Crisi bovina, Camorra, e una sentenza storica (che chiude l’eolico in Italia?) – S’imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia
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Prima l’allarme dermatite bovina: da martedì via agli abbattimenti, a rischio 1600 capi, aria di rivolta. Poi arriva il contrordine: stop all’abbattimento dei bovini sani. Il Consiglio di Stato blocca l’uccisione dei capi non infettati di mandrie nelle quali è comparsa la malattia.
La questione dermatite bovina sta incendiando il dibattito, la politica cerca i metodi spicci e più comodi, gli allevatori cercano invece soluzioni che risolvano dal virus ma che non siano l’abbattimento di tutti gli animali. La questione è politica e tecnica contemporaneamente, qui affrontiamo il discorso da un punto di vista storico ed economico.
Da un lavoro di Luciano Marrocu (Note su agricoltura e pastorizia in Sardegna tra età
giolittiana e fascismo), emerge che dal 1881 al 1930 il rapporto tra bovini e ovini passò da uno a tre, a poco più di uno a dieci e il numero di bovini scese in valori assoluti.

Cosa accadde? Le cause possono essere molteplici: secondo Marrocu “si verificò ciò che era avvenuto su scala europea nell’ultima metà dell’ottocento: un processo di polarizzazione per cui gli ovini si concentravano nelle aree agricole più arretrate ed i bovini in quelle più moderne.” Nel nord, e nella pianura padana in particolare, in conseguenza all’introduzione di nuovi tipi di avvicendamento e delle foraggiere, l’allevamento bovino si integrava sempre più strettamente con l’attività agricola; contemporaneamente gli ovini, che continuavano ad essere allevati secondo le forme arcaiche della pastorizia nomade”.
Questa tesi conferma il fatto che con l’unità d’Italia le differenze tra nord-centro e sud e isole peggiorarono, è sufficiente vedere che i capi bovini aumentarono al nord e al centro a discapito degli ovini, e si ridussero al sud e in Sardegna.
Inoltre ci fu l’interruzione dell’esportazione di bovini verso la Francia legata alla guerra doganale del 1887 tra Italia e Francia per favorire l’industria del nord: crollò l’export sardo di bovini, ovini, suini e prodotti agroalimentari, crollarono dunque i prezzi per via dei capi non venduti, crollò il sistema produttivo sardo e il sistema bancario locale.
Fu un trauma per la società sarda, ben spiegato da Gramsci che descrisse come i caseifici continentali (romani, toscani, campani) “spogliarono i cadaveri”.
Pratobello e legge elettorale
Lucia Chessa, dei Rossomori, che ha raccolto le firme per la legge elettorale, rimprovera alcuni comitati Pratobello per aver rinunciato alla raccolta, dopo un voto e un comunicato stampa, in seguito ad “interferenze esterne”. L’editore dell’Unione Sarda, Zuncheddu, si sente chiamato in causa (“Il responsabile in realtà sono io”) e risponde dal suo giornale (sotto la stessa pagina), confermando di aver dato parere negativo, ma dopo che gli si “pose la questione”.
La realtà è molto più complessa di come la descrivono Chessa e Zuncheddu, che iper-semplificano una ricostruzione dei fatti che anche chi è dentro la Rete Pratobello stenta a decifrare con oggettività.
Parafrasando Sergio Leone, “quando ci sono le rivoluzioni c’è sempre un gran casino”.
Nel consiglio comunale di Selargius va in scena un film già visto, il Sardinian Link (dorsale che chiude l’anello tra Tyrrhenian Link e SA.CO.I.) entra in conferenza di servizi semplificata il 26 giugno, ma il sindaco Concu porta in aula il dibattito (solo su richiesta dell’opposizione) il 24 luglio, con un parere tendenzialmente favorevole all’opera, proponendo come compensazione la dismissione dei vecchi tralicci (ma questa moneta di scambio era già stata utilizzata per il Tyrrhenian Link, evidentemente viene usata due volte). Solo che nella proposta di Terna non si parla della dismissione dei tralicci. Il dibattito in consiglio, sotto lo sguardo dei cittadini presenti in sala, è stato infuocato.
La linea blu è il Sardinian Link, quella verde tratteggiata, che arriva a Montalto, è il Pe.I.2, un nuovo collegamento sottomarino in corrente continua e 1000 MW di potenza tra le stazioni elettriche di Fiumesanto (Sassari) e di Montalto (Viterbo).

Le campagne di Selargius saranno invase da collegamenti, cavidotti, batterie BESS, stazioni, tralicci: “su Giardinu de su Campidanu” diventerà una grande e unica area industriale elettrica, terra di nessuno, con discariche abusive, e con incendi che ripetutamente minacciano chi vive nell’agro (quattro nelle ultime settimane). Mentre un impianto fotovoltaico dopo 30 anni viene dismesso, le servitù selargine sono fatte per restare per sempre, e anzi, si allargheranno.
Esiste uno spartiacque nella storia delle fertilissime e irrigue campagne di Selargius: dalla creazione del mondo fino a Concu (a.C.), al dopo Concu in poi (d.C.), in cui diventeranno industriali, cambiando per sempre destinazione d’uso.
Il comitato Sarcidano, dopo le fatiche della raccolta firme riparte con il lavoro sul territorio e a Mogorella propone un’assemblea pubblica, il comitato di Orgosolo Ventu Hontrariu in assemblea nell’anfiteatro. Il comitato di Gallura denuncia il fatto che restano 20 giorni per opporsi all’offshore per una concessione nel Sulcis a favore di Wind Alfa Srl che durerà 30 anni.
Sentenza Storica che affossa l’eolico in Italia?
Ieri ci hanno girato cortesemente una sentenza del Tar Emilia Romagna, che riesce a bloccare un impianto eolico “perché per lo studio anemologico non sarebbero stati usati dati stimati, ma dati satellitari (più di 20 anni di rilievi). Il Tribunale ha ritenuto che i rilievi satellitari forniti dalla società non sostituiscono quelli effettuati direttamente sul sito, richiesti dalle norme tecniche.
La sentenza è datata 25 luglio 2025 (ieri), per un ricorso iniziato nel 2024 da Arpae-Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia Romagna.
Ora, siccome lo studio anemologico ha un costo, bisogna capire quanti impianti non hanno fatto il corretto studio. È la strada che hanno seguito il comitato di Gallura e Sarcidano per bloccare Saccargia.
È facile prevedere che saranno parecchi impianti ad essere bocciati.
La Camorra su Alghero
Scoppia il caso delle carceri 41-bis, 92 detenuti mafiosi a Uta: Irene Testa (Garante detenuti Sardegna): “No a nuovi detenuti, situazione ingestibile”. Todde contro Nordio: «Il Governo si fermi e apra un confronto»
Cafiero De Raho: «La Sardegna verrà colonizzata dai clan». L’ex procuratore antimafia critica la mossa del Governo: «Ora capi di Camorra e ’Ndrangheta punteranno ad acquistare immobili e attività nel territorio»
Domenica 27 luglio, in piazza Civica ad Alghero ci sarà una assemblea pubblica contro la Camorra. Organizzano Collettiva Dignitat e il Collettivo Alghero Antifascista.

Sa Cida in 1 Minutu
Il Comune di Alghero acquista così questi terreni da Borgosesia S.p.A. – società quotata all’Euronext Milan, che opera nel campo degli investimenti in asset alternativi – per un importo complessivo di 400.000 euro
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La segnalazione è arrivata al gruppo Assemblea studentesca per la Palestina Sassari, dopo l’avvistamento di un aereo insolito nei cieli di Alghero su Flightradar24.
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I carabinieri del Noe (gruppo specializzato dell’Arma e articolazione del ministero dell’Ambiente) indagano sull’attività di caratterizzazione di fanghi e acque di falda e sulla stessa destinazione finale dei materiali.
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Immagine di copertina: https://www.qualeformaggio.it/estero/19461-parchi-eolici-strage-di-vacche-in-francia-e-in-italia/
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Bravixeddus, ci informate bene su ciò che veramente deve interessare tutti noi abitanti della Sardegna, terra ormai usata per sperimentazioni e pane avvelenato. Un consiglio fateci sapere come mai l’isola ha il primato in Italia di malattie tipo: sclerosi multipla, tiroide, etc. grazie mille.