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Ri-costruire la nazione sarda? (mentre Comandini ammazza Angioy)

Il 28 aprile del consiglio regionale sardo è stato un fluente sanguinio di orecchie.
Per Comandini i martiri della Sarda rivoluzione morirono per l’autonomia.
Comandini non solo ignora la storia. Durante il discorso nell’aula, dopo i tre inni, ha tenuto a rimarcare che siamo sardi, ma anche italiani, ma anche europei.

Perché ha tenuto a rimarcare questa triplice appartenenza, nel giorno de Sa Die de sa Sardigna?
Suona come autogoal di un potere spaventato, che ci tiene a delimitare i confini per paura che l’euforia “sardista”, unita al sentimento di ribellione antistatale e antispeculazione possano unirsi nel giorno de Sa Die.
I rivoluzionari di fine settecento parlavano di nazione sarda, non di regione autonoma, Comandini aggiorni il vocabolario, la sua operazione è storicamente inaccettabile.

Angioy morì per la Repubblica Sarda. Come ha fatto notare Omar Onnis, era un nobile, era ricco, aveva delle importanti cariche, come giudice della reale udienza, ma scelse di stare dalla parte dei sardi e perse tutto quanto. Morì povero.
I podatari che siedono oggi in via Roma, con l’inno d’italia, cercano di ricondurre dentro la normalizzazione autonomista una festa che dovrebbe ricordare il tentativo di ricerca dell’indipendenza sarda.

Le tre appartenenze hanno lo stesso valore e significato politico?
Sono sardo (di nazionalità e per sentimento), sono italiano (per cittadinanza, cioè per costrizione), sono europeo (qualsiasi cosa sia l’Europa oggi, non è uno stato, non è una confederazione, è una unione sovranazionale, ma con moneta e con parlamento eletto).
Non mi riconosco nei tratti del profilo italiano ed europeo che ha colonizzato l’Africa, semmai mi sento parte di una colonia interna all’Europa.

Poi è il turno di Todde, che pronuncia alcune frasi in cui sembra parlare la grillina del Vaffa, ante-potere:
Dice che vinse la restaurazione e chi “guadagna da rendite di posizione” e che ci fu chi “collaborò con l’oppressore“, non badando al fatto che lei oggi collabora con il progetto che chiamano “transizione”, ma che è un gran buffet per le multinazionali.
Poi Todde cita parecchie volte Gramsci, ma dimentica che anche l’intellettuale sardo era favorevole alla Repubblica Sarda, in un modo completamente diverso da Angioy, certo, ma la Sardegna si sarebbe fatta stato, facendosi Repubblica.

Todde chiede aiuto al popolo, “perché le istituzioni da sole non ce la fanno“, ma quando il popolo le ha proposto la legge Pratobello ha fatto orecchie da mercante. Il motivo si può solo immaginare, visto che non è stata nemmeno discussa in aula, dunque non sappiamo nel merito cosa pensa di quella legge popolare.

Da qualche mese si discute di Nazione (Sara Corona su Sardegna che Cambia, Federica Marrocu su S’Indipendente), ma guardandola soprattutto dal punto di vista della “nazione” italiana, immaginata e costruita, secondo la teoria modernista, per cui il concetto moderno di nazione nasce con la rivoluzione francese.
Storicamente, contrapposta alla teoria modernista, c’è quella essenzialista, che racconta dello spirito nazionale ed elementi etnici eterni ed immutabili dal tempo dei tempi, è una teoria da rifiutare totalmente.
La teoria modernista funziona per spiegare gli stati-nazione, calza benissimo con l’italia, che con il risorgimento ha letteralmente costruito, in maniera artefatta, la “nazione” italiana. La scuola obbligatoria che cancella le culture precedenti, i libri in stile Cuore (il sacrificio necessario del tamburino sardo) la TV dei Quiz televisivi, dunque apparentemente innocui, che ha unificato la lingua (soppiantando quella sarda) e creato una narrazione comune a tutta l’italia, sovrapponendo la storia italiana su quella isolana.

Se però ci mettiamo dal punto di vista della Sardegna, ed ammettiamo l’esistenza della nazione sarda, la teoria modernista non regge più, per il semplice fatto che non c’è stata nessuna costruzione, semmai una demolizione.
Ma se non c’è stata costruzione della nazione Sarda, su quale teoria poggia l’essere nazione? Se accettiamo la teoria modernista, in assenza di costruzione non esiste la nazione Sarda, ma sappiamo che non è vero, già gli angioyani parlavano di nazione Sarda.

Nel novecento Lussu parlerà di “nazione mancata”, Bellieni di “nazione abortiva”.
Il poeta Cicitu Masala su questo punto bacchettò Lussu, reo di aver confuso stato con nazione, e su queste basi Lussu si sbagliava due volte, non solo la Sardegna è nazione, ma fino all’unità d’italia era stato, in quanto regno. Dunque, non si può dire che sia “mancata” o “abortiva”, tutt’al più “perduta”, anche seguendo la logica dal punto di vista “statuale” di Lussu.

Se la teoria modernista calza a pennello con la costruzione dello stato italiano, e l’essenzialismo è da rigettare, è necessario analizzare una terza teoria, che sembra calzare meglio con la nazione sarda. Anthony Smith nel suo libro La Nazione, storia di un’idea (Rubbettino) analizza il concetto di nazione basato sull’etnosimbolismo. Smith proviene dal modernismo, ma se ne distacca perché la teoria modernista non calza con tutte le nazioni analizzate.
Al centro sono i miti, la cultura (sospesa a metà strada tra l’etnico e il civico), e i simboli identitari. Per cui so per certo che noi sardi siamo totalmente diversi dai nuragici, ma ancora oggi mi riconosco in quel paesaggio fatto di migliaia di torri, che hanno nel tempo assunto una funzione diversa, da templi (o fortezze?), a tombe, fino a diventare ovili, o nell’attualissima funzione di difensori del paesaggio contro la speculazione energetica. Non è un caso che la sovrintendenza denunciava nel 2024 la “sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto“.

Riconosco un paesaggio nuragico come elemento identitario attualissimo, pur non avendo nulla in comune con un sardo nuragico: non mi riconoscerei in loro, non capirei la loro religione, e sicuramente nemmeno il linguaggio.
Scrive Smith, a pag. 108: “Gli approcci etnosimbolici indicano i possibili legami tra le identità culturali collettive precedenti e le nazioni moderne, pur tenendo conto delle discontinuità storiche tra di esse e dell’eventualità di nuove ricombinazioni tra categorie e comunità etniche nella formazione delle nazioni recenti.” Dunque, ammette una identità non statica nel tempo, che, mescolando categorie e nuovi apporti etnici, si modifica, ma che in ogni periodo si ricostruisce e si riconosce nella propria fase storica.
Scrive ancora che, “porre l’accento sulle componenti culturali e simboliche ci consente di evitare riferimenti biologici nell’affrontare il fondamentale problema della forza emotiva del nazionalismo e della sua capacità di ispirare la devozione e il sacrificio delle masse“.

Se la teoria modernista non calza con la nazione sarda, perché non spiega su cosa si fonda, manca l’elemento “costruzione”, l’etnosimbolismo tuttavia mette troppa poca enfasi sull’elemento politico, pur non negandolo, della nazione che si costruisce (ri-costruisce nel caso sardo) nelle battaglie politiche, civili e sociali.
Insomma, al di là di come la si pensi sulle teorie, costringere tutte le varietà di casistiche ad un’unica teoria valida per tutti sembra una semplificazione estrema che, sintetizzando, si allontana dalla realtà fino a renderla inspiegabile con quelle lenti.

Ecco che la politica italo-centrica, Comandini in testa, riconduce la nazione sarda all’interno dello stato-nazione italiano, declassandola a regione, ponendo Angioy tra gli autonomisti e non tra chi voleva una Repubblica Sarda indipendente.

Ecco che l’inno d’italia non è una gaffe, ma un progetto ben congegnato per riportare dentro lo stato-nazione italiano le prerogative e le istanze politiche sarde, e soffocare sul nascere i tentativi di ri-costruzione di una identità nazionale sarda che la società civile sta portando avanti, anche nelle giornate de Sa Die, ormai festeggiate in tutta la Sardegna.

Ecco che la politica sarda, Comandini in testa, ammazza per la seconda volta Angioy, Obinu, Mundula, Cilloco, Sanna Corda, i martiri di Palabanda e tutto il popolo sardo che credette in un possibile cambiamento.
Chi si ricorderà di Comandini fra qualche anno? Ci sarà qualcuno in futuro che proporrà la statua di Comandini al posto di Carlo Felice, come proposto per Angioy da più parti?
Non rimane che portare sul terreno dell’ilarità i maldestri tentativi neo-nazionalisti italiani di Comandini & CO.

Propaganda militarista-nazionalista italiana

Dopo il 25 aprile, Sa Die de sa Sardigna, la festa del lavoro e Sant’Efisio, arriverà la festa della repubblica del 2 giugno, una festa militarista, sciovinista e propagandista.

Nell’attesa di quella data, i militari scaldano i motori e creano un evento propagandistico al di sopra di qualsiasi limite del decente.
Sfruttano la malasanità per propagandare l’esercito come servizio civile e l’esercitazione Joint Stars 2025, con il grave concorso di colpa della regione Sardegna, del comune di Cagliari, e varie sponsorizzazioni, tra cui colpisce ancora una volta Terna, la Nuova Sardegna e addirittura il logo Arnas Brotzu.

“Cagliari è pronta ad accogliere la Joint Stars 2025. Pianificata e condotta dal comando operativo di vertice interforze (COVI), la JOST è l’esercitazione nazionale interforze più importante della Difesa, alla quale partecipano tutte le forze armate italiane, le agenzie e i corpi armati dello Stato.”

Al di là dell’operazione vergognosa, propagandare il bombardamento della Sardegna speculando sulla malasanità, e sui bambini, non è una buona comunicazione. Associare poi, guerra ad ospedali crea mentalmente il collegamento consequenziale tra danno e cura.

Questo tipo di comunicazione funziona solo su menti deboli e poco allenate alla propaganda mediatica, specchietti per allodole, ci sono diverse iniziative contrarie che si stanno mobilitando.


Black Out, azzerare la “transizione” per ripartire con la Transizione

Quello che è successo in Spagna, e quello che è successo in Germania qualche mese fa, costringe tutti quanti a ripensare il concetto di “transizione”. Qualche giorno prima la Spagna aveva festeggiato il 100% di produzione da rinnovabile.
Le cause sono ancora incerte, e questo ritardo nell’analisi è ancora più allarmante del blackout stesso. Per ora, il dito viene puntato su un disallineamento tra domanda ed offerta di energia, in particolare data l’instabilità delle rinnovabili, che avrebbe avuto effetti sulle reti non adeguate.

Cosa rimane dello studio del Politecnico sulla Sardegna 100% rinnovabili dopo questo blackout? Resta il fatto che l’Università italiana è completamente asservita alla narrazione e agli interessi del potere, non a caso il Politecnico ha appena stretto un accordo con Terna.
Per l’ingegnere professore dell’Università di Cagliari, Alfonso Damiano, intervistato a Radiolina: «anche la Sardegna è a rischio».

La Transizione va ripensata, sia sulla base di un problema pratico e tecnologico, e su questo è necessario abbandonare le ideologie: 100% fer è un obiettivo, ma va rivista la sostenibilità, dunque le tecnologie e le tempistiche. Riempirci di batterie al litio non è la soluzione, la toppa sarebbe peggiore del buco. Vanno combattute, come va combattuto il carbone.

Ma soprattutto, vanno inseriti anche degli obiettivi politico-sociali, su queste pagine lo scriviamo da almeno due anni.
Le comunità energetiche sono la risposta al capitalismo assistito e predatorio, in cui produzione e consumo appartengono a chi vive nel territorio e l’energia diventa un bene primario come l’acqua.

Intanto arriva la tranche di 18,3 miliardi, la settima rata del PNRR, i fondi saranno destinati a infrastrutture energetiche di nuova generazione, come il Tyrrhenian Link e il potenziamento dell’interconnessione SA.CO.I. 3 con Corsica e Sardegna, la semplificazione autorizzativa per impianti fotovoltaici ed eolici, con nuove zone di accelerazione e il Testo Unico delle FER, e progetti agro-voltaici.

Sul Sole24ore, Davide Madeddu piazza due articoli sull’energia in Sardegna.
Portovesme, un piano da 400 milioni per estrarre litio, il nuovo corso del gruppo Glencore in Sardegna, attraverso la controllata Portovesme srl, che necessitano delle fonderie di San Gavino “ripartita a piena capacità dall’ottobre 2024,” è “iniziata l’attività per il secondo test sulla produzione del Bismuto puro (dalla raffinazione del piombo)”.

Progetto da 450 milioni per la chimica verde per «fare dell’area industriale di Sassari e Porto Torres». «Abbiamo riattivato il tavolo con i vertici dell’Eni e chiesto a Palazzo Chigi di rimettere in piedi il tavolo istituzionale – dice Emanuele Cani, assessore regionale dell’Industria.

Ddl servitù militari, le competenze in via esclusiva allo Stato: è bufera
Rapporto collaborativo/conflittuale tra Sardegna e Italia, per cui arriva sul tavolo della regione il disegno di legge di “Delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile”. La parola magica “sostenibile” è la foglia di fico per tutte le porcherie coloniali.
Todde contesta, «No a delega in bianco al Governo, deve decidere la Regione»,  il disegno di legge «interviene in modo subdolo anche sulle energie rinnovabili».

Scrive la Nuova Sardegna che “in Commissione Difesa alla Camera è partito l’iter del Disegno di Legge 1887, presentato da Fratelli d’Italia. […] Il testo, in particolare l’articolo 15-bis, prevede che le competenze in materia di difesa e sicurezza nazionale siano attribuite in via esclusiva allo Stato, obbligando le Regioni a chiedere autorizzazioni anche per l’applicazione di normative ambientali nei territori occupati da installazioni militari.”

Poltronificio Todde, il PD escluso

Todde sceglie tutte le cariche della sanità (la Nuova pubblica tutti i nomi), sulla base della “riforma”, in disaccordo con il PD. Al di là del faccione eternamente sorridente di Comandini, se nel PD è rimasto qualcosa del vecchio spirito del partito comunista, la cosa non passerà liscia.
Dall’altro lato, i cinque stelle, prendono tutte le poltrone per evitare pratiche spartitorie tipiche della vecchia politica. I Cinque Stelle hanno trovato la soluzione: “spartiscono” tutto da soli. La cosa parrebbe comica, ma è drammatica perché gli elettori continuano a credere alla favola degli onesti.
Abbiamo avuto quattro mesi di esercizio provvisorio perché i Cinque Stelle bramavano le poltrone della sanità.

Intanto il governo italico impugna la legge sarda sulla sanità: «Commissariamenti illegittimi», ma non è una buona notizia.
Nelle questioni sarde il governo italico non dovrebbe immischiarsi, l’intromissione italica significa mortificare anche quel poco che abbiamo di autonomia.

Decadenza Todde
L’avvocato Fercia, che doveva difendere il Collegio di garanzia sulla decadenza della Todde (doppio mandato conferitogli il 4 aprile 2025 dalla presidente della commissione Gemma Cucca, la quale ha recentemente lasciato il suo incarico per andare in pensione) è decaduto ieri, il mandato è stato revocato dal Collegio nella sua nuova composizione.
È evidente che si stanno muovendo forze molto pesanti nel retrobottega della politica sarda.

Uno strano trio contro Todde
Continuità territoriale, gli ex governatori accusano: «La giunta Todde improvvisa».
Ugo Cappellacci, Francesco Pigliaru e Renato Soru contro le scelte della presidente regionale.

Sa Cida in 1 Minutu

Speculazione coloniale. «Il silenzio degli enti sull’eolico offshore». L’ira del coordinamento Gallura:  nessun rilievo sul cavidotto Nurax.

Speculazione coloniale. Comitato di Gallura, paesaggio a rischio: «Il silenzio degli enti sull’eolico offshore», lla Conferenza dei servizi assenti il Comune di Olbia, Autorità portuale regionale e Consorzio industriale

Speculazione coloniale. Pale eoliche, rotta su Cagliari: al porto canale un hub per assemblare gli impianti. Protestano i sindacati

Speculazione coloniale. Un cantiere per le pale eoliche su 225 ettari di zona industriale. Pubblicato l’avviso per la concessione dell’area portuale a Oristano

Siccità, ormai è una scelta drammatica: servire le case o irrigare i campi

Sanità. Chirurgo licenziato dal Brotzu: «Non avevo équipe né sala operatoria»

Giustizia. Sfida con Abbanoa: Adiconsum Sardegna vince la class action: “il risarcimento dei danni si prescrive dopo dieci anni”

Economia. Porti sardi, è boom di crocieristi: +57% nel 2024. Aumenta anche il traffico delle merci

Economia. Stipendi, rimborsi e vitalizi: nel 2024 oltre 93 milioni per i consiglieri regionali

Economia. AES (associazione elettrica sarda) realizza una comunità energetica tutta sarda

Economia. Cagliari, presidio contro i tagli Inps

Economia. In Sardegna non si trovano stagionali? Il sindacato: «Pagateli meglio, il mercato è anacronistico»

Politica. Slitta in autunno il voto per le nuove province: è scontro in Aula sulla proroga degli attuali commissari

Ambiente. Cala Goloritzè spiaggia più bella del mondo, Daniela Santanchè: «Premiato il “nostro” mare»

Ambiente. Ma l’italia è fuori dal mondo, per cui “Addio Sicilia e Sardegna, quest’anno il mare più bello d’Italia è a 1 ora da Roma: una lunga spiaggia dorata e un mare limpido color smeraldo | Ci arrivi con 10€ in treno

Sa Die de sa Sardigna. Carbonia, nel parco archeologico irrompe la rivoluzione sarda, evento organizzato da Assemblea Natzionale Sarda con Adriana Valenti Sabouret

Cultura. Sa Die de sa Sardigna: la rivoluzione sarda rivive a Cagliari, Bono e Alghero

Cultura. Monumenti Aperti, 64 Comuni sardi protagonisti dal 3 maggio

Le inchieste della Nuova Sardegna. Nulvi, chi ha rinunciato alla gita fuori porta ha festeggiato a suon di musica in piazza


Immagine: eaborazione ChatGPT su foto Wikipedia
Prompt: modifica immagine di Angioy con faccia sofferente

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