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La situazione nella scuola sarda: intervista a Nicola Giua, portavoce dei COBAS Sardegna

Dal 1° al 25 febbraio 2022 ci sarà la presentazione delle liste dei candidati alle elezioni RSU 2022 nelle scuole. In un momento particolarmente critico per la scuola sarda, in cui i dati ufficiali parlano di alti tassi di dispersione o abbandono e bassi livelli di competenze sia matematiche che di comprensione funzionale dei testi, e per di più non si affronta uno storico problema di personale docente precario, di chiusura di sedi (la chiamano razionalizzazione o più recentemente dimensionamento), o di accorpamenti selvaggi, la presenza dei sindacati, sempre più deboli, dovrebbe almeno contribuire ad aprire un dibattito su ipotesi di confronto fra le parti. In particolare, ed ecco la vera novità, la presenza di un sindacato totalmente SARDO, ovvero con una vocazione tutta rivolta a tutelare gli interessi e le specificità della scuola nei nostri territori. Ecco perché abbiamo deciso di dare spazio e voce a Nicola Giua, portavoce e segretario della organizzazione sindacale COBAS che quest’anno presenterà liste di candidati nelle rappresentanze scolastiche in tutta l’isola, per la prima volta, con la sigla Cobas Scuola Sardegna. 


1. Quali sono i punti forti della campagna elettorale dei COBAS Scuola Sardegna?

I COBAS Scuola Sardegna si sono costituiti formalmente nel 1991 (a luglio scorso abbiamo festeggiato i 30 anni), a seguito del movimento Co.Ba.S. (che è nato nella scuola alla fine degli anni ’80), al quale alcune/i di noi hanno attivamente partecipato (i Cobas sono nati proprio nella scuola con l’acronimo di Comitati di Base della Scuola). I COBAS Scuola Sardegna hanno sempre esercitato una specifica autonomia e, dopo un trentennio di collaborazione federale con i Cobas scuola (per vari contrasti di ordine organizzativo e politico), dal 2019 sono un’organizzazione indipendente. E, infatti, per la prima volta ci candidiamo alle Elezioni RSU nella scuola come COBAS SCUOLA SARDEGNA dopo aver partecipato dal 2000 con le liste Cobas.  A queste elezioni (che si terranno dal 5 al 7 aprile 2022) partecipiamo con la nostra storia e la coerenza delle lotte portate avanti in tutti questi anni nelle scuole della Sardegna. 

Ci siamo sempre battuti per la Scuola Pubblica, contro il taglio selvaggio di scuole, classi e organici, le abominevoli leggi degli ultimi 25 anni, la sedicente “autonomia scolastica” e la scimmiottante “logica aziendale” (compresa l’assurda Alternanza Scuola – Lavoro), che hanno prodotto il proliferare di “progetti” e l’insegnamento per “competenze” e contribuito a svilire la qualità dell’istruzione. Inoltre, nella nostra terra abbiamo indetto annualmente scioperi e lottato contro gli insulsi indovinelli dell’Invalsi ottenendo numeri altissimi di scioperanti, la collaborazione al blocco dei quiz da parte di studenti e famiglie e chiudendo interamente, ogni anno, decine di scuole e bloccando i cosiddetti test in centinaia di classi.

Abbiamo sempre contrastato l’uso ricattatorio del fondo d’Istituto e dei “premi” ai cosiddetti “meritevoli” che spesso sono appannaggio quasi esclusivo del cerchio magico dirigenziale e ci siamo sempre battuti contro lo sfruttamento selvaggio del personale ATA e contro il continuo aumento dei carichi di lavoro a fronte di continui blocchi contrattuali e stipendi ridicoli.  

Abbiamo sempre contestato la politica scolastica della Regione Sarda (con i Governi dei diversi “colori” politici), che utilizza grandissime risorse del bilancio per svolgere inutili attività (vedi progetti Iscol@), che non hanno portato alcun beneficio alla lotta contro la dispersione scolastica, così come vengono investite somme cospicue per finanziare le scuole private invece che fornire risorse economiche alle scuole pubbliche sarde, in agonia finanziaria, nonché sovvenzionare adeguatamente i trasporti, le mense, i convitti e l’edilizia scolastica.  

Ci siamo sempre battuti, e continuiamo a farlo, per i diritti delle precarie e dei precari per una vera, qualificata e rapida, campagna di assunzioni, con significative modifiche relativamente ai concorsi e per l’assunzione del personale docente e ATA che tenga conto dei diritti pregressi nonché contro l’incomprensibile e punitiva norma del vincolo triennale (prima quinquennale), di permanenza in una sede scolastica che ha portato alla disperazione centinaia di colleghe/i sardi nominati in ruolo fuori dalla loro terra o comunque lontane/i dalle loro famiglie 

In quest’ultimo anno di restrizioni abbiamo lottato anche contro l’abuso dell’utilizzo della cosiddetta DAD e DID e l’utilizzo, spesso antidemocratico, degli Organi Collegiali in modalità telematica e ci siamo distinti per una posizione chiara contro l’obbligo del Green Pass per potere accedere ai posti di lavoro, contro qualsiasi discriminazione di chi – in assenza di un obbligo vaccinale e di una conseguente assunzione di responsabilità da parte dello Stato – ha deciso (per un motivo o per l’altro) di non vaccinarsi e contro la recente aberrazione di non accogliere nelle scuole ragazze/i e bambine/i non vaccinati nel caso di quarantene.

Riteniamo quest’ultimo un vero e proprio abominio che chi lavora nella scuola non dovrebbe tollerare e consentire o quantomeno non dovrebbe in alcun modo collaborare alle indegne procedure di allontanamento delle/dei nostri studenti.

2. In breve ci racconti i motivi per cui è necessario un sindacato della scuola sardo?

Dal nostro punto di vista è imprescindibile un’organizzazione sindacale che operi nei propri territori, che sia insieme aperta al mondo e che collabori con altre forze di base e conflittuali ma con un forte sentimento identitario (testa e cuore in Sardegna), e con un’assoluta libertà d’azione scevra da condizionamenti o diktat delle centrali sindacali che spesso accettano esclusivamente compromessi politici di comodo.  

Inoltre, a differenza delle altre Organizzazioni, tutti coloro che militano nei COBAS Scuola Sardegna lo fanno gratuitamente, nel loro tempo libero, e senza distacchi sindacali. 

Per questo abbiamo sempre lottato apertamente e liberamente contro qualsiasi Governo (dello Stato italiano o della Regione Sarda), contro il dimensionamento selvaggio degli Istituti Scolastici e la chiusura delle scuole, che ha portato in alcuni territori alla desertificazione scolastica, o all’accentramento, contribuendo allo spopolamento ed alla “morte” delle zone interne e creando una generazione di pendolari scolastici fin dalla più tenera età. 

Vogliamo ottenere una vera democrazia sindacale e la libertà di assemblea in orario di servizio per tutti i lavoratori/trici e le loro organizzazioni negata da oltre vent’anni ai COBAS Scuola Sardegna che nelle scuole Sarde sono una realtà assolutamente presente ma ai quali è negato ogni diritto sindacale poiché per ottenere i diritti sindacali, ed essere “rappresentativi” (sulla base di leggi nazionali e accordi sindacali), si deve avere la media “italiana” del 5% tra i voti alle elezioni RSU e le deleghe sindacali. Noi continueremo a lottare affinchè la rappresentatività sindacale sia territoriale. Anche per questa ragione è importante presentare liste dei COBAS Scuola Sardegna alle elezioni RSU in tutte le scuole sarde.

3. Riconosco che vi siete sempre distinti per avere sostenuto molte altre lotte sociali e politiche. In che modo ritieni che la scuola si debba porre in relazione con altre realtà di lotta, e quali in particolare?

In tutti questi anni abbiamo sempre collaborato con altre realtà, politiche, sociali, culturali ed ambientali, per la tutela del nostro ambiente e per la salvaguardia del territorio sardo contro tutte le speculazioni e lottato contro lo spopolamento dei territori e la desertificazione indotta da scellerate scelte politiche ed economiche centrali e locali, per il diritto alla salute e contro lo smantellamento di tutti i presidi sanitari ed abbiamo sempre convintamente partecipato a tutte le lotte contro le pesantissime servitù militari, e le recenti servitù ambientali, nonché contro le fabbriche di morte presenti in Sardegna, nel rispetto ed a difesa della nostra terra. 

La scuola è un importantissimo presidio nel quale, in particolare i docenti, possono assolvere un compito centrale insegnando valori di civiltà e difendendola orgogliosamente come luogo di formazione di individui in grado di interpretare il mondo circostante da soli, come modello di eguaglianza, solidarietà, lavoro collegiale senza gerarchie o subordinazioni.  

La Scuola Pubblica deve insegnare il rispetto e la difesa della propria terra e deve essere un luogo aperto, ostile al razzismo, alla xenofobia, alle differenze di genere ed ai privilegi per censo o classe economica. 

4. Secondo i COBAS Sardegna è importante inserire nei curricola delle scuole la lingua sarda o lo studio della nostra storia e della nostra civiltà?

I COBAS Sardegna da tanti anni sono l’unico sindacato che chiede a gran voce l’inserimento della lingua e della storia sarda nella scuola come materie curricolari.  

In collaborazione con il CESP Sardegna abbiamo organizzato anche corsi di formazione per docenti in tal senso perchè conoscere la storia, il territorio e la grande civiltà del nostro passato sono requisiti imprescindibili per tenere vivo il senso di comunità che deve unirsi a difesa della propria terra e per un nuovo sviluppo della nostra lingua. 

Cercheremo con altre organizzazioni ed associazioni, con cui collaboriamo, di porre al centro dell’azione politica questi obiettivi unitamente ad una legge sulla Scuola Sarda che la nostra terra attende da troppi anni. 

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2 commenti

  1. La situazione nella scuola sarda: intervista a Nicola Giua, portavoce dei COBAS Sardegna — S’Indipendente

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