Lettera ad Aldo Cazzullo amareggiato per l’esistenza dell’indipendentismo sardo

Pubblichiamo di seguito la/e lettera/e che Francesco Casula, scrittore, saggista e nostro collaboratore, ha inviato ad Aldo Cazzullo. Aldo Cazzullo è uno dei giornalisti più conosciuti nel panorama italiano, tra le altre cose editorialista e inviato del Corriere della Sera, dove cura la pagina delle lettere.

Prima dell’articolo di Prof. Casula, è necessario introdurre il contesto. Tutto nasce, infatti, dalla risposta di Cazzullo a una lettera di un lettore (Antonio Melillo) che, in seguito alla vicenda Puigdemont in Sardegna, si disse preoccupato dal “virus dell’indipendentismo”. Eccola di seguito.

Caro Antonio,
Ho provato la sua stessa sensazione leggendo le cronache dalla Sardegna. Un conto è la specificità della splendida Alghero (dove le vie non sono vie ma «carrer»), il legame linguistico e sentimentale con la Catalogna, la fratellanza tra le culture che non hanno germinato uno Stato ma sono comunque vive. La bellezza di essere italiani ed europei è appunto nella diversità.

Ma da italiani ci amareggia — almeno a lei e a me — il pensiero che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue. L’isola della Brigata Sassari, di Mario Segni, di Francesco Cossiga, di Enrico Berlinguer, non dovrebbe più essere Italia?

Ecco, ora proviamo, gentile signor Melillo, a metterci nei panni degli spagnoli. E a pensare che la Catalogna — che per popolazione e ricchezza prodotta ha un peso paragonabile a quello della Lombardia in Italia — vuole andarsene, abbandonando il resto del Paese al proprio destino. Lei riuscirebbe a immaginare l’Italia senza la Lombardia? Una terra dove oltretutto – proprio come in Catalogna – sono andati a lavorare e a vivere milioni di italiani che non sono nati a Milano bensì in Puglia, in Calabria, in Sicilia, ma anche in Piemonte, in Veneto, in Emilia-Romagna?

Questo è il motivo per cui un andaluso, un estremegno, un galiziano si è sentito offeso dall’indipendentismo catalano. Ciò detto, le manganellate della polizia di Rajoy sono state sia un crimine sia un errore. Ma per molti spagnoli è stata una reazione blanda; infatti dalla secessione catalana è nato un movimento di estrema destra, Vox, che sta condizionando la politica di Madrid.


De Francesco Casula

Il giorno 20 ottobre pubblico un mio post rispondendo a una lettera del Dottor Aldo Cazzullo che nel Corriere della sera dichiarava di sentirsi “amareggiato” al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”.

Nello stesso giorno invio la Lettera a Cazzullo. Dopo dieci giorni, mi risponde: “Grazie mi scriva a acazzullo@rcs.it”. Mi armo di pazienza e rimando la lettera all’indirizzo richiestomi. Mi risponde: “Purtroppo la sua nota non è breve. Pubblichiamo 1500 battute nella lettera sotto, senza risposta, o 750 in quella sopra, cui segue mia risposta. Scelga lei”. Mi riarmo di pazienza e rimando la lettera ridotta a 1500 battute.

Questo ve l’ho raccontato per dire che, in seguito ai tagli, la mia lettera originale ne è uscita devastata, purtroppo. Qui di seguito, ecco la per come è stata pubblicata oggi 5 Novembre sul Corriere della Sera:

Di seguito, il contenuto della lettera in 1500 battute. Scorrendo, il primo testo originale che avevo inviato a Cazzullo.

Lettera di 1500 battute

Egregio Dottor Aldo Cazzullo

Lei scrive di essere amareggiato al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”. Ma non ha ragione di amareggiarsi. Per il semplice motivo che i sardi sono sardi non italiani.
O forse che prima eravamo spagnoli? E ancor prima catalano-aragonesi? O fenici cartaginesi romani vandali bizantini durante le loro funeste occupazioni e dominazioni?

Noi Sardi siamo certo cittadini italiani, ma di nazionalità sarda. Ho l’impressione che Lei confonda Stato con Nazione.
Ricordo comunque che la Sardegna, storicamente, è entrata (e finanche coattivamente), nell’orbita italica – a parte la breve parentesi pisana e genovese nei secoli XI-XIII – solo nel 1720 quando venne ceduta al Piemonte, per un baratto di guerra, ai Savoia che diventarono re e si dimostrarono in 226 anni di dominio e sgoverno, tiranni ottusi famelici e sanguinari.

Siamo Sardi e siamo, da sempre una Nazione: per storia, diversa e dissonante rispetto alla coeva storia italiana ed europea; per lingua (affermatasi quasi 300 anni prima della lingua italiana e per più di 400 anni lingua ufficiale e cancelleresca nei regni giudicali); per cultura e tradizioni. Siamo una Nazione senza stato che ha il diritto storico alla sua Indipendenza.
Il sentimento nazionale sardo è viepiù largamente presente oggi: alla faccia di chi ha sempre tentato di “dessardizzarci”, privandoci della nostra Identità nazionale.

Francesco Casula
Cagliari 1.11.2021

Lettera originale

Egregio Dottor Aldo Cazzullo 

Lei scrive di essere amareggiato al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”.
Ma non ha ragione di amareggiarsi. Per il semplice motivo che i sardi sono sardi non italiani.
O forse che prima eravamo spagnoli? E ancor prima catalano-aragonesi? O fenici durante la loro “colonizzazione”? O cartaginesi, o romani, o vandali o bizantini durante la loro dominazione?

Noi Sardi siamo certo cittadini italiani, ma di nazionalità sarda.
Ho l’impressione che Lei confonda Stato con Nazione. Quando la differenza è evidente. E, come recita l’apoftegma latino, “De evidentibus non est disputandum”!
Ricordo comunque che la Sardegna, storicamente, è entrata (e finanche coattivamente), nell’orbita italica – a parte la breve parentesi pisana e genovese nei secoli XI-XIII – solo agli inizi del 1700 quando venne ceduta al Piemonte, per un baratto di guerra, ai Savoia che diventarono re e si dimostrarono in 226 anni di dominio e sgoverno, tiranni ottusi famelici e sanguinari.

Siamo Sardi e siamo, da sempre una Nazione: per storia, diversa e dissonante rispetto alla coeva storia italiana ed europea; per lingua (nata e affermatasi quasi 300 anni prima della lingua italiana e per più di 400 anni lingua ufficiale e cancelleresca nei regni giudicali); per tradizioni.

Il “sentimento” nazionale sardo è viepiù largamente presente fra i sardi, oggi: alla faccia di chi ha sempre tentato di “snazionalizzarci” e “dessardizzarci”, privandoci della nostra Identità. Come Sardi intendo. Ricordo che nel 2012, in un sondaggio (curato dall’Università di Cagliari e da quella di Edimburgo e finanziato dalla Regione sarda, circa l’atteggiamento dei Sardi nei confronti della propria identità) è emerso che il 27% si sente sardo e non italiano; il 38% più sardo che italiano; il 31% tanto l’uno che l’altro e solo il 3% più italiano che sardo e l’1% esclusivamente italiano.

Ma si tratta solo di un “sentimento”, di un “umore”? O, meglio, di un ri-sentimento e di un mal-umore nei confronti dello Stato italiano, storicamente ostile nei confronti dell’Isola? O sta maturando una nuova consapevolezza e coscienza della propria “diversità” e “specificità” e dunque dell’essere “Nazione”? Che ha diritto, dunque, all’Autodeterminazione – garantita da tutti i Trattati e Convenzioni internazionali – e all’Indipendenza? Io credo di sì.

Non si amareggi dunque Dottor Cazzullo: la nostra Patria (e Matria) è la Sardegna non l’Italia. Nessun abbandono quindi.

Naturalmente questa mia breve nota non sarà mai pubblicata nel Corriere della Sera: cui sembra fare paura la stessa parola “Indipendenza”. O devo ricredermi?

Francesco Casula
Cagliari 20.10. 2021

Foto de presentada: KoolShooters da Pexels

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