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Alcune domande per Mrs. Tyrrhenian link… – S’Imprenta, rassegna stampa dalla colonia

Candidata Alessandra Todde:

Ci racconti di come, da viceministra dello sviluppo economico con deleghe all’energia nel governo Draghi, autore dell’omonimo decreto, ha acconsentito al sacco della speculazione energetica. 

Ci racconti di come ha venduto ai produttori di energia il sud e la Sardegna, isola del sole e del vento, e di come l’energia prodotta deve essere portata al nord, dove l’energia si consuma. 

Ci racconti di come ci ha regalato il Tyrrhenian link, funzionale al trasporto verso il continente (dopo un passaggio in Sicilia) dell’energia che in previsione sarà prodotta in fortissimo surplus. 

Ci racconti di quando è stata fondatrice di Energeya, ceduta a Sungard (azienda che opera nel monitoraggio degli impianti fotovoltaici) e ci assicuri che queste aziende non avranno dei vantaggi da questa ondata speculativa.

Già che c’è, ci racconti di come i cinque stelle hanno governato con Salvini (così come Solinas) di come avete rifiutato gli aiuti umanitari nel Mediterraneo e lasciato morire degli esseri umani, di come avete insultato il PD di aver abusato dei bambini (vecchia accusa, un tempo li mangiavano) e con cui poi vi siete alleati. 

Ci racconti anche di come Conte ha selezionato la struttura sarda-grillina, dal primo coordinatore, fino alla sua candidatura, baratto tra diverse regioni da spartire

Conte prepara gli M5s alle Regionali del 2024: nominati 7 coordinatori provinciali
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Aspettiamo queste semplici risposte, le proposte in campagna elettorale valgono zero se contrapposte ai fatti di segno opposto.

Anche Truzzu, nel centro-destra, è stato nominato a Roma, a Cagliari è stata solo ratificata la spartizione già avvenuta.

Già da settembre i giochi erano fatti e la trattativa era a Roma.

Fratelli d’Italia, rappresentato dal responsabile organizzazione  Giovanni Donzelli e dal ministro dell’Agricoltura  Francesco Lollobrigida, ha messo sul tavolo degli alleati una proposta: non ricandidare il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas in quota  Lega e far correre un esponente di Fratelli d’Italia. Meloniani e leghisti hanno manifestato a Forza Italia dubbi anche su un secondo mandato di Vito Bardi, attuale governatore azzurro della Basilicata che vorrebbe ricandidarsi. Sicuri della riconferma invece sono Marco Marsilio  in  Abruzzo (Fratelli d’Italia) e Alberto Cirio in Piemonte (Forza Italia) che non si candiderà per le elezioni europee.

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Solinas dopo aver chiesto sostegno a Roma per una revisione della scelta che già è avvenuta a Roma (sigh) si rassegna e dal conclave sardista partoriscono un topolino. Non romperanno. Come già scritto ne S’Imprenta della settimana scorsa, la destra riesce sempre a riunirsi con estrema facilità. Ormai Solinas è alla disperata trattativa per un personale salvagente economico. 

Roma prende atto della ratifica.
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Meloni, Salvini, Tajani: il vertice conferma Paolo Truzzu
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Il dramma della destra, ma soprattutto dei sardi, è che se Solinas è stato giustamente defenestrato per il suo malgoverno (che l’ha fatto precipitare come ultimo dei governatori nello stato italiano in quanto a gradimento) viene sostituito da uno dei peggiori sindaci di Cagliari, Truzzu, terz’ultimo nella classifica dei sindaci per gradimento nello stato italiano.
La Cagliari di Truzzu potrebbe riassumersi in àliga & cantieri caotici. Ma è trainato dal trend statale di Giorgia Meloni, che ha affisso manifesti con la sua faccia su tutta Cagliari.

E poi c’è Soru. Che dovrà dimostrare che, dopo vent’anni di malapolitica dentro il PD, con coerenza non tornerà “a cuile”, e che il suo modello è quello dichiarato a Radio X:

“siamo interessati a far nascere anche per il futuro una coalizione o (preferibilmente in futuro, col tempo necessario) un partito sul modello del partito valdostano o sul modello del partito del Sudtirolo e cioè dei partiti nazionalitari che possono raccogliere la maggioranza nelle regioni autonome in cui in cui operano.”

E non quello del siamo pronti a tornare con il PD, come ha dichiarato lui stesso solo qualche giorno prima, causa di infarti vari (per modo di dire) nel mondo indipendentista che lo sostiene:

“ho espresso la mia disponibilità per un progetto comune e per convergere sul nome di una candidatura di mediazione diversa dalle due attualmente in campo”.

Ancora ieri (11 gennaio) Soru ripropone il ritorno a casa.

La dichiarazione di unità con il centrosinistra italiano non coincide con il modello dei partiti nazionalitari sul modello valdostano. Una cosa esclude l’altra. Sta palesando quanto meno confusione.

Oltre al fatto che ancora la sua (opportunistica? obbligata?) ambizione nazionalitaria sarda è impastata con il vecchio linguaggio dello schema italiano: “nazionale” riferito all’Italia e “regionale” riferito alla Sardegna; “elezioni politiche sono quelle italiane”, e quelle sarde relegate ad una mera questione amministrativa.
Il linguaggio è la cartina di tornasole e riferisce di un Soru, in forte travaglio, ma ancora profondamente legato agli schemi italo-centrici.

AAA. Onorevole cercasi.
Il partito indipendentista Rossomori, invece, ha completato la lista in eroica solitaria senza alleanze e compromessi con i partiti italiani, ma, per evitare la gravosissima raccolta delle firme, si appella ai partiti che siedono in regione. Ragionamento non esente da contraddizioni.

È indubbio che esistano dei problemi enormi su alcuni meccanismi elettorali in Sardegna, riassumibili in questi punti:
– sbarramento del 5% per le liste e del 10% delle coalizioni limite alla democrazia
– raccolta firme troppo gravosa, soprattutto in un mondo in cui si accetta lo SPID per qualsiasi operazione
– i candidati non sono scelti dai sardi, dunque gli eletti saranno fedeli a chi li ha candidati, oltremare. Meccanismo da cui scaturiscono nuove servitù coloniali.

Quest’ultimo punto è entrato pesantemente in agenda in queste elezioni, forse per la prima volta. È giusto parlarne e rilanciarla, farla emergere e darle forma.
Non è una questione secondaria per un’isola alla ricerca del suo posto nel mondo, a partire dalla messa in discussione dei rapporti con l’Italia. 

La questione è stata posta e ripresa da alcuni partiti / politici, chi con una semplice invocazione, chi con la ricerca di un metodo oggettivo, come le primarie, anche per legge. 

Come possono i partiti italiani in Sardegna anche solo definirsi autonomisti (qualsiasi cosa voglia dire oggi) e poi non selezionare nemmeno la propria classe dirigente, accettando il candidato fedele a Roma, nella più classica logica coloniale? 
I partiti italiani non sono altro che le cinghie di trasmissione del colonialismo italico.

La morte di Ovidio Marras

La logica coloniale emerge anche nella narrazione della morte di Ovidio Marras, pastore sardo che “rifiutava la modernità“, scrive la Nuova Sardegna:

“La sua storia aveva fatto il giro del mondo ed era finita anche sulle pagine del New York Times: il vecchio pastore che non si era voluto piegare alla modernità.”

L’eredità morale di Ovidio Marras: «No ai soldi, sì alla mia natura»
la-nuova-sardegna

Ecco qua. Il solito vecchio trucco del gioco delle parole, che spaccia la speculazione per progresso, il guadagno di pochi come opportunità, e i disastri come prezzo da pagare alla modernità.
Fàulas una in pitzu de s’àtera

La tecnica è la stessa utilizzata contro i Comitati contro la speculazione energetica (dopo che per l’ennesima volta hanno dichiarato di non essere contro la transizione).

“Volete tornare alle candele?”
“Siete contro la modernità e l’energia elettrica?”
“Volete il carbone?”.

La befana è appena passata e il carbone andrebbe portato agli amministratori, statali (Draghi e la Todde in primis) regionali (Solinas e Anita Pili) come pure al sindaco di Selargius (Pierluigi Concu). Tutti favorevoli al Tyrrhenian link.

Secondo i canoni tradizionali, Ovidio Marras era un uomo che non aveva studiato, dunque con poca cultura.  Ma se dovessi pensare al modo con cui ha fermato la prepotenza di chi ha dalla sua il potere economico e politico e pensa di poter comprare tutto, mi verrebbe in mente una frase di Woody Allen: “li ha fermati sul piano culturale“. 

Il piano culturale di chi ha l’attenzione per la terra dei padri e delle madri e che vuole consegnarla integra ai suoi figli.

Di chi mette i soldi in secondo piano e che c’è di più rispetto alla vulgata in cui tutto è in vendita, sentimenti inclusi, anche per quelli che rappresentano i luoghi della memoria della propria esistenza. 

Di chi ha deciso di rinunciare ad una montagna di soldi, carta straccia per lo stile di vita che tanto non avrebbe mutato e che ha deciso di non darla vinta al ricco continentale borioso, in difesa della sua proprietà.

Ah, a proposito. Ovidio Marras non li ha fermati con arco e frecce, ma con una “civile” e “moderna” causa legale per far valere i propri diritti sulla sua proprietà privata.
Tutt’altro che un personaggio antico o folkloristico (come viene dipinto anche perché si esprimeva nella nostra lingua “naturale”): era un guerriero moderno che ha utilizzato le stesse armi della burocrazia, e ha vinto!

Un esempio per i Comitati contro la speculazione energetica e per tutti i sardi che hanno voglia di resistere all’arroganza del potere economico e politico, che vorrebbe disporre e decidere a proprio piacimento della terra sarda.

Adiosu Ovidio, mancai chentz’e alas, in celu siast! 


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Immagine copertina: Il Fatto Quotidiano

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