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Giovanni Maria Angioy e Jean-Paul Marat: due vite a confronto

Chi fu Angioy ? E chi Marat ? È possibile, malgrado le differenze caratteriali, tracciare un rapido parallelo fra i due uomini ?

Capo carismatico della Sarda rivoluzione il primo, rivoluzionario e « Amico del popolo » il secondo, nati entrambi verso la metà del 1700, l’uno a Bono, nel Regno di Sardegna, l’altro a Boudry, nel principato di Neuchâtel (nord-ovest della Svizzera), si spensero entrambi a Parigi. 

Lo fecero in circostanze contrastanti: Giovanni Maria Angioy nel suo letto, vegliato da Catherine Dupont, gli amici sardi e francesi, come è naturale che fosse, considerata la sua indole mite e pacifica, benché passionale. 

Jean-Paul Marat in una vasca da bagno, pugnalato a morte da Marie Anne Charlotte de Corday d’Armont, discendente dalla nobiltà di Caen e dal celeberrimo Pierre Corneille.

La donna, che nel luglio del 1793 era giunta a Parigi nell’intento di eliminare Marat che considerava un tiranno istigatore di orribili massacri rivoluzionari, aveva già tentato parecchie volte di incontrarlo, ma l’assenza del rivoluzionaro dall’Assemblée de la Convention et la presenza al fianco di Marat della compagna Simone Évrard lo avevano salvato. 

L’ultima volta che la de Corday cercò di vedere Marat, quest’ultimo accettò, tuttavia, di farlo. L’incontro durò circa quindici minuti, dopodiché la donna colpì Jean-Paul al petto attraversandogli con la lama del pugnale il polmone destro, l’aorta e il cuore, mentre l’uomo era in piena abluzione per curare una fastidiosa malattia della pelle.

Simone Évrard rappresentò per Marat ciò che Catherine Dupont fu per Angioy.  L’una e l’altra, compagne devote, furono vicine ai due uomini nei momenti più difficili delle loro esistenze. Entrambi un po’ isolati, persino dai patrioti, ammalati e in una situazione finanziaria estremamente precaria.

Una differenza: mentre la famiglia di Angioy non riconobbe mai l’aiuto concreto, l’affetto e le cure che la Dupont prodigò ad Angioy per più di undici anni, quella di Marat riconobbe Simone come moglie di Jean-Paul (una promessa di matrimonio di Marat era stata pubblicata nel ‘’Journal de la Montagne’’, e Albertine Marat, sorella del rivoluzionario, visse con lei a Parigi vegliando sulla memoria del fratello.)

Un aneddoto: l’Hôtel de Francfort, indirizzo temporaneo parigino di G.M.Angioy e Matteo Luigi Simon, fu per anni considerato l’albergo in cui alloggiò Charlotte de Corday a Parigi (stanza al quarto piano, lato strada) ma in realtà, quest’ultimo – l’Hôtel de la Providence – aveva cessato di essere un albergo e i curiosi cadevano nel tranello di considerare l’Hôtel de Francfort, sempre in servizio e sito a due passi da quello della di Corday, come quello in cui l’assassina di Marat aveva alloggiato prima di passare all’atto.

Dall’Hôtel de Francfort , invece, i due patrioti sardi Angioy e Simon, inviarono un Memoriale al Ministero della Guerra francese.

Angioy e Marat ebbero entrambi un padre sardo, don Pietro Francesco Angioy nato a Bono e Jean-Baptiste Mara nato a Cagliari. Il primo genitore fu consacrato sacerdote alla morte della moglie Margherita Arras, madre di Giovanni Maria. 

Il secondo genitore, invece, frate Mercedario nel convento di Bonaria, diacono nel 1726, fu inviato a Bono – altro legame con gli Angioy – in un convento di nuova istituzione. Di carattere irruento e passionale, si scontrò contro l’ordine costituito e il potere politico e fu costretto ad abbandonare l’abito e a fuggire a Ginevra dove sposerà la calvinista Luisa Cabrol con cui avrà Jean-Paul e altri cinque figli.

Altre similitudini fra Angioy e Marat furono l’ottima educazione da entrambi ricevuta  dalle famiglie, i privilegi di cui godettero nella prima parte della loro vita e che entrambi abbandonarono per la lotta a favore del popolo e della giustizia sociale.

Se, però, Marat spinse tale passione sino a giustificare il Terrore con la sua caccia alle streghe condotta fra i preti, le guardie svizzere, le guardie del re, gli aristocratici e persino i rivoluzionari stessi, se più moderati di lui, Angioy, sempre incline alla mediazione e alla prudenza, conservò fino alla fine dei suoi giorni la volontà di evitare bagni di sangue, profondamente conscio del valore della vita umana.

Le loro biografie possono indurci a ulteriori riflessioni attinenti all’attualità politica e sociale che stiamo vivendo.


Immagini: wikipedia

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