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La partita a scacchi sulla transizione e la mossa del cavillo – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

de Ivan Monni

Sulla transizione è in corso una partita a scacchi tra governo italiano, governo sardo, popolo sardo e lobbies eoliche, con Todde posizionata tra incudine e martelli di tutti gli attori.

Le multinazionali dell’eolico accelerano, si lamentano per via dei mezzi stampa della moratoria in approvazione, preparano le carte bollate facendo pressioni sul Tar. Era fame chimica, il tavolo imbandito gli è stato sottratto improvvisamente, la reazione popolare che, a catena ha smosso la politica, non era prevista.

Il popolo sardo ha reagito, ha avuto la capacità di organizzarsi rapidamente in comitati che si coordinano, che hanno una carta dei valori condivisa e che manifestano, organizzano incontri, occupano terreni e aule consiliari, premono sui sindaci costringendoli a schierarsi. La frase pocos, locos y malos unidos, se mai è stata applicabile ai sardi, ormai fa parte della narrazione auto-colonizzante passata. 
Hanno strappato una promessa di moratoria a Todde in campagna elettorale. 

Tuttavia, esiste un problema per i comitati.
I tempi tra l’inizio dell’iter burocratico e l’installazione vera e propria sono lunghi, per cui, per ora arriva solo la carta, il che rende impossibile occupare i terreni o bloccare i lavori: sarebbe del tutto inutile, perché, salvo piccole eccezioni, lavori non ce ne sono.

Questa fase è più politica, burocratica e legale. I tempi dell’occupazione delle terre verranno certamente più avanti, su posizioni più radicalizzate: arriveranno le ruspe delle multinazionali, arriveranno prepotenti con la forza della legge italiana, che ha sottomesso quella dello statuto sardo, ma arriveranno in un contesto molto più incazzato (non riuscivo a trovare un sinonimo altrettanto esplicativo) rispetto ad oggi. La rabbia dei comitati si autoalimenta costantemente, la Sardegna è già oggi una pentola a pressione.

In questa fase, i comitati possono solo tenere viva la brace sociale, occupando le aule del palazzo, dove passano le decisioni, continuando a manifestare, presentare ricorsi e facendo un lavoro condiviso di controllo su nuove richieste.  Le chat e i social (che hanno un ruolo fondamentale in una lotta che ha visto i territori riprendersi i suoi spazi con incontri pubblici e reali) sono come le torri spagnole lungo le coste sarde, necessarie per avvistare l’invasore e, dopo segnali di fumo, strumento per mobilitarsi rapidamente.

La società civile ha proposto dei cavilli su cui appigliarsi: il Comitato insularità, Franco Sardi, l’editore Zuncheddu, il costituzionalista Omar Chessa, nel convegno dell’assegnazione Nino Carrus, riporta Maurizio Onnis, punta sulla questione urbanistica, come pure l’avvocato Michele Zuddas (“Attuare un provvedimento in virtù dell’art. 3 dello Statuto Speciale della Regione Sardegna anziché variare il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) può essere più efficace per diversi motivi“, tra cui la tempestività).

Todde ha presentato il disegno di legge di moratoria che si trova in bozza, i tempi di approvazione sono lunghi. Per Todde, il problema è limitato al “dove” installare i gw. Non basta. I comitati chiedono la rinegoziazione della quantità di gwp e chiedono l’installazione del fotovoltaico nei tetti.

La bozza di decreto del governo italiano, invece, assegna alla Sardegna 6,2 gwp.
Circola da mesi, ne avevamo scritto già a settembre 2023, l’avevamo criticata, ed è peggiorata di qualche decimale.
La Sardegna è al primo posto per Gw in rapporto alla popolazione, e seconda per Gw in rapporto ai consumi, dopo la Basilicata.

Elaborazione S’Indipendente su dati Terna dei consumi 2022.

Dopo l’incontro con il ministro e la iniziale soddisfazione, Todde si era dimostrata delusa (“bozza offensiva, sardi presi in giro dal governo“) dalla bozza ministeriale, che contiene alcuni trucchi per bypassare la volontà dell’isola. 

Dalla maggioranza governativa italiana rispondeva Zedda e la sfida a dimostrare che si è opposta “fortemente a qualcosa che da viceministro ha voluto senza tentennamenti. Dimostri la Todde che la Stato Regioni ha mandato un documento ufficiale al quale lei e l’assessore Cani si sono opposti“.
Cani minacciava di bloccare la conferenza stato-regioni, presieduta proprio dalla Sardegna.

La bozza del decreto conteneva dei trucchi:
Trucco numero uno. Il 60% dell’offshore non veniva conteggiato tra i 6.2 gwp.
Trucco numero due. L’offshore non è nelle disponibilità della regione e non può essere bloccato.
Trucco numero tre. Le regioni non avevano potere decisionale sulle aree di installazione.

Mercoledì 5 giugno il governo sardo ha ricevuto a consultazione diversi gruppi interessati, tra cui il Coordinamento dei Comitati, il Grig e l’Anci, ma anche Terna (di cui non si conoscono i contenuti degli interventi), Italia Solare, Legambiente e WWF. Secondo quest’ultimo, l’aspetto paesaggistico è secondario rispetto alla transizione. Il WWF riesce a citare la siccità come problema dovuto al cambiamento climatico. Le forzature contro la realtà empirica suscitano sospetto, chiunque sa che in Sardegna la siccità è una costante da che mondo è mondo, fin dai riti propiziatori che invocavano Maimone, dio della pioggia. Semmai esiste un problema di gestione delle dighe non collaudate e delle reti idriche, se ancora lasciamo scorrere l’acqua a mare. Qui trovate una sintesi di tutte le posizioni emerse.

Dopo la trattativa, la conferenza Stato-Regioni, il 7 giugno, ha approvato all’unanimità il decreto che risolve il problema dell’offshore, conteggiato al 100%, e della piena autonomia delle regioni rispetto alla scelta delle aree idonee.

Todde canta vittoria, chiama i ricordi di Draghi col loro nome, ma rimangono irrisolti questi trucchi:
Trucco numero quattro. I gwp sono comunque troppi, i più alti di tutta Italia in base alla popolazione.
Trucco numero cinque. Tra i 6.2 gwp, non vengono conteggiati i gwp già installati prima del 2021, la Sardegna ad oggi ha già 2 Gwp di fer installati, bisognerebbe capire quanto è stato installato prima del 2021.
Trucco numero sei. Nel decreto non si parla di quota massima, ma di quota minima.


Adesso il decreto passa al Consiglio di Stato, poi sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Le Regioni avranno 180 giorni di tempo per legiferare in applicazione del decreto legge.

Gli entusiasmi di Todde sono totalmente ingiustificati, aveva il dovere di ricontrattare le quote di gwp, fermandole intorno ai 4-5 (come valore massimo), inclusi quelli precedenti al 2021.

Dunque, a chi spetta la prossima mossa? 

Ai comitati, che devono spingere affinché venga installato il massimo possibile di Gw con il fotovoltaico sui tetti, incentivando le comunità energetiche o comunque i privati, rispetto alle multinazionali. Esiste una questione di redistribuzione economica non secondaria, intorno a questa partita: dalle multinazionali alle comunità.

Occorre sfruttare in tutti i modi le soluzioni che non consumino la terra, ad esempio, con i guard-rail stradali. Le uniche “aree idonee” sono quelle che non tolgono la disponibilità della terra e dei mari, su questo ci deve essere una battaglia forte, eventualmente anche con una proposta di legge popolare.

qualenergia.it

In tutto questo, il Tyrrhenian Link non c’entra nulla.
È approvato dal ministero, non viene messo in discussione da Pichetto Fratin e nemmeno da Todde, che anzi conferma di volerlo fare.

Lunedì 3 giugno il Comitato No Tyrrhenian Link ha avuto un incontro con la città Metropolitana per discutere dell’opera (qui il video).

È emerso di fatto una impotenza dei sindaci, nonostante l’art.118 della costituzione italica (ci tocca citarla nonostante sia pessima, nasce dalla paura di un nuovo ventennio, dunque troppo rigida, soprattutto nell’art.5) dica che “le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”.
I comuni contano pochissimo, la città Metropolitana qualche mese fa ha autorizzato l’espianto degli ulivi di un terreno selargino acquisito da Terna. L’operazione non aveva nulla di “esercizio unitario”.

Assente Graziano Milia perché “oggetto di atti intimidatori sui social“.
Solidarietà a Milia, ma avrebbe dovuto denunciare alle autorità, non sottrarsi al confronto civile, in cui le contestazioni sono lecite. Peraltro, pare che sia più un insulto che una minaccia indirizzata direttamente al sindaco, perché estrapolata da una chat WhatsApp (estranea al Comitato), dunque un contesto privato.

Dalla seduta con i rappresentanti metropolitani, viene fuori una richiesta di incontro con Todde e la proposta, ripresa da Lilliu (PD), che è anche consigliere comunale a Selargius, sulla possibilità di bloccarlo, perché le stazioni si sovrappongono al progetto, già approvato e parzialmente finanziato dalla città Metropolitana, della vasca di laminazione, necessaria per il rischio idrogeologico dell’area. Questa criticità già fa parte degli elementi del ricorso straordinario al presidente della repubblica e si è discusso ampiamente nel contesto selargino.
La domanda è perché la città Metropolitana non si è opposta prima?

A Selargius, i consiglieri comunali di minoranza, più due di maggioranza, hanno votato per il ricorso. Questi consiglieri hanno lottato nel consiglio comunale, non si può che dargliene atto, non solo con energia, ma anche con buona intelligenza tattica e strategica, ribaltando la situazione numerica non favorevole, con l’appoggio del pubblico, dodicesimo in campo.
Rimane però un problema. Il PD e i Progressisti hanno sostenuto Todde in campagna elettorale, mentre diceva di voler procedere con il Tyrrhenian Link, e tuttora la sostengono mentre conferma la sua posizione favorevole al cavo e alle stazioni. 
E questo è un problema. Il Tyrrhenian Link non è un dettaglio per un paese come Selargius e per la Sardegna.
La moral suasion, in quanto partiti principali della maggioranza nel consiglio regionale, dovrebbe essere molto più pressante. Eventualmente, anche minacciando la rottura.

Breve storia triste: in tutto questo, dov’è il mondo degli intellettuali sardi?
Da un dibattito interno ai comitati:
“bisogna coinvolgere il mondo della cultura”.
“ma se deve essere il popolo a coinvolgere gli intellettuali, che razza di intellettuali sono?”
Fine della breve storia triste.

Segnaliamo questi:
La protesta sarda contro l’eolico è stata portata all’Università di Cambridge grazie a Sara Corona, archeologa di Jerzu, che unisce le contestazioni dell’Isola con quelle zapoteche in Messico e Saami nel nord Europa.

Cinema. Una donna lotta contro la speculazione nella sua terra. Al cinema ‘Anna’ di Marco Amenta, storia di (doppia) resistenza.

Àteras novas de sa chida

La questione energetica va chiusa al più presto, la politica ha creato dal nulla un’emergenza, quando la Sardegna sta affogando tra le emergenze.

Sanità, gli ospedali affogano, sos a Cagliari: “Boom di accessi ai pronto soccorso e mancano 500 medici di base”.
Via al piano statale contro le liste d’attesa, esami e visite anche nei weekend.
I medici che dicono? Se il problema è la scarsità di personale, c’è da dubitare che si risolva in questo modo. Nel frattempo le università sono ancora a numero chiuso.

Siccità. La siccità non mette fretta alla politica e si continua a sprecare acqua dalle vecchie tubature. Ad Olzai, invece, la sindaca Maddalena Agus trova alcune soluzioni: “Olzai, perla rara in tempi di siccità, insegna a tutti come si gestisce il bene più prezioso”, dimostrando ancora una volta la qualità degli/delle indipendentisti/e al governo.

Incendi. Inizia l’estate degli incendi in Sardegna: 16 roghi in un giorno, mentre la forestale denuncia difetti sui pick-up dell’antincendi appena comprati dalla Regione: «Non usateli fino alla soluzione». Comunicazione dei vertici di Forestas sui mezzi forniti con l’appalto da 13 milioni. Il direttore generale Casula: «Sversamenti dai serbatoi con il calore, in corso l’intervento risolutivo». Cioè, buttano benzina sul fuoco?

Servitù militari. Alessandra Todde parla di “esercitazioni green“, dopo che in campagna elettorale le aveva chiamate “esercitazioni sostenibili”.
Continua l’abuso orwelliano dell’aggettivo “green” per giustificare qualsiasi cosa (tipo i bombardamenti). Come si fa a non diffidare di chi parla di green, in queste condizioni? Ma soprattutto, è comunicazione efficace, c’è qualcuno che ci crede?

Insularità. Nuovi voli per la Sardegna: ok dell’Ue al piano da 30 milioni di euro.
Antonio Moro, ex assessore al turismo, si intesta il risultato.

Turismo. Appena 15 milioni di presenze all’anno contro gli oltre 36 di Bolzano. La Sicilia cresce più velocemente, Baleari e Corsica irraggiungibili”, l’assessore al turismo Cuccureddu «Non si produce ricchezza, troppa stagionalità. Non siamo una regione turistica».
Antonio Moro si intesterà anche questo risultato?

Terre rare. Sardegna “scrigno” di terre rare. Urso: «Presto il decreto per riaprire le miniere».
Nuove servitù predatorie in arrivo, finirà mai lo sfruttamento coloniale?

Earth Telescope. “In Sardegna si studierà il cuore della Terra: nasce Earth Telescope. Nascerebbe a Sos Enattos una sorta di hub della ricerca sia per l’astrofisica, sia per la geologia: l’idea presentata oggi a Roma dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.”

Beni identitari. Villasimius, restaurata la torre di Porto Giunco, non tutta la popolazione è soddisfatta del risultato.

Vìdeo de sa chida

Sabato 15 giugno 2024. Saccargia.


Immagine: Wikipedia

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