Carlo V ad Alghero fra festeggiamenti e saccheggi

Antoine Claude, meglio noto sotto il nome di Valery Pasquin, in un suo libro di viaggio del 1848 edito a Milano, evocò la visita ad Alghero dell’imperatore Carlo V, nato il 24 febbraio 1500 a Gand (Contea di Fiandra) e morto il 21 settembre 1558 presso il Monastero di Yuste, in Spagna.
Carlo V, senza dubbio il sovrano europeo più potente della prima metà del XVI secolo, visitò infatti Alghero – che lo ricorda ancora anche con il suo prestigioso hotel a lui intitolato – dopo la sua seconda spedizione d’Africa. nell’ottobre del 1541.
Carlo V alloggiò presso l’antica e bella dimora casa Albis, denominata all’epoca di Antoine Claude, Maramaldo della Minerva. Il francese ne ricorda il balcone a cui Carlo V si affacciò per vedere la piazza e la finestra che fu murata per una ‘’strana forma di rispetto’’. Per lungo tempo, quel luogo divenne un baluardo contro ogni forma d’ingiustizia e quel palazzo godette, al pari di una chiesa, di asilo politico.
Parliamo di Casa De Ferrera o Palazzo d’Albis, una dimora ancora esistente ad Alghero con vista sulla celebre Piazza Civica al numero 32. Il palazzo reca tale nome in onore ai primi proprietari, dei mercanti catalani denominati De Ferrera.
Quello di Carlo V fu un soggiorno di due giornate, sovente descritto come una festa. Basti immaginare la visita di un sovrano del suo calibro ai nostri giorni…ma la domanda è: ‘’Fu davvero un evento felice per Alghero?’’
Pur prendendo le dovute distanze dall’autore francese citato, è impossibile non considerare l’indisciplina della soldatesca spagnola, l’avidità dei valletti e « la complicità impossente del loro augusto signore (Carlo V n.d.r.).
Se, da una parte, Carlo V visitando le impressionanti fortificazioni algheresi complimentò la Città e distribuì ad alcuni signori sardi l’ordine equestre, dall’altra, chiuse gli occhi su saccheggi e violenze che il suo equipaggio fece subire all’accogliente popolazione algherese.
Stando alle dichiarazioni di Antoine Claude, allorché un ufficiale di palazzo chiese a Carlo V se poteva rimuovere i magnifici arazzi in seta che adornavano la casa di Don Pietro di Ferrera, il sovrano spagnolo si limitò a dire : « Guardatevi che questi pazzi non vi facciano del male » (Jurado mirad que no hagan dagno estos locos). Pare che fra i suoi soldati vi fosse qualcuno del sacco di Roma.
Appena l’imperatore scese dalla sua galera, l’imbarcazione che lo aveva condotto in Sardegna, vide i soldati slanciarsi sul ponte, facendo razzia dei ricchi arazzi e tappezzerie disposti in loco per accogliere l’imperatore. Scena che divertì moltissimo Carlo V, secondo l’autore francese.
Giunti in città, i soldati presero gusto nel tranciare il collo delle bestie che i magistrati avevano destinato alla flotta, altro ‘’spettacolo’’ per l’imperatore. Duecento vacche appartenenti a privati, furono così uccise dagli spagnoli al loro sbarco.
In tal senso, le parole espresse nel libro « La Sardegna paraninfa della pace » attribuito a Vincenzo Bacallar Sanna, risuonano pregne di pathos : « L’imperatore (Carlo V n.d.r.) aveva riconosciuto le belle qualità di quest’isola e de’ suoi abitanti… »
In conclusione, le parole dell’autore francese – pur da considerare con la dovuta cautela – vanno tenute in considerazione anche perché lo stesso ebbe parole di lode per certi aspetti spagnoli della città e si mostrò piuttosto obiettivo in merito ad altre questioni algheresi.
Immagini: fattiperlastoria.it















