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Michele Obino, giurista, sacerdote e rivoluzionario

de Adriana Valenti Sabouret 

Allorché Michele Obino vide il giorno, a Santu Lussurgiu, il 19 gennaio 1769, i nobili genitori, don Lorenzo e donna Cecilia Massidda, non avrebbero mai sospettato che si sarebbe spento a Parigi e lì avrebbe riposato nel più celebre cimitero della capitale francese, il Père Lachaise. 

A venticinque anni, Michele Obino superò brillantemente l’esame collegiale per assumere la cattedra universitaria sassarese di Decretali: era l’aprile del 1794, periodo in cui negli ambienti universitari germinavano ideali democratici e progressisti alla luce della nuova cultura illuministica che circolava già da tempo nell’Isola. 

Maturava, fra i più giovani docenti delle Reali Università di Cagliari e Sassari, la necessità di stroncare lo strapotere dei signori feudali e della Casa Savoia, al fine di conseguire quella libertà necessaria a consentire una maggiore distribuzione delle ricchezze e un più equo ottenimento delle cariche politiche.  

Obino era uno di quegl’insegnanti: una mente vivida e aperta ai profondi problemi e ai cangianti umori del suo tempo, uno spirito insofferente alle ingiustizie e alle prepotenze dei potenti. 

Dotato di profonda cultura giuridica, che gli sarebbe tornata utile per inserirsi in seguito nel complesso tessuto sociale parigino, godette, in Sardegna, di illustri amicizie come quelle dei fratelli algheresi Simon, del letterato Francesco Carboni e di altre personalità dell’epoca. 

Questa sua eminente posizione suscitò non poche invidie, soprattutto da parte degli altri concorrenti al concorso a cattedra che presero a considerarlo come uno scomodo rivale da eliminare per poterne carpire il posto. 

Amico e fedele seguace di Angioy – come i fratelli Agostino e Raffaele Obino – Michele condivise la sua lotta contro il feudalesimo e lo protesse, rischiando la vita, ospitandolo quando l’amico era ricercato. 

A seguito della circolazione, verso la fine dell’aprile 1796, di scritti sovversivi, antipiemontesi, antimonarchici e antifeudali, come L’Achille della Sarda Rivoluzione e I sentimenti del vero patriota sardo che non adula Cagliari, libelli anonimi scottanti che gli vennero attribuiti, la sua carriera fu stroncata e la cattedra gli venne rimossa, azione che Michele rimpiangerà, sentendola come una potente ingiustizia, per il resto della sua vita. 

La Curia Ecclesiastica sassarese lo accusò, durante il processo extra-giudiziale fattogli subire, di essere stato «uno dei principali capi rivoluzionari nella nota insurrezione seguita in questa Città e Capo di Sassari e Logudoro nell’anno 1796, essendosi dimostrato ottimo confidente e partitante di Don Giov. Maria Angioi col quale tenea quasi giornalmente segrete confidenze e gli prestava tutta assistenza ne’ perniciosi di lui progetti». 

Costretto alla fuga, venne protetto ad Alghero dai Peretti, amici di origine corsa, e dai Simon. S’imbarcò probabilmente per la Corsica il 31 dicembre 1800 con i due fratelli, con Giovanni Bonu e con altri, dove frequentò il salotto della madre di Napoleone fino al 1803 circa. 

Dalla Corsica raggiunse Parigi passando per la Svizzera, dopo una sosta a Milano. A Parigi, visse fino al 6 gennaio 1839, data della morte avvenuta nel suo domicilio parigino sito al numero 342 della rue Saint Honoré, all’età di 76 anni. 

Nella capitale francese, come l’Angioy, Matteo Luigi Simon e, precedentemente Luigi Sanna Corda e Gioachino Mundula, si era attivato per promuovere l’occupazione della Sardegna ad opera di Napoleone Bonaparte il quale, pur mostrando interesse verso l’Isola, fu preso da una serie di azioni militari che distolsero le truppe francesi e i suoi pensieri dalla concretizzazione del progetto.  

Dal punto di vista personale, Obino lavorò fianco a fianco del giurista francese Guy-Jean-Baptiste Target (1733-1807), celeberrimo avvocato e notaio dalle idee progressiste che si era distinto durante la Rivoluzione Francese ed era stato sollecitato persino dal Re Louis XVI per difenderlo durante il suo processo. Per la cronaca, il Target non aveva accettato sotto pretesto di mediocri condizioni di salute. 

Il 20 febbraio 2022, Michele Obino, figura maggiore della Sarda Rivoluzione, è uscita ufficialmente dall’anonimato del Cimitero Père Lachaise di Parigi, collocandosi con una biografia da noi personalmente curata in francese, corredata da fotografie e localizzazione nella pianta del vastissimo camposanto parigino, nel sito APPL (Amis et Passionnés du Père Lachaise) che v’invitiamo a consultare. 

La tomba, da noi scoperta nel 2019 dopo accurate ricerche archivistiche che contrastavano la sua sedicente sepoltura al Cimitero di Montmartre, appartiene oggi alla Città di Parigi che ne decretò lo stato di abbandono sul finire degli anni ottanta.  

La folta vegetazione spontaneamente cresciuta, l’ha tuttavia resa inviolabile, preservandola, per l’esistenza di un divieto di intervenire sulla flora del cimitero parigino. 

La biografia del sito rimanda inoltre a tre noti personaggi francesi frequentati da Michele Obino durante gli anni parigini: il sopracitato Guy Jean-Baptiste Target, il poeta e giornalista amico di Angioy, Pierre Louis Ginguené e il geologo Louis Constant Prévost.  

Tre celebrità dell’epoca che testimoniano l’alto valore di questo personaggio lussurgese riuscito mirabilmente a inserirsi nell’alta società parigina napoleonica. 

Con Target collaborò nello studio notarile omonimo e, alla morte di questi, probabilmente lo rilevò o, comunque, continuò a lavorarvi.  

Quanto al Prévost, don Obino lo nominò suo esecutore testamentario raccomandandogli la sobrietà per le sue esequie nonché l’elemosina di cinque franchi a dodici povere vedove con figli a carico. 

Nel testamento olografo, rogato il 5 dicembre 1838, Obino nominò suoi eredi, oltre che i parenti sardi, gli amici francesi che avevano condiviso il suo quotidiano durante lunghi anni: Mme Clarisse Bourgoin, che lo aveva ospitato come pensionante, il figlio del giudice Target, tre sorelle Target e il Prévost, la cui moglie era una delle citate sorelle Target. 

Concludiamo augurando che altri personaggi di spicco della Sarda Rivoluzione escano pian piano dall’ombra collocandosi, a giusto titolo, anche all’estero, come patrioti sardi le cui vicende umane sono degne di sempre maggior luce e crescente interesse storico.  


Immagine: Wikipedia

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