Sul qualunquismo leggero nell’isola spensierata (“errammo tutti”, atto secondo) – S’Imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia
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Settimana estiva in cui emerge il solito dibattito sugli incendi, (repressione, prevenzione, canadair, carta de logu) ma siamo ancora qui a parlarne. Questa settimana ha toccato il gioiello di Villasimius, abbiamo visto le foto delle macchine carbonizzate e i soccorsi per salvare i bagnanti.
Si parla (ma poco) anche di mafia e camorra, in Sardegna non è nuovo il discorso, ma non se n’è mai parlato abbastanza tantomeno con approfondimenti seri. È il caso di fare i conti con la realtà ed iniziare ad analizzare approfonditamente cosa sta succedendo su questo fronte.
Il collettiva Dignitat e Alghero antifascista hanno organizzato domenica scorsa un’assemblea in piazza civica ad Alghero per riprendersi gli spazi. Ne parla il quotidiano Alghero News: Alghero perde la sua identità, Centro Storico “mangiatoia”: manifestazione

Tuttavia il dibattito è appiattito su questioni solo apparentemente di secondo piano, ma che fanno emergere un certo tipo di Sardegna: esiste un filo rosso che lega i vari Festival letterari, in generale e gli eventi paesani.
Abbiamo visto queste settimane Cazzullo che violenta la storia sarda ad uso e consumo del nazionalismo italiano, Biolchini che intervista Molinari senza fare domande scomode, il Festival Neanche gli dei, con il giornalista Simone Spiga che inneggia la pace ma sostiene il guerrafondaio Putin senza che percepisca le contraddizioni, per cui vanno combattuti tutti i guerrafondai.
Se due settimane fa abbiamo affrontato il problema da un punto di vista della libertà di stampa, questa settimana aggiungiamo Monserrato, noto paese famoso per il vino, per le buche stradali e per il recente botulino (allarme!, grida l’Unione Sarda).
A Monserrato alcuni attivisti protestano perché ospite della festa è la pornostar cagliaritana Martina Smeraldi.
Il sindaco controbatte, trattando da bigotti chi ha protestato, e la questione non è di secondo piano, il rischio che esista un bigottismo all’interno di mondi lontani dal cattolicesimo è reale.
Qualcuno ha risposto “e allora i gay pride?”. Dimenticando che la differenza è enorme, in un caso si tratta di potersi esprimere liberamente, in un altro parliamo del mestiere più vecchio del mondo messo come via breve per il successo e i soldi facili.
Ma non ci interessa la questione moralistica, piuttosto quella contenutistica: di cosa ha parlato (ha parlato?) Smeraldi?
E la seconda domanda è: a cosa servono questi festival? Innalzano il livello culturale? Cambiano la società?
O sono puro svago per finanziare qualche scrittore a corto di idee, o vetrina per qualche sindaco alla ricerca di consensi facili?
A chiudere il cerchio degli ospiti, Vannacci, a cui verrà consegnato a Porto Cervo il premio CUE Eccellenza italiana, premio inventato da un imprenditore per celebrare «quelle personalità che si siano particolarmente distinte nella società, e che abbiano operato con successo riscuotendo il favore del pubblico e il plauso delle comunità». Non si sa perché ha ottenuto la ribalta mediatica.
Il mondo dei comuni italici dal medioevo all’unità d’italia aveva prodotto i migliori poeti, da Dante a Leopardi, hanno avuto il Rinascimento (noi sardi no), musicisti e geni nelle varie arti. L’italia unita, invece, ha prodotto e regalato al mondo fascismo e mafia. Oggi eccelle con Vannacci, segno di un declino costante e inesorabile e da cui bisogna prendere immediatamente le distanze.
Mentre nel mondo sardo esplode la questione autodeterminazione, la protesta contro la speculazione energetica ha fatto emergere una vitalità del mondo sardo inaspettata, gli allevatori combattono per evitare il fallimento sotto la dermatite bovina, a livello politico si moltiplicano gli scontri e i contenziosi tra stato italiano e Ras, la Camorra sta mettendo solide radici e mentre gli incendi devastano la natura sarda, quali modelli stiamo trasmettendo?
Dal mondo “culturale” dei territori, emergono dei modelli qualunquisti, disimpegnati, del luogo comune, “nazional-popolari” (nel senso errato che gli italiani danno al “nazional”) e quando sono impegnati sono modelli patriottico-mitologici, guerrafondai (sostenitori di genocidi inclusi), che parlano alla pancia della popolazione, sul modello del nazionalismo televisivo italiano.
Il problema è che è puro trash, e l’evento di Monserrato non è per forza il peggiore.
D’altro canto, se il mondo nazionalista italiano punta alla pancia e al disimpegno, il mondo dell’autodeterminazione molto spesso pretende da sé stesso estrema rigorosità e rifiuta qualsiasi approccio divulgativo che sia pop, rinunciando a far crescere una narrazione maggioritaria alternativa, rendendosi inaccessibile.
È uno dei limiti del mondo indipendentista, rinchiudersi in sicure e poco rischiose fascinazioni che non siano elitarie e protette, e che garantiscono un riconoscimento nella ristretta area di riferimento.
Mancano i festival letterari in cui si parla di libri sardi (in lingua sarda e in lingua italiana), nonostante in questi mesi siano uscite diverse pubblicazioni.
Consoliamoci, c’è Cuncambias, festival della cultura popolare, tornato dopo un anno di stop, e a breve tornerà Fàulas, il festival che smonta i luoghi comuni sulla Sardegna.
Insularità in costituzione, “errammo tutti”*, atto secondo
Il principio di insularità non decolla: «Il divario tra Sardegna e Italia si è allargato, non ridotto».
A dirlo sono i Riformatori, dunque suona come un mea culpa.
La frase “errammo tutti“, fu pronunciata da Siotto Pintor a seguito della fusione perfetta del 1847, in cui la Sardegna con parere quasi unanime, si schierò per porre fine alle prerogative del Regno di Sardegna per fondersi con lo statuto piemontese. Persi i poteri, qualche anno dopo lo stesso Pintor pronunciò la famosa frase, ma i Riformatori non conoscono la storia e ripetono gli errori, non prima di aver coinvolto tutta la Sardegna in una battaglia surreale.
Errammo tutti?
Non proprio tutti. Gli indipendentisti, come al solito, lo avevano detto (come per la camorra in seguito alle supercarceri, come per la vertenza entrate, come per le basi militari, come per la petrolchimica, …). Veggenti inascoltati in tempi in cui gli slogan qualunquisti e le passerelle mediatiche spadroneggiano: bisogna rimboccarsi le maniche e ragionare in termini di autodeterminazione, concentrare le forze su questo punto, non sul piagnisteo miserabile assistenziale che chiede maggiore dipendenza al “resto della penisola“.
Riprendiamo le parole di Gianbattista Tuveri, a proposito della fusione perfetta del 1847:
A questo grido di pezzenti, non pochi tra i nostri fratelli d’oltremare esclamano, tra stizzosi e beffardi: “Voi poveri, voi affamati, voi che abitate una delle regioni d’Europa più favorite dalla natura. Smettete d’una volta la vostra pigrizia, e con essa la pretensione che l’Italia abbia da fare le spese della vostra poltroneria!” […] Ma quelli che si credono farla da generosi, ora ci promettono un tratto di strada, un quartiere, un carcere, qualche altra opera pubblica, ora giungono al disinteresse di adempiere ad alcuna delle fatte promesse; ora ci mandano qualche migliaio di scudi.
E tosto i lecca-zampe a sbracciarsi in ringraziamenti ed a gridare: “vedete i vantaggi della nostra fusione con un gran regno!”. Generosità da usurai; dimande e ringraziamenti di pezzenti!
Sa Cida in 1 Minutu
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Seconda notiziona: “La giornalista Eleonora Boi, incinta, morsa da uno squalo: è in vacanza con il marito Gallinari”. Non è chiaro se ci sia consequenzialità tra le due cose e se il marito sia geloso
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Immagine: corrieredisiena.it















