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Speculazione energetica e questione indipendentista sarda

de Michele Zuddas

La questione dell’eolico in Sardegna si inserisce in un più ampio dibattito riguardante l’autodeterminazione dei popoli, il dominio economico e la preservazione dell’identità culturale. La storia della Sardegna, con la sua lingua, le sue tradizioni e il suo paesaggio, è stata spesso segnata da un processo di colonizzazione e sfruttamento. In questo contesto, diventa cruciale l’emergere di una guida politica indipendentista in grado di contrastare le invasioni economiche, rappresentate simbolicamente dagli impianti eolici, che rischiano di stravolgere irrimediabilmente il territorio e la sua essenza.

Antonio Gramsci, nel suo pensiero sul ruolo degli intellettuali e sull’egemonia culturale, offre un’importante chiave di lettura. Egli affermava: “La storia insegna ma non ha scolari.” Il compito degli intellettuali, dunque, è quello di costruire una coscienza nazionale critica, capace di opporsi alle forme di dominio esterno e creare un blocco storico unito nella difesa dei propri interessi. In questo senso, la resistenza contro i progetti eolici in Sardegna può essere letta come parte di un movimento più ampio di resistenza culturale e politica.

Frantz Fanon, con la sua analisi della colonizzazione e della necessità di un risveglio nazionale, completa il quadro fornito da Gramsci. In “I dannati della terra” Fanon scrive: “Il colonialismo non è una macchina pensata per partecipare insieme a gli altri popoli alla costruzione del mondo. Il colonialismo è, in tutto il senso della parola, un’operazione di estrazione.” Questa affermazione si riflette pienamente nella realtà sarda, dove l’influenza esterna si concretizza in operazioni economiche che estraggono risorse, modificano paesaggi e compromettono la sostenibilità a lungo termine dell’isola.

La costruzione di impianti eolici in Sardegna, spesso decisa senza un reale coinvolgimento delle comunità locali, rappresenta un’ennesima forma di espropriazione. Non si tratta solo della sottrazione di risorse naturali, ma anche di una forma di espropriazione culturale e identitaria.

È qui che emerge la necessità di una guida politica indipendentista in grado di articolare una risposta coordinata e consapevole che vada oltre la mera resistenza contingente e si configuri come un vero e proprio progetto di emancipazione.

La battaglia contro l’invasione eolica in Sardegna non è solo una questione locale, ma un momento spartiacque che può segnare un rinnovamento nel rapporto tra la Sardegna e lo Stato italiano. Come ci insegnano Gramsci e Fanon, la presa di consapevolezza e l’azione politica concreta sono essenziali per ribaltare le dinamiche di dominio. Senza un movimento politico forte, radicato e indipendente, la Sardegna rischia di diventare una terra di conquista indefinita, perdendo la possibilità di autodeterminarsi e proteggere le proprie peculiarità.

In conclusione, la guida politica indipendentista si pone come necessaria per fronteggiare le nuove forme di colonizzazione economica e per garantire alla Sardegna un futuro dove la propria voce e i propri interessi siano finalmente protagonisti del proprio destino. Gramsci e Fanon ci indicano la strada: una resistenza strutturata e cosciente delle dinamiche di potere è la chiave per la liberazione di tutti i popoli sfruttati e colonizzati.


Immagine: babaviaggia.it

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