Il virus, il turismo e la disobbedienza civile dei sardi

Caminera Noa, movimento della sinistra indipendentista, pubblica un intervento dal titolo: Cosa dobbiamo ancora subire prima di ribellarci? Il richiamo è al notevole aumento di contagi da Covid-19 in Sardegna, imputabili quasi del tutto ai flussi turistici, e al discriminante trattamento cui sono sottoposti i sardi. I quali, secondo Caminera Noa, subiscono le imposizioni del governo romano in troppi ambiti, compresa ora la pandemia e le restrizioni collegate. In assenza di una politica regionale di efficace contrapposizione a Roma, il movimento chiede ai sardi di praticare una grande campagna di disobbedienza civile in difesa dei propri interessi. Sotto, l’avvio dell’articolo. Il resto del pezzo si può leggere qui.

Ricordate cosa si diceva? Se il virus si fosse manifestato in Sardegna, il governo italiano avrebbe chiuso tutto al primo caso e buttato via la chiave. La prova che questo era vero ce l’abbiamo sotto gli occhi proprio in questi giorni con l’incredibile ondata di isteria politica e giornalistica che individua nella nostra terra gli untori dello Stivale.

Dopo gli articoli allarmistici del Corriere della Sera dei giorni scorsi che dipingevano la Sardegna come una “bomba virale” e dopo le esternazioni del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sulla necessità fare test agli imbarchi “per evitare il propagarsi del contagio all’interno delle navi e dei traghetti”, oggi La Repubblica titola in prima pagina: “Virus, la Sardegna spaventa”.

Non siamo molto lontani dai titoli di Libero sugli immigrati che “portano le malattie”, soltanto che questa volta il ragionamento proviene dai sostenitori dell’attuale Governo e non dalla destra xenofoba a cui, a quanto pare, PD e 5Stelle vogliono togliere tutti i cavalli di battaglia.

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