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L’ultimo atto del Tyrrhenian Link, una drammatica farsa dagli esiti devastanti

Da che mondo è mondo, la classe politica ha sempre protetto le proprie mancanze con un laconico “no nc’est dinai”, non ci sono soldi.

Chi governa in questa fase, a qualsiasi livello, è il più fortunato di sempre. Ha a disposizione una montagna di soldi come mai è avvenuto nella storia. I soldi del PNRR potrebbero servire per realizzare comunità energetiche, la rivitalizzazione delle campagne, e tanti altri progetti. Inclusi i boschi urbani.

Ma, si sa, chi ha pane non ha denti, per cui questa fase eccezionale viene affrontata con strumenti ordinari, e a breve la cuccagna sarà terminata senza averne approfittato realmente. La giunta selargina è immobile sui progetti, rozza e assente sulla cultura, vuota di idee. Passata invano la festa, torneremo al solito “no nc’est dinai”.

Parafrasando Machiavelli, la classe politica sarda è metà volpe e metà iena.
Remissiva con i forti di Terna, e il ministero italico, ingannatrice con la popolazione. 
Concu è probabilmente il peggior sindaco che Selargius abbia mai avuto, o almeno se la gioca con Antonio Melis, che devastò Selargius nell’87.

Una breve ricostruzione degli ultimi fatti:
– Il consiglio comunale aveva votato per la richiesta alla regione di rivedere il progetto Tyrrhenian Link
– la pec inviata (forse) dal sindaco all’assessore all’industria della regione Anita Pili, relativa appunto alla richiesta del punto sopra, non è mai arrivata a destinazione.

Nell’incontro di Sanluri del giorno 10 novembre, l’assessora Anita Pili ha pubblicamente dichiarato: 

Punto primo: le opposizioni al Tyrrhenian Link andavano fatte entro aprile 2023; invece a causa del silenzio assenso da parte del sindaco, non ci sono state opposizioni al progetto.

Punto secondo: se il sindaco davvero avesse voluto successivamente impugnare l’autorizzazione, precedentemente data con l’assenso, non avrebbe dovuto girare la richiesta alla regione, ma avrebbe dovuto impugnare direttamente il progetto, trovando delle obiezioni che prima non era stato in grado di far emergere.

Tuttavia, il sindaco ha evitato di sconfessare sé stesso.
Avrebbe significato fare una pubblica ammissione di colpevolezza. Meglio fare una figuraccia di incapacità (la richiesta alla regione non era il giusto mezzo per opporsi) che sconfessare sé stesso. In ogni caso il sindaco di Selargius ne viene fuori male, malissimo.

Lo scorso 22 novembre, il sindaco ha incontrato nel Municipio una delegazione del Comitato selargino, a cui ha fatto sapere di essere in trattativa con Terna per le compensazioni economiche.
Il comitato propone di allungare i tempi della trattativa, sperando in un eventuale cambio di direttive politiche dall’alto. Le elezioni europee non sono lontane.

Inoltre, potrebbe cambiare lo scenario se la bozza di decreto attualmente al governo, che limita le rinnovabili in Sardegna a 6 gw rispetto agli oltre 50 gw in approvazione, venisse approvata. In questo caso, potrebbero essere sufficienti i soli sapei e sacoi. Il Tyrrhenian Link potrebbe diventare inutile.

Si scopre poi che il ministero aveva originariamente dato a Terna 10 milioni di euro da destinarsi alla comunità. La compagnia elettrica li ha ripartiti in questo modo: 2,9 milioni alla comunità selargina; i restanti 7,1 milioni per eliminare i vecchi tralicci. In altre parole, Terna ha destinato questi fondi a sé stessa per lavori che erano già di sua responsabilità.

La “stazione-Concu”, posizionata a fianco della precedente “stazione-Melis” segnerà la storia di Selargius. Per sempre.
I 17 ettari necessari alle nuove stazioni si sommeranno ai 10 ettari della vecchia e alla nuova servitù per le 100 batterie di stoccaggio e alle nuove cabine e ai nuovi tralicci. In pratica di tutta la campagna rimarrà poco e nulla.
Non troppo timidamente, viene pronunciata da un esponente del comitato, la parola “dimissioni”, nei confronti del sindaco e della giunta.

28 novembre. A sorpresa, nel DUP (documento unico di programmazione, documento fondamentale che riguarda gli obiettivi che verranno riversati in bilancio) viene inserita l’approvazione dei 2,9 milioni come compensazione sul Tyrrhenian link, in cambio di un bosco urbano. Dopo tanto clamore sulla faccenda, la questione Tyrrhenian Link viene celata e affogata dentro un altro documento, al riparo da troppa pubblicità e blindata in un pacchetto chiuso: prendere o lasciare.

Ora ci sarà da espropriare, non solo i terreni de su Padru, ma anche quelli dell’abitato, per far posto al bosco urbano “Terna”.
La politica chiusa nel suo palazzo ha chiuso le orecchie e ha ignorato non solo il comitato di Selargius. La politica regionale, tutta, ha fatto spallucce sulla richiesta dei Comitati.

Oggi, giovedì 30 novembre, il consiglio comunale voterà il dup contenente il Tyrrhenian Link.

Il Comitato di Selargius continuerà le proprie attività.
In un contesto di paese-dormitorio, pur con tutti i suoi errori, il Comitato è l’unica cosa politicamente viva che si è vista a Selargius da almeno 40 anni. 
Le precedenti amministrazioni (di cui qualcuno ancora siede nei banchi del consiglio) hanno devastato Mat’e Masoni, la stazione elettrica dell’87, su coddu e tante altre cose.
Ma i selargini sono stati passivi o accondiscendenti.
Il Comitato è tante cose tra cui un movimento di resistenza anticoloniale. 
Il resto è ventre molle, passiva e remissiva nella migliore delle ipotesi, compiacente e complice nella peggiore.
Una parte di Selargius ha dimostrato di avere la capacità di reagire alle nuove servitù o di risvegliarsi e di mobilitarsi.
Esisterà, anche per il futuro, la rete di cittadini, struttura pronta a risvegliarsi ed a mobilitarsi in caso di nuove servitù o per altre battaglie.
Questa rete continuerà a essere un deterrente per l’attuale sindaco e per i futuri che potrebbero accettare nuove servitù. La certezza che la strada non sarà facile.

Gli amministratori avranno le loro carriere politiche spianate, costruite sulla pelle dei selargini, ma questo si vedrà tra qualche anno.
È la conferma che i partiti italiani, in Sardegna, sono cinghie di trasmissione del sistema coloniale. Per fare carriera dentro i partiti italici, occorre scendere a compromessi, cedere diritti (o le terre) dei sardi.

Per Terna rimane l’atto speculativo, che passa sulla testa della gente che lavora i campi.
Si dirà che è un’azienda privata e che deve pensare al profitto, non è un ente filantropico.
Va bene. Per usare lo stesso linguaggio dei liberisti, che dire allora dei proprietari terrieri che non vogliono vendere?
La proprietà privata è privata solo per alcuni?
Una grossa azienda privata effettuerà degli espropri nei confronti di piccoli proprietari terrieri, che dalla terra traggono il sostentamento o con cui arrotondano le entrate familiari.
Un esproprio padronale.

Rimarrà la sensazione di una nuova imposizione coloniale da parte dello stato italiano. Se è corretto dire che c’è stata una direttiva UE, è anche vero che è stata l’Italia a distribuire le servitù tra le regioni. Dunque, ancora una volta l’Italia si è dimostrata nemica della Sardegna, pronta ad usarla per vecchie e nuove servitù, costantemente in conflitto con gli interessi dei sardi. Questi ultimi, senza sovranità (non presente in statuto) e senza poteri decisionali sulla propria terra e controllo sui propri politici “reggi-sacco”, funzionali al sistema italiano, da cui sono appunto nominati e candidati. 
Il sistema coloniale si regge attraverso le carriere dei politici sardi dentro i partiti italiani.

Chiudo questa sorta di “J’accuse” con un aneddoto accaduto durante il consiglio comunale di martedì 28 novembre.

Dalla rabbia, in seguito alle discussioni, una donna del comitato, Mariangela, spontaneamente si è alzata ed ha iniziato a parlare rivolgendosi al sindaco ed ai consiglieri.
Del suo discorso, semplice ma tagliente allo stesso tempo, in cui denunciava la paura per l’esproprio del proprio terreno che avrebbe peggiorato le condizioni economiche già non buone, ha colpito un particolare, un dettaglio apparentemente secondario.

Mariangela si è lamentata dello spreco dell’energia elettrica necessaria per riscaldare un’aula consiliare così grande. “Tutti al caldo”. Evidentemente quello che sembra una cosa scontata e normale per gli amministratori, non lo è per una parte della popolazione. L’accesso ad un bene primario, come il riscaldamento prodotto dall’energia elettrica (che ovviamente deve essere prodotta con un giusto mix di fonti, solo un pazzo investirebbe solo su una fonte) non è un bene accessibile a tutti.

La beffa è che a sottrarle il terreno sarà proprio Terna, che dal trasporto di quella stessa energia che passerà sul suo terreno, guadagnerà cifre a parecchi zeri.
Una redistribuzione economica al contrario.
Con la benedizione dell’amministrazione comunale e dei suoi complici.

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