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Intervista a Clip, collettivo per combattere il deserto culturale a Sassari

Intervista a Marco Russo, presidente del Collettivo- Associazione CLIP, un gruppo sempre più consistente e variegato di persone che, da un’idea nata in casa fra amici e amiche, è diventato un movimento culturale creativo determinato a crescere e mettere larghe e profonde radici. 


Quando e come è nato il collettivo? 

Il collettivo nasce ufficialmente a novembre 2022, ma il processo aggregativo ha inizio nei mesi precedenti. In seguito al confronto tra alcuni di noi, emergono due esigenze fondamentali: una di espressione e una di spettazione, quindi l’obbligo di trovare uno spazio che potesse soddisfare queste necessità. 

Il territorio non offriva uno spazio di espressione libero come quello che ci stavamo prefigurando. In risposta a questa carenza quello spazio lo abbiamo creato noi: il 25 novembre ci troviamo a casa mia e ci chiediamo: “Che fare?”. 

Ci puoi spiegare nel dettaglio le singole parole che compongono l’acronimo? 

Siamo un Collettivo perché siamo un sistema aggregativo, accessibile a chiunque, diamo valore al gruppo perché siamo coscienti che ogni individualità sia diversa, che la diversità sia ricchezza perché cultura e che la cultura sia il fine ed il mezzo. 

Letterario perché nasciamo così, con i racconti brevi. Durante i nostri incontri ci confrontiamo continuamente per crescere personalmente ma anche professionalmente, vorremmo infatti creare qualcosa di valore, vorremmo effettivamente creare letteratura. 

Informale perché non abbiamo una forma specifica, siamo amorfi, in continua crescita ed evoluzione, proiettati dinamicamente verso tutte le forme espressive. In questo senso vanno intese le varie collaborazioni artistiche che abbiamo avviato, dalla musica al live painting, e che siamo pronti ad approfondire e ad ampliare. 

Performativo perché crediamo sì nel contenuto dell’espressione, ma anche nel come questo possa assumere significato. In questo senso performiamo, seguendo l’etimologia della parola: diamo una forma. Solo una dialettica coerente tra contenuto e forma può portare ad una sintesi significativa dell’arte. 

Quali obiettivi nell’immediato e nel lungo periodo si propone questo gruppo? 

Da subito abbiamo avuto due obiettivi: un obiettivo pragmatico, riuscire a fare un evento pubblico nostro ottenendo lo spazio e l’attenzione per testimoniare al territorio quello di cui abbiamo bisogno. Oggi possiamo dire di esserci riusciti, grazie anche ad una realtà come quella di “Sa Domo de Totus”, che ha creduto subito in noi, dandoci il proprio supporto tramite la concessione della loro sede. In questi mesi ci siamo ritrovati a fare di tutto, dall’organizzare serate a partecipare ad eventi esterni come festival e presentazioni di libri. 

Il secondo è più un meta-obiettivo: ci proponiamo di essere il punto di incontro delle diversità, quello spazio libero a cui tutte le individualità possano accedere per esprimersi senza alcun limite se non il rispetto dell’altro. Vogliamo essere matrice di un movimento sassarese che sia voce delle esigenze culturali del territorio e vogliamo liberare queste esigenze, che sono presenti ma inespresse. Vogliamo testimoniare un nuovo ruolo della cultura, combattendo la narrazione per cui “con la cultura non si mangia” e costruendone una nuova per cui “la cultura si mangia”, nutre, la cultura è linfa vitale per l’individuo, così come per il territorio. 

Che ruolo e che ricadute ritenete possa avere in un momento di depressione culturale il vostro lavoro sul territorio? 

Parli di depressione culturale, ma io penso che Sassari sia sempre stata una città ricca di idee e competenze, e ancora oggi essa è densa di cultura. Questa la si rivede negli innumerevoli eventi puntuali ai quali accede solo una minima parte della popolazione e in maniera del tutto passiva. 

Quello che manca è una comunità di intenti: qual è l’obiettivo? Non solo occupare lo spazio espressivo, ma crearne di altro, e solo quando questo obiettivo sarà condiviso, e quando il dialogo diverrà prassi, che qualcosa cambierà. 

Noi quel dialogo l’abbiamo iniziato, e infatti qualcosa sta già cambiando.  

Noi ci siamo. 

Concretamente come funziona e che struttura interna avete? 

Internamente ci strutturiamo in tre gruppi operativi: scrittura, recitazione e comunicazione. 
Al primo il compito di fornire supporto ed ascolto a chiunque voglia affacciarsi al mondo della scrittura, con particolare dedizione alla forma del racconto breve. Il secondo invece è punto di riferimento per chiunque voglia interpretare un testo – proprio o altrui – durante i nostri incontri. 

Entrambi i gruppi sono accessibili da chiunque voglia partecipare attivamente al nostro progetto. 

Il gruppo comunicazione si occupa di gestire tutto ciò che riguarda i social e le informazioni di rilievo riguardanti gli eventi o le attività in cui siamo coinvolti. 

Noi ci incontriamo il venerdì sera, ogni due settimane circa, in una sede che per il momento è itinerante. Durante i nostri incontri leggiamo una decina di scritti inediti, racconti brevi di massimo 8000 battute e 10 minuti di durata, unici due vincoli espressivi. Dopo ogni racconto è garantito un momento di feedback, che ci permette di maturare un senso critico rispetto a quello che proponiamo e quindi di crescere in qualità sostanziale. 

Questi testi vengono proposti entro il mercoledì precedente all’incontro, vagliati dai team di scrittura e recitazione, questo sia per capirne e valorizzarne il potenziale, sia per essere poi meglio inseriti all’interno della scaletta che ad ogni incontro prepariamo per offrire uno spettacolo funzionale ed il più eterogeneo possibile. 

Non ci limitiamo però solo ai racconti, ma tendiamo a dare spazio a tutto ciò che riteniamo culturalmente valido, che va dalle rassegne poetiche alla proiezione di cortometraggi. 

Nel vostro percorso è previsto uno spazio alla cultura sarda? 

Questa è una domanda molto interessante: noi non abbiamo mai pensato a dare spazio ad una cultura specifica poiché siamo aperti a tutto, fosse questa sarda, albanese o camerunense. Sarà l’aria internazionale respirata da molti di noi durante gli anni di formazione passati fuori, le esperienze multiculturali, a definire questo tipo di attitudine. Noi diamo spazio a qualsiasi cultura richieda spazio, purché in un’ottica di rispetto dell’altro e arricchimento culturale reciproco. Ciò non toglie che il collettivo resti aperto ad approfondire questioni come quella sarda, le sue tradizioni e la sua identità. 

Come fare per entrare in contatto con voi? 

Da poco siamo diventati Associazione Culturale. Ci incontreremo dopo la pausa estiva in occasione della festa di tesseramento, programmata per il 16 settembre, alla quale siete tutti invitati. Per qualunque informazione di servizio o aggiornamento sui nostri movimenti, possiamo essere contattati alla mail ufficiale di Clip: collettivoclip@gmail.com e sui nostri canali social Instagram e Facebook in cui siamo presenti con il nome di clip_informale  e dove ogni giorno vengono caricati contenuti relativi alle nostre attività o serate. 

GRAZIE 


Immagini: Clip

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