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Intervista a Nicola Giua – COBAS scuola Sardegna

“La legge di bilancio 2023 del ‘nuovo’ Governo Meloni ha deciso, in nome del PNRR, di innalzare i numeri per mantenere in vita le singole “autonomie scolastiche” che dovranno avere tra 900 e 1.000 studenti. In un territorio come la Sardegna, ove non si modificasse tale scelta, verrà compiuto un vero e proprio massacro. […] Tutto ciò in ossequio ai numeri previsti a livello “nazionale” per i quali non esiste alcuna differenza tra le diverse aree del territorio governato dalla Repubblica Italiana (Sardegna inclusa), se non parzialmente nelle piccole isole e nei comuni di montagna”. 

Nicola Giua è insegnante e Presidente dei COBAS Sardegna. Negli anni ’80 ha contribuito a fondare i Cobas Scuola italiani e nel 1991 i COBAS Scuola Sardegna. Da 35 anni svolge attività sindacale ed è stato fino al 2018 componente degli Esecutivi Nazionali dei Cobas Scuola e della Confederazione Cobas. Dal 2019 i COBAS Scuola Sardegna, che sono sempre stati autonomi, sono una Organizzazione Indipendente. 


de Ninni Tedesco Calvi

Ciao Nicola. Il piano di Dimensionamento Scolastico  previsto dal Governo di destra e contenuto nella Legge di Bilancio 2023  porterà all’accorpamento di tantissimi istituti in Italia, con gravi ripercussioni sull’offerta scolastica. Quali saranno le conseguenze sugli Istituti sardi? 

Gli Istituti Scolastici Autonomi della Sardegna negli ultimi 20 anni sono stati accorpati in maniera selvaggia e senza alcun riguardo verso le specificità territoriali, passando da 412 agli attuali 273. 

Quasi in solitudine abbiamo lottato contro i diversi Governi dello Stato italiano o della Regione Sardegna, che hanno sempre “tagliato” scuole, sia con il centro sinistra che con il centro destra. Abbiamo lottato contro il dimensionamento scolastico e la chiusura delle scuole che ha portato in alcuni nostri territori alla desertificazione scolastica o all’accentramento di Istituti (in particolare delle scuole superiori), contribuendo allo spopolamento ed alla “morte” delle zone interne e creando un generazione di pendolari anche fin dalla scuola dell’infanzia. 

La legge di bilancio 2023 del “nuovo” Governo Meloni ha deciso, in nome del PNRR (grazie Europa), di innalzare i numeri per mantenere in vita le singole “autonomie scolastiche” che dovranno avere tra 900 e 1.000 studenti/alunni. 

In un territorio come la Sardegna, ove non si modificasse tale scelta, verrà compiuto un vero e proprio massacro.  

I nuovi parametri individuati sembrano portare maggiori svantaggi nelle aree periferiche o sofferenti e nelle regioni dell’Italia meridionale, limitando o, in alcuni casi, di fatto eliminando, il diritto costituzionale allo studio. Cosa ne pensi? 

Negli ultimi anni i parametri per l’Autonomia degli Istituti Scolastici prevedevano un limite minimo per mantenere l’autonomia di un’Istituzione Scolastica di 600 alunne/i (con l’unica deroga per le piccole isole e le zone di montagna a 400), e negli ultimi anni, con la “pandemia” tale parametro è stato ridotto a 500 (300 con le deroghe). 

Ma il limite è sempre esistito solo per il numero minimo mentre non è mai stato indicato alcun numero massimo (tetto massimo), o un meccanismo che prevedesse una compensazione tra questi numeri (che abbiamo sempre richiesto, unitamente a numeri più bassi), e quindi in Sardegna abbiamo avuto Istituzioni Scolastiche autonome che sono state soppresse con 595 alunne/i ed Istituti Scolastici (soprattutto nelle aree metropolitane), funzionanti con 1000, 1500 ed anche 1800 alunne/i. 

Abbiamo sempre contestato questa politica di “tagli”, supinamente confermati dalla Regione Sarda, perché si sono creati nel tempo Istituti ingestibili, non governabili e con intere scuole spesso abbandonate a sé stesse, anche con singole “autonomie” su 10/12 paesi e con decine di plessi scolastici. 

Questa per noi COBAS Scuola Sardegna (insieme ad altri fattori), è una delle ragioni per cui abbiamo in Sardegna una altissima dispersione scolastica che è stata, e viene tutt’ora, addirittura provocata e indotta. 

Infatti, in Sardegna esiste un pendolarismo diffuso che è una gravissima causa di dispersione (pendolarismo che addirittura in alcuni centri dell’interno inizia fin dalla scuola dell’infanzia ed elementare), perché i tempi per andare a scuola e rientrare a casa ed i tempi di attesa (anche per gli endemici problemi di trasporto in Sardegna), non consentono a decine di migliaia di studenti e studentesse di poter frequentare e studiare serenamente. 

Una ulteriore conseguenza dell’accentramento nelle aree metropolitane, soprattutto degli istituti scolastici superiori, comporta contestualmente alla desertificazione abitativa delle aree interne della Sardegna, un incremento esponenziale dell’inefficace trasporto su gomme delle studentesse e degli studenti pendolari. Per tutto l’anno scolastico, dunque, nelle maggiori città sarde convergono migliaia di autobus che contribuiscono, per il 70%, con i loro scarichi inquinanti a rendere l’ambiente sempre più invivibile.  

Altro che “Conversione ecologica” con i fondi del PNRR. Inoltre, la dispersione aumenta anche per i citati problemi organizzativi e di gestione degli Istituti, per le condizioni “materiali” ed edilizie delle nostre scuole, nonché dalla mancanza di risorse e dell’ordinario materiale didattico (perché i soldi vengono spesi sempre più spesso solo per inutili progetti), dai numeri degli alunni per classe (che soprattutto nelle scuole secondarie spesso è incredibilmente più alto del massimo consentito dalla norma vigente, e questo è un fattore di dispersione in sé), e dal ritardo nella nomina delle/degli insegnanti e Ata, sempre più precari e precarizzati, e dalle mancate sostituzioni di coloro che si assentano per brevi (o lunghi) periodi sui quali posti dovrebbero essere nominati supplenti e che, invece, vengono sempre più spesso sostituiti (anche per settimane o addirittura mesi di assenza) con “tappabuchi” che vigilano esclusivamente sulle classi, perdendo così decine di ore di lezione nell’anno scolastico che le/gli studenti e studentesse non recupereranno mai più. 

Tutto ciò in ossequio ai numeri previsti a livello “nazionale” per i quali non esiste alcuna differenza tra le diverse aree del territorio governato dalla Repubblica Italiana (Sardegna inclusa), se non parzialmente nelle piccole isole e nei comuni di montagna. 

Da sempre noi COBAS Scuola Sardegna rivendichiamo la peculiarità della nostra terra anche perché i numeri uguali tra situazioni diverse non sono indice di democrazia e parità di trattamento ma sono fattori che aumentano soltanto le differenze esistenti (è notorio, ed appare di solare evidenza, che numeri uguali tra diseguali aumentano esclusivamente, ed esponenzialmente, le differenze). 

Infatti, ci appare assurdo che possano essere applicati gli stessi parametri di dimensionamento nei diversi territori italiani senza tener conto della specifica orografia degli stessi e delle enormi differenze di densità abitativa (come in Sardegna). 

Invece i numeri per il dimensionamento sono sempre stati identici in zone tra le più densamente abitate d’Europa e in Sardegna che è, invece, l’area con la densità abitativa più bassa d’Europa (esclusi territori totalmente montani e le zone più a nord del continente europeo). 

Ci pare essere facili profeti nel prevedere un disastro per la scuola sarda, ed un azzeramento di qualsiasi “diritto costituzionale allo studio”, ove non vi fosse un’inversione di tendenza e venga nell’immediato bloccato il progetto di “nuovo” dimensionamento scolastico.   

Quali margini di intervento ha la RAS per reagire e porre rimedio a questo ennesimo disastro annunciato, visto che entro il 31 maggio dovranno replicare al governo, magari con qualche proposta?  
Se non lo faranno, saranno il ministero dell’Economia e quello dell’Istruzione a prendere le decisioni sulla pelle ancora una volta delle zone più deboli. 

Il progetto del governo italiano è la cosiddetta “autonomia differenziata” che dividerà ancora di più i territori ricchi da quelli più poveri, in particolare per alcuni “servizi” fondamentali come la sanità e la scuola. 

La lotta contro questo progetto e contro i numeri folli previsti nel “nuovo” dimensionamento per le autonomie scolastiche dovrebbe estendersi a tutto il territorio italiano ma in Sardegna la Giunta, e in particolare il Consiglio Regionale, dovrebbero rivendicare l’autonomia e la “specialità” della Sardegna rigettando questi progetti e questi “numeri”. 

La Regione Sarda (chiaramente senza distinzioni di colore politico), ha sempre seguito diligentemente i “numeri” di tagli indicati da Roma negli ultimi due decenni mentre avrebbe potuto e dovuto (e dovrebbe oggi), rivendicare la nostra specificità e decidere di applicare numeri diversi e più bassi, o quantomeno una media regionale tra autonomie scolastiche e numero di alunni, ma ciò non è mai avvenuto in passato e non avviene oggi anche perché l’iter dei possibili diversi parametri di cui al D.L. n. 104 del 12 settembre 2013 (sono passati d’altronde solo quasi 10 anni… che fretta c’è!!!), non si è concluso e non sono stati “ancora” adottati i relativi accordi. 

Invece, anche negli ultimi anni la Regione Sarda ha sempre richiesto agli Enti Locali esclusivamente di “porre in essere le azioni necessarie per il superamento delle Autonomie sottodimensionate per formare Istituti correttamente parametrati”. 

Il Governo italiano ordina e la Regione Sardegna esegue!!! 

La “ribellione” contro questo abominio dovrebbe partire dal basso e tutti insieme comunità locali, scuole, organizzazioni sindacali e cittadini dovrebbero fare fronte comune perché la Regione Sarda modifichi gli assurdi parametri per il dimensionamento scolastico anche perché le “politiche” di razionalizzazione e dimensionamento (leggasi tagli selvaggi), degli ultimi 20 anni hanno esclusivamente, come risulta dai dati, fatto aumentare la dispersione e, quindi, ai nostri governanti dovrebbe essere assolutamente chiaro che, forse, qualcosa non ha funzionato nelle, loro, scelte passate e presenti. 

Ci vorrebbe però anche una vera inversione di tendenza nella gestione dei fondi nazionali e regionali per l’istruzione visto che negli ultimi anni (anche in questo caso trasversalmente con i “governi” dei diversi schieramenti), si è incentivato il “progettificio scolastico” e si è svilita l’ordinaria e quotidiana attività didattica che spesso, come detto, non viene neanche garantita, nonostante il sacrificio di chi ci lavora. 

La Regione Sardegna, invece, continua a spendere decine di milioni di euro in inutili progetti “Iscol@” che non hanno portato alcun beneficio alla lotta contro la dispersione scolastica e sono stati utilizzati solo per far “girare” ingenti risorse del bilancio tra i soliti noti senza che le scuole potessero decidere alcunchè su tali progetti. 

Ma in questi giorni nelle scuole stanno arrivando le disponibilità dei fondi per i progetti del cosiddetto PNRR (anche diverse centinaia di migliaia di euro per Istituto), che non possono essere modificati dagli Organi Collegiali delle scuole e con i quali si prevede prevalentemente di attuare la “digitalizzazione selvaggia” degli Istituti, dei docenti e degli studenti senza alcun riguardo alle effettive esigenze e priorità delle stesse scuole e con obiettivo nefasto il completo stravolgimento delle modalità di insegnamento. 

Qualche numero. Quante potrebbero essere le autonomie tagliate e quanto è stato stanziato per l’Istruzione pubblica nell’ultima finanziaria? 

Dalle nostre previsioni sarebbero almeno 70 le autonomie scolastiche che nell’immediato verrebbero ulteriormente soppresse in Sardegna sulla base degli assurdi parametri previsti dalla legge di bilancio 2023 e ciò comporterebbe anche alcune centinaia di posti di lavoro in meno nelle nostre scuole, prevalentemente di personale ATA, e con una fortissima riduzione del numero di Dirigenti Scolastici e Direttori Amministrativi. 

La stessa legge di bilancio ha, inoltre, previsto la riduzione del bilancio dell’Istruzione, nel prossimo triennio, di oltre 4 miliardi di euro mentre sono stati aumentati di alcune decine di milioni di euro i finanziamenti alle scuole private. 

Per concludere: quanto e cosa può fare la RAS utilizzando l’articolo 5 dello statuto e la propria autonomia per organizzare un vero e proprio Piano di Rinascita della scuola sarda per invertire i dati negativi degli ultimi anni in tema di dispersione, alfabetizzazione e crescita culturale? 

Come detto la Regione Sarda dovrebbe rivendicare la propria “autonomia” e specialità” e, come previsto nell’articolo 5 dello Statuto speciale per la Sardegna, esercitare le proprie prerogative poichè “la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione”, in particolare sull’Istruzione sulla quale ha assoluta e primaria competenza. 

E’ quindi assolutamente urgente ed indifferibile proporre una Legge sulla Scuola Sarda che è attesa dal 1948 e che la Regione Sardegna non ha mai approvato. 

Insieme a tale Legge Regionale, che dovrebbe garantire l’esistenza degli Istituti Scolastici con parametri legati alla specificità del nostro territorio, dovrebbero essere invertite e modificate le scelte della Regione Sarda sulla spesa dei fondi dell’Istruzione che non dovrebbero più essere “buttati” in insulsi ed inutili progetti ma devono essere, invece, utilizzati per fornire risorse economiche alle scuole pubbliche (e non a quelle private), sempre più in agonia finanziaria, nonché sovvenzionare adeguatamente i trasporti, le mense, i convitti, l’edilizia scolastica e lo studio e lo sviluppo della lingua, della storia e della cultura Sarda. 

Per quanto ci riguarda come COBAS Scuola Sardegna abbiamo già indetto un prossimo Sciopero Generale della scuola per il 5 maggio 2023 che vorremmo diventasse un giorno di lotta per tutte le scuole e le comunità della Sardegna per ottenere un deciso cambio di rotta nelle politiche scolastiche della nostra terra. 

Grazie Nicola 


Fotografia: Youtube

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3 commenti

  1. Sempre in prima linea il nostro Nicola Giua. Quanta passione, nell interesse dei lavoratori della scuola e degli studenti. Complimenti!

  2. Sempre in prima linea il nostro Nicola Giua. Passione per la difesa dei diritti del personale scolastico!
    Complimenti! Una vita a disposizione del mondo della scuola.

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