Seconde case: la Sardegna considerata alla stregua di un “pied a terre”

De Cristiano Sabino

I lombardi posseggono il 15% delle seconde case della Sardegna. In generale i cittadini del nord Italia ne posseggono il 26% i sardi il 46%. Fatevi due conti facili facili: quando il Governo risponde alle FAQ ufficiali sulla possibilità di spostarsi dalle zone rosse verso le seconde case su tutto il territorio dello Stato (quindi anche in Sardegna), sta dando l’autorizzazione a contagiare l’isola per la terza volta. La prima volta ci aveva pensato Giuseppe Conte, esattamente un anno fa, negando la possibilità di chiudere i collegamenti da e per la Sardegna in nome della “libertà di movimento” sancita dalla Costituzione e permettendo a decine di migliaia di proprietari di seconde case di dilagare nell’isola senza alcun controllo. La seconda volta era stato sempre Conte a imporre a tutto lo Stato una riapertura sincrona, con migliaia di contagi in Lombardia e il fondato sospetto che addirittura la regione in questione avesse contraffatto i dati per poter riaprire (denuncia della fondazione Gimbe), mentre la Sardegna era a contagio zero. Ora è il turno di Draghi e del suo “governo dei migliori” e se possibile la situazione è ancora più sfacciata.

Infatti la Sardegna è l’unica zona bianca dello Stato e praticamente risulta l’unica meta utile dove i proprietari di seconde case possono fuggire dal contesto dell’epidemia.
Da ieri e sino al 6 aprile il presidente del Consiglio ha firmato il decreto che, in pratica, chiude tutto lo stato, ma dal 27 marzo (cioè sotto pasqua) cade il divieto di spostamento verso le seconde case, dove ci si può recare liberamente anche al di fuori della propria regione. Follia o lucido progetto politico coloniale?
Certo un lavoratore milanese, un impiegato bergamasco, o un disoccupato della Brianza non se ne faranno granchè di questo salvacondotto, perché chi deve lavorare continuerà a lavorare, chi deve stiparsi in fabbrica continuerà ad alzarsi al mattino per non fare fermare la produzione e chi non ha lavoro non si imbarcherà certo per raggiungere le villette al mare in Sardegna che appunto di norma non possiede.

I ricchi però, gli imprenditori di successo con le loro famiglie al seguito (tanto i figli sono in DAD!), i professionisti, e molte partite Iva benestanti lo faranno di certo ed useranno la Sardegna come pied a terre. Il governatore della Valle D’Aosta ha reagito prontamente e ha emesso un’ordinanza che vieta il trasferimento nelle seconde case: «Fatti salvi – vi si legge – i casi di comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero per motivi di salute, a coloro che non risiedono nel territorio della Regione non sono consentiti gli spostamenti in entrata in detto territorio per recarsi presso le proprie abitazioni diverse da quella principale (cosiddette seconde case)».

Perché Solinas non ha fatto subito lo stesso? Da più parti arrivano notizie allarmanti della corsa al biglietto verso la seconda casa. Insomma, punto a capo, come marzo e giugno 2020, con la Sardegna senza difese e filtri in nome del diritto dei proprietari, dei discotecari, degli irresponsabili e degli egoisti di riportare la tanto temuta terza ondata nell’isola che sta lentamente tornando alla normalità. Anzi, la Nuova Sardegna dà la notizia (lunedì 15, ore 23:30 circa) della posizione (prevedibile) di Solinas: «non vieteremo gli arrivi nelle seconde case, ma faremo più controlli». Aveva dunque avuto ragione il movimento Caminera Noa quando nel tardo pomeriggio aveva espresso scetticismo su una delibera di Solinas in tal senso: «Ci aspettiamo che Solinas faccia lo stesso per preservare la salute, l’economia (e la dignità) dei sardi, ma non siamo ottimisti, visto che dovrebbe mettersi contro moltissimi elettori del partito a cui deve la sua carriera politica: La Lega che a di spetto del cambio del nome era e rimane a tutti gli effetti “Nord”».

Magra consolazione il fatto che l’ingresso non sia più totalmente libero come l’anno scorso, dato che agli scali vige l’obbligo del tampone, con postazioni organizzate. I controlli non sono una barriera sicura e se uno Stato intero viene messo in zona arancio-rossa, vuol dire che gli indici di contagio sono in pieno rialzo. E tutto questo avviene in un contesto in cui la vaccinazione va a rilento e sempre nella giornata di ieri sono state sospese le vaccinazioni al corpo docente a causa dei molti dubbi che gravano sul vaccino Astrazeneca.
Un anno fa certi discorsi li facevano solo gli indipendentisti (e neanche tutti), ora perfino Sardiniapost lancia il grido d’allarme in maniera tonda tonda: “Il ‘Dl Covid’. L’assurda regola di Draghi: Italia chiusa ma Sardegna aperta a tutti”.

Cosa accadrà a Pasqua e Pasquetta non è difficile da ipotizzare, con tutto lo stato tinto di rosso e arancione e la Sardegna raggiungibile con un semplice volo, in zona bianca, da parte dei proprietari delle seconde case. Una sola domanda: perché usarci per la terza volta, in piena pandemia, come pied a terre e valvola di sfogo per i ricchi del nord Italia se non perché, per chi governa, la Sardegna è nient’altro che una «colonia di sfruttamento» (come aveva già argutamente capito Gramsci cento anni fa?).

Un fatto è comunque certo: molti sardi si stanno accorgendo sulla loro pelle che la Sardegna è una parte dello Stato facilmente sacrificabile. Un giorno arriva la notizia dell’inserimento di 14 territori sardi nella lista delle zone individuate per la costruzione del deposito unico di scorie nucleari. Un altro veniamo a conoscenza di enormi carichi di rifiuti pericolosi nelle discariche del Sulcis. E poi il perpetuo colabrodo delle condutture idriche senza nemmeno la prospettiva che arrivi qualche soldo del Recovery per garantire l’accesso idrico ai sardi, la mannaia della repressione che si abbatte su chi contesta la presenza del 64% di servitù militari dello Stato nella nostra terra. E poi, e poi, e poi…

Piano piano i pezzi del puzzle andranno a unirsi e i sardi capiranno che essere italiani non è stato poi quel grande affare che l’ideologia risorgimentale gli ha inculcato. E quando questo accadrà, vedremo cosa potrà succedere. La storia non è mai ferma, anche quando non si muove una foglia. Magari avremo delle belle sorprese. Belle per la dignità e la libertà dei sardi. Meno belle per chi pensa di poter usare l’isola come la sua discarica, la sua portaerei, la sua caserma, il suo parco giochi, il suo pied a terre e per quei sardi che sulla subalternità e il servilismo hanno costruito la loro carriera politica.

Foto de presentada: YouTG.net

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