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Le tre vie per bloccare il Tyrrhenian Link

de Ivan Monni

La moratoria di Todde non include il Tyrrhenian Link, per cui ora la situazione rischia di sfuggire di mano.

Il 21 maggio Todde incontrerà Pichetto Fratin è sarà forse l’ultima occasione per rimetterlo in discussione del tutto (è la via politico-istituzionale per bloccarlo).

Qualcosa è cambiato nella lotta, segnaliamo questi fatti:

  • L’anemometro di Sanluri che cade (leggi l’articolo)
  • A Noragugume, la macchina escavatrice e la trivella dell’azienda spagnola costruttrice dell’impianto fotovoltaico hanno preso fuoco (leggi l’articolo)
Anemometro di Sanluri: YouTG
Macchina escavatrice bruciata: YouTG

Selargius. Nella mattina del 15 maggio, nelle campagne adiacenti la vecchia stazione elettrica, Terna aveva intimato il decreto di occupazione di urgenza ad un proprietario terriero, una persona anziana, insieme ai suoi fratelli e sorelle, in un contesto in cui c’erano 24 tra poliziotti e carabinieri a far da cornice. Hanno firmato, ma c’è da chiedersi se e quanto la presenza imponente delle forze dell’ordine, a sostegno del tecnico Terna, abbia influito nella decisione degli anziani.
“Eccesso di potere“, ancora una volta, da parte di Terna?

Ha girato mezza Italia il video dell’atto di resistenza non violenta di Matteo Pedditzi, che ha bloccato le trivelle. Una grande vittoria, gli operai hanno smontato la trivella, pinnigaus is paperis e torraus a domu.

Matteo Pedditzi. Ph Sa Barracca de su Padru

Lo stesso pomeriggio, in un consiglio comunale selargino militarizzato, con poliziotti della Digos ripresi a fotografare il pubblico (e stoppati dagli stessi consiglieri comunali) il sindaco Pierluigi Concu, tra le contestazioni del pubblico per troppa reticenza sui fatti accaduti la mattina, comunica che il ricorso straordinario al presidente della repubblica (subìto, non voluto e non votato dal sindaco stesso) per il Tyrrhenian Link si sposta al Tar, ed è una buona notizia. Il sindaco Concu, tuttavia, ha glissato e non ha attivato la sospensiva che potrebbe bloccare immediatamente i lavori. Ed è una cattiva notizia.
È la via giuridico-legale per bloccare il Tyrrhenian Link.

Il dubbio è che senza questo ricorso i lavori sarebbero già in fase molto più avanzata.
La certezza è che senza le pressioni popolari del comitato non ci sarebbe stato ricorso.

Nel successivo consiglio comunale di giovedì 16 maggio, invece, il Comitato ha invitato tutti i sindaci coinvolti contro il Tyrrhenian Link, affinché facciano fronte comune con Todde.

L’azione di Matteo Pedditzi ha riaperto una pratica che per il governo sardo sembrava chiusa, se lo stesso giorno l’assessore all’industria Cani ha chiesto un incontro con Terna: “Chiediamo a Terna di chiarire quali siano i benefici che la Sardegna ricaverà dal Tyrrhenian Link“.
Posta in questi termini, la domanda è capziosa.
Si può anticipare la risposta di Terna, che dirà che serve per la stabilizzazione per avviare il phase out del carbone, cioè una bugia. La quasi totalità della produzione delle centrali a carbone equivale all’export attuale di energia sarda, dunque le due centrali si possono chiudere azzerando l’export, e installando fotovoltaico sui tetti.

Finora, quella dei comitati, è stata una lotta che ha consentito di informare la popolazione e di mettere l’argomento in cima all’agenda politica. I due risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora è il tempo in cui è necessario passare alla proposta per un piano energetico sardo, a misura dei sardi, bloccando questa gigantesca redistribuzione economica al contrario. L’eolico significa grande capitale. Sui tetti dei sardi, secondo uno studio dell’ente energetico dell’UE, sono disponibili 3 gwp. Prima sfruttiamo quelli.

La lotta è natzionale (sarda)

In tutta la Sardegna nascono nuovi comitati, uniti in coordinamento, ma contemporaneamente si diffondono e nascono nuovi gruppi di protesta spontanei
È lotta di liberazione popolare (la terza via della lotta, la più importante, che sostiene e sorregge le altre due), partecipata il tanto che basta ad aver posto la questione speculativa in cima all’agenda politica. La Sardegna è viva!

Molti sindaci si stanno opponendo, chi convintamente dalla prima ora, chi per opportunismo, chi perché convinto a furor di popolo a schierarsi e a legiferare in tal senso (vedi Gallura e Selargius).
Sa Corona de Logu (gli amministratori indipendentisti) solidarizza con Matteo Pedditzi e si schiera contro la speculazione energetica.

Trainata da Mauro Pili, l‘Unione Sarda, per qualche ragione, ha da tempo sposato la battaglia, ed ora sembra aver trovato il connubio con il Comitato scientifico per l’Insularità in costituzione capitanato da Maria Antonietta Mongiu, che piazza la sua proposta-bandiera (bocciata da Paolo Maninchedda).
Dunque, la borghesia sarda è pesantemente in campo, per una volta schierata dalla parte anticoloniale.
Quale sarà il tornaconto lo vedremo in seguito, per ora è un pezzo di società influente, utile alla lotta anticoloniale.

A Foras, dopo aver sostenuto le battaglie contro la speculazione energetica, organizza per il 2 giugno una manifestazione contro l’occupazione militare e il comitato No Tyrrhenian Link parteciperà con le proprie bandiere. Ancora le esercitazioni continuano, nell’isola militarizzata.

Nel frattempo arrivano in Sardegna 8 container radioattivi, provenienti da Cremona, ma vengono rispediti al mittente; la questione scorie è sempre in primo piano.
Il comitato NoNucle ha recentemente partecipato alla manifestazione selargina del Comitato No T.L., e le collaborazioni continueranno e parteciperà con le sue bandiere alla manifestazione del 30 maggio.

Quella contro la speculazione energetica è diventata una lotta anticoloniale con una matrice unificante nazionale sarda. Borghese (o almeno quel poco che esiste di borghesia) e popolare allo stesso tempo, che unisce diverse istanze di difesa del territorio. 
La questione nazionale va posta non per una questione idealista e romantica, ci confrontiamo oggi in un contesto globalizzato molto più materialista. La Sardegna deve partecipare al coro globale con la propria voce, senza uniformarsi alle altre, silenziando la propria identità.
Il colonialismo culturale precede quello economico.

Se non viene inquadrata in un’ottica nazionale sarda, dunque identitaria, la lotta rischia di risolversi in una mera rivendicazione simile ad una grande ed estesa insularità in costituzione (che ora vogliono portare in Europa): perfettamente inutile.
Il rischio che i vuoti si riempiano è altissimo, per cui nelle lotte anticoloniali anziché cantare “Procura de moderare” rischiamo di sentire rullare i tamburi al canto di “Pro s’onore de s’italia e de Sardigna“, come se non ci fosse contrapposizione tra colonizzatore italiano e colonizzato sardo.

La nation building italica, come liquido informe, è sempre pronta a riempire gli interstizi vuoti. La lotta anticoloniale deve essere sorretta dalla battaglia culturale, per avere lunga durata.
Lo stesso Matteo Pedditzi, bloccando la trivella di Selargius, ha fatto abbondante uso della lingua sarda. Dai piani alti continentali di Terna avranno certamente visto il video, ma difficilmente avranno capito tutto quanto.

Per fortuna, anche diversi indipendentisti, mentre negano la questione identitaria, la praticano costantemente nei fatti: quando si parla di lingua, di storia, di togliere i simboli italiani (e di erigerne altri) e quando, appunto con questa battaglia, si difende il patrimonio paesaggistico identitario.
La questione identitaria è un po’ come la prima regola del Fight Club: della questione identitaria non si deve parlare.
Ma si pratica, dunque va bene così.

Lo storico Alessandro Barbero ha fatto una criticatissima lezione di storia medioevale sarda, che Omar Onnis ha smontato pezzo per pezzo, e il punto è sempre lo stesso: Barbero ha cercato di ricondurre la storia sarda dentro quella italiana.

In parte è naturale, il mestiere di storico è parente stretto del di quello del giornalista, Montanelli o Mieli sono stati degli esempi, da questo punto di vista. Cercare di raccontare una storia cronachistica, senza visione politica è impossibile, oltreché non auspicabile.
Tutto è politica, figuriamoci la storia, che riguarda proprio le vicende umane. Da qui non si sfugge. Il punto è un altro, cioè se quello che si afferma si regge su solide basi logiche e metodologiche.

Le parole di Barbero ci sembrano tanto più dissonanti e parziali, quanto più divergono dalle “nostre” posizioni, e tanto più le parole di Omar Onnis ci sembrano corrette ed imparziali, quanto più si avvicinano alle “nostre” posizioni. Ma a grattare la superficie, quella di Omar Onnis è la stessa operazione politica di Barbero, ma di segno opposto.
Ed è giusto che sia così, non esiste verità storica, ma solo punto di vista “egemone” / “subalterno”, e quest’ultimo, in Sardegna, ha iniziato a riprendersi i suoi spazi solo da poco tempo.

Per restare in tema “decolonizzazione del pensiero”, Filosofia de Logu esce con il secondo libro, Questione sarda e discorso decoloniale, curato da Gianpaolo Cherchi, Federica Pau, Meltemi editore.
Acquistatelo, leggetelo e diffondetelo, non è detto che tutto sia condivisibile, ma è certo uno dei punti di ripartenza per l’elaborazione e per il dibattito.

Le disavventure di un mancato re

Infine, un fatto curioso che riguarda Tziu Lai, per la TV Uno4, mentre, il 1 maggio a Cagliari, intervistava il mancato re, Emanuele Filiberto.

Lo sberleffo è uno dei tanti strumenti di “lotta politica”. Tra tutti, quello più dissacrante, che mette alla berlina il potere. L’onorevole Trombetta, senza più valigie, dissacrato da Totò viene sbeffeggiato con un “ma mi faccia il piacere“, con relativa spinta sul gomito. Altre volte Totò andava giù di pernacchia, strumento dissacrante ormai in disuso. Il dito medio (che in Sardegna ha sostituito is ficas, pollice tra indice e medio in pugno chiuso) va oltre lo sberleffo, per alzare il livello dell’irriverenza.

Accade che il quasi re, Emanuele Filiberto, viene avvicinato da uno sparuto gruppo di repubblicani mazziniani che, inizialmente accenna un tentativo di contestazione, con un “viva la repubblica” mentre dispiegavano una bandiera repubblicana. Dopo un breve scambio di battute, il diversamente sovrano tira fuori l’asso nella manica, esclamando “viva l’italia“.

I repubblicani, tradendo i principi mazziniani, oltre che i loro intenti iniziali, garibaldinamente obbediscono e, sull’attenti, gli stringono la mano. È la fotografia della confusione dei repubblicani (ma anche monarchici) in nome del nazionalismo italiano.

Arriva però l’imprevisto!
Un ragazzo, abbastanza giovane, e abbastanza irriverente, si avvicina e, furtivamente, attacca l’all’incirca re, con il più disgustoso degli sberleffi: la serca (lo sputo).

Se tra nobili la sfida veniva lanciata con il guanto, nel sud Sardegna si usava mettere la saliva sul naso. Il dado è tratto, il simbolico regicidio morale è stato compiuto. L’attentatore salivale scappa rapidamente, dopo aver parzialmente lavato soprusi di tante generazioni.

Non si scandalizzino i disgustati perbenisti, l’onta verrà ripulita con semplice acqua e sapone. I suoi avi hanno, invece, aciotau, imprigionato, squartato, impiccato, bruciato parecchi sardi.
Tuttavia, per l’anno prossimo è meglio appostarsi e regalargli il libro di Prof. Casula (“Carlo Felice e i tiranni sabaudi”).
Purché, come il suo bronzeo avo, non sia “avulso dalle lettere“.

Qui il video.

Imàgine de sa chida

Consiglio comunale di Selargius. Trova l’intruso.

Àteras novas de sa chida

Ennesima centrale eolica in Sardegna: “La speculazione energetica gioca ai dadi il territorio sardo”. È il risultato della moratoria sbagliata, che non blocca le nuove richieste e che ha utilizzato lo strumento (disegno di legge) errato, che non ha immediatezza.

Regione, il Mef “avverte” Todde: «Sanità sarda a rischio commissariamento». Bartolazzi se la prende comoda nell’insediarsi e mentre studia i dossier esclama:
Ho sviluppato la mia idea: ho pensato, per esempio, di agire inizialmente sui medici di medicina generale, sfruttando l’Autonomia regionale, permettendo loro di accedere alle scuole di specializzazione fuori borsa, cioè su posti aggiuntivi.

Todde, un milione di euro per lo staff: raffica di nomine dopo l’elezione in Sardegna. Ma lei rivendica: in passato erano di più.

Mare Aperto 2024, banchine del porto di Cagliari militarizzate: navi da guerra attraccate nei moli dello scalo storico e di quello industriale: tutto pronto per la gigantesca esercitazione che “invaderà” il mare della Sardegna.

C’è un sommergibile tra le cozze nel Golfo di Olbia. La Sardegna sempre più militarizzata. Dall’autorità marittima nessuna comunicazione ufficiale sulla presenza del sottomarino in banchina, che comunque non è una novità.

Genoni, lo strano caso della lista di candidati militari: «Sconosciuti in paese». Una lista civica composta da soli militari. Inquietante.

«Dissalatori solo come ultima scelta». Da Abbanoa glissano sui dissalatori, piuttosto fanno notare che dall’invaso nord-orientale pescano solo il 30 per cento di acqua.

Atòbius e Manifestadas

  • Oggi (18 maggio) torna a Cagliari “Aperinsardu”: l’aperitivo in Lingua Sarda, nel locale Su Tzirculu di via Molise 58 a Cagliari, alle ore 18, organizza Assemblea Natzionale Sarda (ANS)
  • 19 maggio, passeggiata a Uta, Comitato per la difesa del territorio di Uta
  • 22 maggio, Berchidda, Assemblea pubblica organizzata dal Comitato di Gallura
  • 22 maggio alle ore 19 – Est arribendi sa Còrsica Cup. La Natzionale Sarda di calcio sfida la Corsica, ecco tutti i convocati. La partita sarà visibile su Telesardegna.
  • 30 maggio, Manifestazione in regione contro la speculazione energetica, organizza il Coordinamento dei Comitati Sardi contro la speculazione energetica
  • 2 Giugno, Manifestazione contro l’occupazione militare, in solidarietà con il popolo palestinese, organizza A Foras
  • 15 giugno, evento a Saccargia

Immagine di copertina: Il Fatto Quotidiano

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