Est cumintzadu su caminu de “Catalunya e Sardigna” paris
Comunicadu de Assemblea Natzionale Sarda.
Si è conclusa la due giorni dedicata dall’Assemblea Nazionale Sarda (ANS) all’incontro con l’Assemblea Nazionale Catalana (ANC), tenutasi a Cagliari nei giorni 19 e 20 novembre. Le due organizzazioni hanno dato vita a momenti di confronto e interni e aperti al pubblico, ma soprattutto hanno firmato un patto di collaborazione futura su alcuni punti condivisi di azione, sia nei propri territori, sia in relazione a obiettivi più ampi, sia di tipo politico e culturale.
Il programma si è svolto su due giornate.
Il pomeriggio del 19 è stato dedicato a un incontro aperto al pubblico nella sala del Lazzaretto di Cagliari, condotto dal giornalista Enrico Putzolu e dalla presidente di ANS Valeria Serreli. Elisenda Paluzie, presidente dell’ANC, ci ha raccontato le vicende catalane degli ultimi dieci anni, sino all’arresto di Carles Puigdemont – avvenuto proprio in Sardegna nello scorso mese di ottobre – e alle manifestazioni di protesta e solidarietà che ne sono conseguite. Successivamente si è aperto un dibattito vivace e partecipato da parte del numeroso pubblico invitato.
Il patto di solidarietà che è stato firmato è incentrato sui seguenti punti:
- Fare fronte comune nelle istituzioni internazionali, difendendo il riconoscimento e il diritto all’autodeterminazione di Sardegna e Catalogna; lavorando per ampliare i diritti delle nazioni senza stato in Europa.
- Cooperare, condividendo esperienze e buone pratiche.
- Incontrarsi in presenza o da remoto, mantenendo un contatto costante e diretto tra le due Assemblee.
- Promuovere e rafforzare le ragioni del diritto di autodeterminazione dei popoli.
La mattina del 20 si è svolto invece un incontro di scambio e formazione a porte chiuse tra i vertici di ANC e i soci di ANS dedicato a rafforzare il patto siglato e a studiare metodi, mezzi e forme per trasformarlo in azioni concrete e condivise. Il fine è quello di amplificare la questione delle Nazioni senza Stato, non solo nei confronti dei propri territori e delle rispettive istituzioni, ma anche, anzi soprattutto, all’interno della Comunità Europea.
Elisenda Paluzie ha sottolineato la necessità di puntare al Tribunale per la tutela dei diritti umani e per il diritto all’autodeterminazione dei popoli di Strasburgo, cosa del resto già accaduta in Europa dopo la caduta del muro di Berlino da cui sono nati nuovi Stati. Questa è una necessità emersa in considerazione della durezza della giustizia spagnola e delle sue azioni fortemente repressive nei confronti dei catalani.
Il pomeriggio del 20, poi, ANS ha aperto le porte a movimenti, associazioni e formazioni politiche dell’area dell’autodeterminazione invitate per condividere un percorso di relazioni sia interne sia con la Catalogna. L’invito, raccolto da diverse sigle sarde, è stato utile a sviluppare un importante momento di confronto.
Il lavoro fatto in questi due giorni ha messo in luce – sottolineato anche da Elisenda Paluzie più volte – quanto siano necessari per il rafforzamento di un movimento popolare:
- il coinvolgimento della società civile, fuori dai condizionamenti dei partiti politici,
- un nazionalismo di base civica e culturale, con una coscienza territoriale ampia e radicata,
- l’adozione di una norma linguistica standardizzata comune e il suo diritto ad essere utilizzata nelle scuole. “Se in Catalogna questo è un fatto normale, essendo un paese bilingue, per i sardi deve diventare una conquista irrinunciabile“.
Si è parlato di tanto altro: di diritti sociali, di parità di genere, di microeconomia, di democrazia dal basso, di relazioni con le altre realtà indipendentiste della Spagna e di altri Paesi, ovvero valori e principi condivisi dalle due associazioni.
Quel che colpisce e che fa ben sperare è che in dieci anni ANC è diventata un’organizzazione con 47.000 associati, che ha portato in piazza oltre un milione di persone e ha fatto diventare la Catalogna un modello per tutte le Nazioni senza Stato, soprattutto in tema di resistenza alla repressione.
In conclusione, sono stati due giorni di scambio, nei quali noi sardi abbiamo avuto occasione di imparare molto più di quanto avessimo da dare. Forse i Catalani ci stanno restituendo una piccola parte di quanto di fondamentale nella storia di qualche secolo fa ci hanno tolto! Dipende da noi e da quanto saremo in grado di trasformare esempi efficaci in modelli e azioni concrete nel lungo percorso verso l’autodeterminazione.