con Autodeterminatzione, unione tra otto formazioni politiche, ma qualcosa dentro ADN non ha funzionato ed è stata abbandonata.

Adn conteneva delle contraddizioni gigantesche, prima fra tutte il fatto che il punto decisionale non era espressione della base, ma c’era un tavolo rappresentativo dei partiti che lo componevano. Il tavolo era diventato, per dirla eufemisticamente, fonte di litigi e di malcontenti. Chi non era legato ai partiti aveva un rappresentante al tavolo, ma la consistenza numerica della base era completamente slegata dalla rappresentanza.

Era però, nella base e nei territori, uno spazio democratico di confronto e di crescita. La diversità delle idee, era fonte di apertura e di arricchimento di prospettive.
Una piattaforma democratica in cui confrontarsi.

Adn è stata lasciata morire e uno spazio simile oggi manca nella realtà sarda.
Nell’ultima riunione di Adn, chi scrive, propose di riformarla con il meccanismo che utilizzavano i Radicali italiani: la doppia tessera.
Cioè, i singoli partiti/movimenti avrebbero continuato ad esistere con le proprie bandiere, ma dentro Adn si sarebbe deciso e votato per singola mano alzata, dalla base, con un congresso, un portavoce eletto con una tesi programmatica. L’adesione doveva essere individuale.

A tutte le tornate elettorali si sarebbe presentata Adn, che avrebbe fatto anche battaglie nel territorio, salvaguardando la diversità e l’indipendenza dei partiti e dei movimenti, fonte di ricchezza, come affluenti di un fiume più grande. La proposta fu ignorata. Ormai era già stato deciso: Adn doveva morire.

Il fatto che negli anni successivi non vi sia stata la volontà di riprendere il dialogo tra i partiti e i movimenti vari, ha pesato profondamente sulla percezione e sulla dimensione di quel fallimento politico.

Il fallimento non sta nei numeri elettorali, ma nel fatto che si sia chiusa quell’esperienza per i troppi individualismi e non si sia voluto proseguire quel cammino. Il tonfo ha risuonato per lungo tempo.
Salvo poi risvegliarsi a pochi mesi dalle elezioni successive per buttare giù qualche maldestro tentativo tardivo di composizione di una lista elettorale posticcia che durasse giusto il tempo della campagna elettorale. Per poi morire nuovamente e mandare in letargo le istanze indipendentiste.

Se, per un chiaro atto di volontà, dovesse rinascere l’idea stessa di Casa Comune dei Sardi, dovrebbe attingere nuova linfa proprio dai Comitati energetici (ma non solo quelli energetici) veri e propri laboratori anticoloniali per l’autodeterminazione dei territori. I Comitati, dopo mesi di lotta, si stanno preparando al confronto/scontro con il nuovo governo sardo.

Todde ha annunciato il SI alla moratoria (anche se non è risolutiva, serve solo a fermare l’assalto in vista di una programmazione vera) e SI al Tyrrhenian Link, su cui pende un ricorso straordinario al presidente della repubblica, ottenuto dietro la spinta popolare del Comitato selargino.

“Reddito di cittadinanza energetico”

Il PNRR è una delle più grandi occasioni perse per operare una redistribuzione economica a favore della popolazione.

Invece ci tocca subire questo gigantesco finanziamento delle imprese multinazionali. A noi toccherà ripagare i debiti del PNRR, smaltire le pale e nel frattempo convivere con il paesaggio (che per noi significa turismo) devastato.

In economia si chiamano “esternalità negative”. Normalmente sono fallimenti del mercato, ma in questo caso, trattandosi di incentivi pubblici, sono fallimenti dello stato, che invece dovrebbe operare per evitare le esternalità del mercato.

Accadono quando i benefici di un’attività vanno ad alcuni e i costi sociali ed economici ricadono su altri. L’inquinamento di un fiume da parte di un’industria è un classico esempio di esternalità negativa. L’acqua di quel fiume non darà più benefici alla società; i profitti saranno dell’azienda.

Facendo un’altra scelta, cioè finanziando il fotovoltaico sui tetti della popolazione, degli edifici pubblici, dei capannoni delle aziende private e istituendo le comunità energetiche, i vantaggi economici del PNRR potrebbero andare direttamente alla popolazione.

Per usare un linguaggio che i nuovi governanti sardi capiscono bene, potrebbe essere un “reddito di cittadinanza energetico” (alternativo al Reddito alle Multinazionali) dato dal risparmio in bolletta. Sempre che non abbiano cambiato idea anche sul RdC.


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