La lince (miope) e il movimento contro l’occupazione

de Cristiano Sabino

A Foras non ha bisogno di grosse presentazioni. L’“Assemblea sarda contro l’occupazione militare” ha organizzato decine di manifestazioni ed eventi per denunciare l’invadente presenza dell’esercito italiano nell’isola, a partire dai tre poligoni militari più importanti d’Europa dove, oltre all’esercito italiano, si addestrano regolarmente anche forze della NATO, forze che non fanno parte della NATO e industrie private.

Qui si testano missili, armi convenzionali (e non), e per questo si pagano montagne di soldi (gli ultimi dati parlano di affitti che di media costano 50mila euro l’ora). Un grande business, insomma, per la Repubblica “fondata sul lavoro” e per le industrie private che poi vendono le armi a peso d’oro.

A Foras contesta tutto questo e combatte l’uso bellico che lo Stato fa della Sardegna. In alcuni casi A Foras è arrivata a bloccare – seppure per poco tempo – le esercitazioni militari, invadendo pacificamente le aree a esse destinate. Il 2021 si sta aprendo con un maxi processo. Il 19 e il 27 gennaio, infatti, presso il tribunale di Cagliari, il movimento ha convocato due presidi di solidarietà con 45 attivisti coinvolti nell’Operazione Lince, accusati di vari reati che arrivano fino al terrorismo. Il 19 gennaio alcuni attivisti (nel numero di cinque) saranno sottoposti all’udienza che deciderà se accogliere la richiesta di sorveglianza speciale e il 27 altri dovranno affrontare l’udienza per il rinvio a giudizio.

È notizia di un anno fa che la Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Cagliari, ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale aperto nel 2012 in relazione alle ipotesi di reato riguardo l’inquinamento ambientale riscontrato nel poligono militare di Capo Teulada.

Qui sono state sparate un milione di bombe (860.624 precisamente), tra cui 11.785 missili Milan, sparati a Teulada tra il 2008 e il primo semestre 2016. Tutta l’area del Poligono è stata «una terra di nessuno – denunciano i legali che tutelano le parti lese – e trasformata in un’immensa discarica, collocata tra cielo e mare, che ha continuato ad essere abusata e snaturata» (CagliariPad). Tutto questo è destinato a restare senza colpevoli? Pare di sì. L’inquinamento nella cosiddetta “zona bersaglio” (la tristemente nota penisoletta “Delta” dove risiedono 4 chilometri quadrati irrecuperabili) è stato accertato, ma non è riscontrabile – scrivono i magistrati – alcun «nesso di causalità fra inquinamento e malattie come neoplasie e linfoma di Hodgkin» né si può risalire ai responsabili per «errori nell’interpretazione delle prescrizioni sulle bonifiche».

Insomma, con tutta probabilità, tutti gli imputati (i capi di Stato maggiore dell’Esercito dal 2009 al 2015, i loro diretti subordinati e persino il comandante della Regione Sardegna dell’Esercito imputati) dormiranno sonni tranquilli.

Eppure, le stesse dichiarazioni del Ministero della Difesa e degli indagati lasciavano poco spazio all’immaginazione sul nesso causale e sulla lucida consapevolezza di stare provocando un disastro ambientale: «garantire l’efficienza delle operazioni militari prevaleva, dunque, per l’Amministrazione della Difesa, sul valore ambientale della Penisola Delta, anche a costo del suo sacrificio» (Unione Sarda).

Le cronache di quest’ultimo anno sembrano insegnare dunque che la Sardegna, se la bombardi e la devasti non succede nulla, se invece provi pacificamente a liberarla ti inquisiscono per terrorismo.

L’agenda di A Foras non si fa però inibire. Sul blog del movimento contro l’occupazione è stato reso pubblico un appello siglato da diverse realtà politiche e associative, che chiama alla mobilitazione in solidarietà agli indagati. Singolare che le forze di polizia abbiano chiamato “lince” l’operazione contro gli attivisti “no occupazione”. Eppure, è noto che in Sardegna la repressione statale non ha mai frenato le spinte contrarie al colonialismo e alla condizione subalterna dell’isola. Una lince, insomma, che – al contrario del detto – appare piuttosto miope…

Foto: Riccardo Pisu Maxia

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