Quando la giustizia, in Sardegna, è diventata malaugurio? – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia
L’ipotetica e fantasiosa ricerca del momento esatto in cui, in Sardegna, la parola giustizia è diventata un malaugurio, è un esercizio capzioso, ma non inutile. Se non altro perché il tentativo porterebbe alla luce alcuni ragionamenti e, forse, alcune conclusioni.
Scòviu (spoiler): non c’è un momento esatto, ma una costante e graduale perdita del significato.
Per i continentali che ci leggono, “ancu ti pighit sa giustìtzia” (ti prenda la giustizia) “sa giustitzia t’abruxit” (la giustizia ti bruci) e così via, sono frequenti improperi, qualche volta detti in modo giocoso, molto spesso come maledizione.
Il momento NON è da ricercarsi prima della Carta de Logu, nel periodo giudicale, in cui la Giustizia, in relazione a quei tempi, aveva raggiunto livelli altissimi.
Proviamo ad immaginare che il momentum sia successivo al periodo di Mariano IV ed Eleonora d’Arborea (‘300), con la Sardegna divisa in due: il Giudicato d’Arborea (la naciò sardesca, su Rennu) e il Regno Sardo (gli aragonesi).
Gli aragonesi portarono in dote il feudalesimo, i baroni, e i sardi diventarono servi della gleba.
In Sardegna non c’era mai stato il feudalesimo. Mariano IV affrancò tutti i sardi dalle poche forme di servitù presenti. Una rivoluzione per quel tempo.
I feudatari aragonesi portarono nuove decime.
Mariano IV affrancò per 10 anni i paesi che passavano con il Giudicato. Le tasse si pagavano ognuno secondo la propria forza, anticipando un embrionale principio di progressività delle imposte.
In Sardegna il patrimonio del Giudice era separato da quello del Giudicato.
Gli aragonesi imposero gli usi feudali. I baroni erano proprietari di uomini e donne del feudo.
Nel Giudicato d’Arborea una legge garantiva che la donna, se abusata, non era costretta al matrimonio riparatore, doveva ricevere un risarcimento economico e in più la dote.
In Italia, dobbiamo attendere il 1981 per poter vedere abrogato il delitto d’onore.
Meno male che l’Italia doveva farci entrare nella modernità!
A fianco ai malauguri riguardanti la giustizia c’è quello relativo a su Buginu, (“ancu ti pighit su Buginu”, ti porti via il Buginu, per i continentali).
Il ministro piemontese Bogino, al suo arrivo, sarà stato informato con estrema riverenza e delicatezza, sul fatto che in Sardegna il termine catalano “Botxì” significava boia.
Per contro, i nostri bisavoli si saranno divertiti con battute, in rima o meno, riattualizzando il significato di Botxì, calzandolo sul nuovo ministro. Il Bogino istituì la lingua italiana quale lingua ufficiale, con l’obiettivo di despagnoleggiare l’isola. Botxì lo fu davvero, almeno della lingua sarda.
La mala giustìtzia era quella che ha fatto, e che fa ancora oggi, coincidere la legge con l’interesse del dominatore di turno.
I 33 anni di prigione di Beniamino Zuncheddu rappresentano uno dei punti più bassi della giustizia (italiana) in Sardegna.
I 33 anni sono il simbolo del sacrificio di Cristo, tradito dalla polizia (“sa giusta”, in gergo cagliaritano) che ha istruito il testimone, e lo ha crocefisso da innocente.
33 anni in cui Zuncheddu è morto ogni giorno. E con lui la giustizia.
Àteras novas de sa chida
Mala Giustìtzia
L’allevatore Beniamino Zuncheddu ha passato 33 anni in galera con l’accusa di avere consumato una strage, uccidendo tre persone e ferendone una quarta, nel gennaio del 1991 a Sinnai (Cagliari).
Polìtica e tzerachìa
Inizia la maratona politica, con la situazione caotica nel fronte italiano e ancora silente nel fronte dell’autodeterminazione
Ambiente & Speculatzione
Numerose irregolarità nel dup (documento unico di programmazione) che infatti è stato rivisto e approvato senza il passaggio che inizialmente prevedeva le compensazioni per il Tyrrhenian Link.
Ma i carabinieri erano lì perché chiamati dal sindaco per paura di proteste popolari
Insularidade costitutzionalizada & Trasportus
Economia Coloniale
Vàrias
Imàgine de sa chida
Immagine copertina: S’Indipendente
La storia di Sardegna, Francesco cesare casula, Carlo Delfino