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Il più grande furto di terra della storia sarda? – S’Imprenta

S’Imprenta – Rassegna stampa dalla colonia

Tutti i sabato mattina su S’Indipendente

I Talks del festival Fàulas dello scorso fine settimana hanno toccato diversi argomenti, due di questi riguardavano, in via eccezionale, non la Sardegna, ma la Palestina. Prima Alessandro Columbu che ha ricostruito un quadro storico, poi Ahlam Hmaidan racconta come furono cacciati i suoi nonni dalle proprie case e dalle proprie terre: 

“I nonni della famiglia materna hanno avuto modo di accogliere dei profughi ebrei dall’Europa, nel loro vicinato, alcune famiglie, venivano descritte come persone che necessitavano di un aiuto, che hanno visto tanta sofferenza durante il viaggio.
Occorre immaginare come avvengono queste dinamiche tra gruppi umani, di accoglienza. L’accoglienza palestinese è ben nota, si dà cibo, acqua, supporto, per poi ricevere una mattina, all’alba, mentre il mio nonno, il più piccolo, insieme ai suoi fratelli e il papà, vanno per la preghiera dell’alba di venerdì, per tornare nella loro casa storica e trovare le persone, i loro vicini, accolti con fucili puntati alle loro tempie. Si parla di alto tradimento umano, ti ho aperto la mia casa, mi hai buttato fuori. 
Da parte di mio padre, un mio nonno che aveva appena 12 anni, che dorme a casa sua, con i suoi fratelli più grandi e i genitori. Alle 3 del mattino, si sente bum bum bum, aprite la porta, adesso, subito. Il fratello più grande corre a prendere nonno dal letto… lo spettacolo che li accoglie fuori dalla porta è macabro: corpi bruciati, la casa dei vicini in fiamme. Si scappa per la vita. Si spera di tornare, ma il diritto di ritorno è negato ancora oggi.”
 

L’atmosfera nel teatro era tesa all’ascolto, fiato sospeso, occhi lucidi e magone in gola per la terribile ingiustizia. L’ospitalità tradita e la cacciata dalle proprie case è qualcosa di inconcepibile. Il dramma dei palestinesi è di lunga data, non nasce il 7 ottobre, come ripetono in tanti. 

Lo sfratto dalla propria terra è uno dei passi necessari della colonizzazione, la gestione delle proprietà, con cui si esercita il dominio sul territorio. 


Il dibattito di queste settimane ha mostrato una Sardegna fortemente bipolare con punte di schizofrenia: da un lato un mondo maggioritario dei sardi che non è consapevole o non ammette il fatto che la Sardegna subisca forme moderne di colonialismo, dall’altra un mondo che cerca di denunciare un attacco alla Sardegna su più livelli: immateriale (linguistico e culturale) e materiale (sottrazione del territorio, del mare e dei servizi).

La Nuova Sardegna si stupisce che i sardi, lapalissianamente, si sentano sardi e non italiani, Bianca Pitzorno che si sente sassarese e non sarda e a ruota Antonello Grimaldi che si sente più sassarese che sardo (affari loro, certo). La politologia ha ammesso la Sardegna tra le nazioni, dunque “lo dice la scienza” (cit.).

Cristiano Sabino nel suo articolo (Il “genocidio” bianco dei sardi: cronaca di una colonizzazione terminale) ha messo in relazione la situazione sarda con il termine originario “genocidio” (tra virgolette) bianco, non con il Genocidio dei palestinesi. Ci sono tante forme di genocidio, ad esempio, sulle pagine de S’Indipendente, Alessandro Mongili ha parlato di quello dei Nativi canadesi, completamente differente da quello della Palestina.

Andria Pili in un post, propone l’uso di etnocidio, che avrebbe senso, ma riduce l’aspetto solamente a quello culturale, trascurando l’aspetto coloniale materiale.

Il dibattito si è concentrato sul termine “genocidio” (tra virgolette), meno sul termine BIANCO, che lo differenzia totalmente dal genocidio palestinese. Le parole “genocidio bianco” sono già diverse da genocidio, le parole sono appropriate.


In Sardegna stiamo subendo un processo di esproprio della terra, da almeno 70 anni?

A Teulada negli anni ’50, abbiamo avuto degli espropri imponenti.
Le testimonianze seguenti provengono da una serata di autocoscienza collettiva organizzata anni fa dal comitato Teulada Città Futura. Sono documenti preziosissimi.

Il Sig. Melis accusa il sindaco del tempo, “almeno non ci avessero preso in giro, ci avrebbero detto, dobbiamo mandarvi via, dovete lasciare tutto e dovete andare via, ma non essere presi in giro così, c’è solo da pensare a chi protegge ancora quella gente” .
I politici degli anni ’50 gli promisero una nuova casa e la terra per lavorare. Invece fu pagato 700 mila lire, ma con quell’importo non si poteva pagare nemmeno il terreno per costruire la casa. Racconti di pianti, persone che si barricarono in casa per non fare entrare gli espropriatori.

Testimonianza di una signora anziana, con 6 bambini piccoli, messi nella strada. Nel ’59 ha perso casa, terra, bestiame (svenduto perché non lo comprava nessuno), dietro promessa di un lavoro per il marito, mai mantenuta. Ha lavorato a giornata e la famiglia ha vissuto in una lolla (un corridoio).
Non avevano più il grano, la mola (svenduta “po debadas”), come l’asinella Fiorella. Il rimborso per l’esproprio terminò dopo pochi mesi di affitto, per capire le proporzioni.

Testimonianza di Sig.ra Marcella.
“Ddoi fiat una spiàgia meravigliosa, s’arena fiat manna prus de una domu, in is peis de Capu Teulada. […] A nosu puru s’ant nau de si nd’andai e si ndi seus andaus. Nosu seus andaus a Medau Bèciu e inguni puru si nc’ant bogau e eus pèrdiu totu: eus pèrdiu crabas, eus pèrdiu su cuaddu, eus pèrdiu bois, eus pèrdiu totu. Si ndi seus andaus prangi prangi. Babbu fiat prangi prangi.”

Per Sig. Giulio Angioni, “dopo che ce ne andammo, e vendemmo il bestiame, non vendere, regalarlo, perché migliaia di capi uscivano da quel posto, tutti vendevano e nessuno comprava. Quei pochi soldi che ci diedero, ce li diedero in banca e non potevamo prenderli”.

Sig.ra Nanda Sau, “i signori notabili che andavano in giro a convincere i contadini, che quello in fondo non era un esproprio, era quello che dicono loro, la riforma agraria, chi più ci poteva imbrogliare. […] Io, e tanti altri, ci ritrovammo raminghi nel mondo, questi si son appropriati dei nostri territori, hanno distrutto un incanto, perché voi tutti lo sapete, avevamo persino le aquile dal bianco piumaggio […] a me hanno mandato via come un cane da porto Tramatzu, io allora ho occupato il campo e da allora non ho smesso di combattere, e non smetterò finché questi non se ne vanno dal mio paese“.

Sig. Andrea Cinus, “nato nel ’58, nel ’59 buttati fuori, non sapevamo dove andare, bestiame buttato in aria, perché si viveva di quello, ricominciato una vita, da più poveri di allora. A 16 anni emigrato fuori, e sono rientrato per fare il pastore, dentro al poligono. Io non sono contro i militari, ma contro lo stato sì […] il dramma che hanno vissuto le nostre madri, che dicevano al figlio: fillu miu cussu caboniscu no fait a si ddu papai ca ddu depeus bendi […] a me fa paura lo stato ora più di quello che ha fatto allora, quello che succederà ancora, non abbassiamoci alle elemosine, siamo capaci di lavorare, di costruire, e ci arrendiamo per percepire due cartoline


A Perdasdefogu e a Quirra è successa la stessa cosa, nel video sotto le testimonianze degli abitanti del tempo. Mentre una cooperativa aveva investito in un trattore, in dissodamenti, aperto strade, costruito un acquedotto e una rete idrica, case e una passerella sul Rio Quirra, gli espropri imposero la cacciata degli abitanti dalle proprie case, bestiame “distrutto, perché non c’era più pascolo“, con un esito scontato: povertà ed emigrazione.


2023-2025. Il più grande furto di terra della storia sarda? 

Su Videolina la testimonianza di Andrea Corda, agricoltore e attivista del Comitato No Tyrrhenian Link, parla della collina che ha ospitato il presidio degli ulivi: non esiste più, è stata sbancata.

A Selargius, oltre al cavo Tyrrhenian Link, sono previsti:

  • 2 nuove stazioni con 6 palazzi, alcuni alti 22 metri, più una terza stazione da 1 ettaro che si affianca alla vecchia stazione degli anni ’80 (Selargius ha un’ulteriore stazione in un’altra area)
  • 2 impianti di batterie BESS (e un possibile terzo, sono in corso le trattative per l’acquisto dei terreni), un ulteriore impianto di batterie BESS a Settimo San Pietro, ma che dista poche decine di metri dall’area
  • 1 nuova cabina primaria Enel da 1 ettaro, bocciata dal comune, approvata dalla città metropolitana
  • collegamenti di cavi da 3 impianti offshore della costa ovest (Sulcis-Iglesiente)
  • 1 collegamento da un impianto eolico di Mara e Sinnai, che dovrebbe passare in un terreno ad usi civici
  • 1 collegamento delle batterie BESS di Quartucciu, che passerà per un vecchio immondezzaio mai bonificato, per il quale il comitato e alcuni cittadini hanno presentato un esposto
  • Il Sardinian Link, la dorsale sarda, che dovrebbe aver appena terminato la conferenza di servizi
immagine: comitato no tyrrhenian link, campagne di Selargius

Il Sardinian Link, che percorrerà circa 250 km (ma su un vecchio documento Terna si parla di 500 km), da Selargius, passerà per Villasor, Portovesme, Oristano, e poi fino a Codrongianos, da cui prenderà la via per il continente. Sarà parallela alla linea precedente già esistente, ma distanziata di 40-50 metri, toccherà 45 comuni, taglierà la Sardegna in due. L’area interessata, secondo le ipotesi da verificare del comitato, è di 1.000 ettari circa.

Il Comitato selargino pone alcune domande, Todde non ha ancora firmato l’intesa, dovrebbe rispondere, cortesemente:
Quanti ettari di espropri dovranno subire i sardi per quella nuova fascia?
Le terre della vecchia dorsale saranno rese ai sardi?
Perché i cavi non passano sotto la strada della 130 e della 131? 

In generale, quante decine di migliaia di ettari saranno occupati dalle rinnovabili e dagli accessori (batterie, stazioni, cabine primarie, cavidotti)? Todde disse il 2% del territorio per le fer (visibile da molto più lontano), ma la regione non ha una mappa. Selargius è un esempio, ma hanno grossi problemi tutte le zone della Sardegna, Uta come la Nurra, Mogorella, la Gallura, il Sulcis-Iglesiente, Carloforte.

Nelle campagne di Selargius circolano da giorni degli elicotteri, esercitazioni militari o studio del territorio che sia, non preannuncia niente di buono.

foto Andrea Corda

Per Sardegnanotizie24, iniziano anche i cantieri del collegamento elettrico con Italia e Corsica.

Questa speculazione coloniale è indubbiamente una occupazione coatta del nostro territorio, che coinvolge i quattro elementi: l’eolico (aria), l’offshore (acqua), il fotovoltaico (fuoco) e la terra.
Il quinto elemento è la popolazione, spogliata dei mezzi di produzione e della sua residua cultura agropastorale, sopravvive o emigra, umiliata e infine resa complice, sostenitrice delle coalizioni coloniali, colpevoli del misero destino dei sardi. Per quanto tempo ancora I sardi saranno capaci di sopportare e di trovare giustificazioni per il proprio beccamorto?

I comitati sono vivi, ma stanno studiando le carte e, in silenzio, cercano soluzioni giudiziarie. Il sindaco di Orgosolo Mereu chiede ai consiglieri regionali di aprire “lo scontro con Roma“.

Il 7 ottobre la Corte Costituzionale si è riunita per decidere sulla legge 20, Mauro Pili ha trasmesso un servizio in cui spiega per punti, ma la sentenza arriverà tra una ventina di giorni. Lo stesso giorno il Presidio Permanente del Popolo Sardo ha organizzato sotto la regione un conto alla rovescia con il numero delle firme, con i militanti in catene. Domenica organizza una “flottilla” a Carloforte, in replica all’evento di giovedì con Mauro Pili.

Maurizio Onnis si chiede “Dove sono i comitati?“: “Ieri si è tenuto a Cagliari il secondo incontro del tavolo dedicato a monitoraggio e riscrittura del Piano energetico-ambientale sardo, il PEARS, tuttora fermo al 2016. La lista degli invitati era lunga un chilometro e andava dai geologi all’Anci, da Italia Nostra alle università, da Coldiretti ai sindacati ecc. ecc. Mancavano i comitati.
La domanda va rigirata a Todde.

Sa Cida in 1 Minutu

Hub coloniale militare

Esercitazioni militari a Teulada: il mare si “chiude” al largo di Cagliari: La costa sarda si prepara a un weekend di intensa attività bellica, con un’ordinanza per interdire una vasta porzione di mare nel Golfo degli Angeli. © CagliariToday

Nuova stagione di esercitazioni, grandi manovre di mezzi militari nel Sulcis: Le strade fra il porto di Sant’Antioco e Sant’Anna  Arresi durante la settimana sono state animate da un intenso via vai di mezzi pesanti carichi di blindati

Rwm in Sardegna, triplicare la produzione di bombe?

Rwm, al via in Sardegna la produzione di droni da combattimento: «Ordini per oltre 200 milioni». In Sardegna costruiscono droni Kamikaze: la filiera tedesco-israeliana che arma l’Europa

La guerra del futuro si fabbricherà in Sardegna: Rheinmetall avvia la produzione di “Munizioni circuitanti”

La pace e le armi: la Cgil davanti al caso della fabbrica Rwm di Domusnovas.
Un’intervista imbarazzante, ma sull’Unione di ieri appariva questo articolo «No all’economia di guerra per affrontare la crisi del Sulcis»: la Cgil contro il Governo, che suona più come una richiesta di intervento per la questione Eurallumina, Syder Alloys e Portovesme, che dopo aver ottenuto il decreto energia, comunque dichiara di non voler proseguire con la linea piombo e zinco perché l’energia costa troppo: tutto questo sforzo per nulla.

Hub coloniale energetico

Assalto eolico: «Carloforte diventi il simbolo di un’isola che si ribella alla devastazione»

Maxi parco eolico offshore davanti al Sulcis Iglesiente: via alle indagini in mare

Ddl nucleare approvato, tornano le centrali in Italia: Il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl delega sul nucleare, che permetterà al Governo di emanare decreti legislativi attuativi per far riprendere la produzione di energia elettrica attraverso l’uranio nel nostro Paese.

Una denuncia del Comitato Civico Ambiente Salute Sarroch: “Dimissioni del consiglioere Argiolas: un tempismo che apre interrogativi“. la scelta arriverebbe infatti a pochissimi giorni dalla costituzione di parte civile del Comune (lunedì 29 settembre, due giorni fa) nel processo penale per presunto disastro ambientale a carico di Saras/Sarlux. È noto che Argiolas ricopre da oltre vent’anni incarichi di responsabilità all’interno della raffineria Saras/Sarlux”

Sarroch, il polo industriale illuminato a giorno: torce in funzione, fuoco e fumo visibili da Cagliari

«Il progetto Litio nel futuro del Sulcis: pregiudizi infondati».
Davide Garofalo, amministratore delegato della Portovesme srl (di proprietà della Glencore), replica alle critiche di Regione, Provincia, sindaci e sindacati: «Parlano senza conoscere i nostri programmi»

Il furto dell’idroelettrico sardo (dal blog di Paolo Maninchedda): “La Sardegna è la decima regione d’Italia per produzione di energia idroelettrica, la quinta per numero di dighe presenti nel suo territorio. Enel produce energia a costi non conoscibili, ma sicuramente inferiori a quelli necessari per produrla col gas, ma la rivende calcolando nel prezzo il costo della produzione con il Gas. I profitti sono enormi.”

Uta, “Il Tar ha respinto l’assalto della speculazione energetica ai beni di Serra Taccori” (Uta)

Varie

Detenuti del 41-bis a Uta, la protesta a Cagliari: “La Sardegna non può diventare isola del turismo penitenziario”

Cagliari, maxi operazione dei carabinieri contro il narcotraffico: smantellati due grandi gruppi criminali

Sequestri di cannabis dopo test negativi, coltivatori di canapa in ginocchio: «Il decreto sicurezza ci uccide»

Cagliari, protesta per il convegno sull’archeologia israeliana: “La ricerca accademica non è neutrale”

Cagliari, vernice rossa sulla sede di FdI e l’ufficio del deputato Salvatore Deidda

L’ex Ospedale Marino del Poetto rinasce come hotel di lusso: via libera al progetto da 12 milioni di euro

Deraglia il trenino verde sulla tratta Bosa-Macomer, paura per venti turisti

Le spericolate inchieste della Nuova Sardegna

In questo contesto, La Nuova Sardegna riesce ancora una volta a cercare le notizie più insulse.

1 – La televisione pubblica catalana aggiunge Alghero nelle previsioni meteo: scoppia la polemica
2 – Matrimonio da incubo ad Alghero: si sposa e al ricevimento va a letto con un’altra – che cosa è successo


S’antimilitarismu e it’est? E s’istòria sua e cal’est? E in intro de cales làcanas si movet?
Un nuovo evento ANS


Immagine: Ivan Monni









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