campagna bie mesu selargius

La stazione Terna a Selargius sorgerà su una zona archeologica

de Ivan Monni

Selargius ha un problema enorme con la cultura.
L’unico interesse delle amministrazioni degli ultimi decenni è stato quasi esclusivamente rivolto al cemento e a qualche parco, ignorando completamente la cultura e l’enorme patrimonio che giace nelle campagne e negli archivi.

Ad esempio, negli anni scorsi lo studioso indipendente selargino Carlo Desogus, aveva offerto (gratuitamente) al Comune circa 15.000 documenti d’archivio che contengono la parola “Selargius”, selezionati tra decine di migliaia di altri documenti tra il ‘300 (qualcuno scritto in spagnolo) e l’800, che ricostruirebbe la storia del paese. Un lavoro enorme, svolto in maniera del tutto volontaria. La richiesta non era andata a buon fine.

Lo stesso Desogus aveva ripetutamente offerto (gratuitamente) al Comune la sua collezione privata di reperti. Non ha mai ricevuto risposta. Alla fine Desogus ha donato la sua collezione al Comune di Settimo S. Pietro che, immediatamente, ha accettato e valorizzato.

Circa 400 capanne di 5000 anni fa, scoperte sempre da Desogus, sono state sotterrate sotto il cemento.

Le campagne di Selargius avevano, inoltre, già subito uno sventramento dell’unico colle, Matt’e Masoni, su cui molto probabilmente sorgeva un nuraghe. Era stato costruito un vascone d’acqua, mai entrato in funzione. Non solo era stata sventrato il colle, ma la terra era stata scaricata nei suoi fianchi, rendendo molto più difficile i futuri scavi archeologici.

Le campagne selargine sono state abbandonate per decenni e si trovano in stato comatoso. Selargius ha perso la sua vocazione vitivinicola (il colpo di grazia pochi anni fa con la chiusura della cantina Meloni, che ha lasciato spazio ad un supermarket). Le strade sono diventate una discarica a cielo aperto.
Nonostante ciò, parecchie persone traggono ancora reddito dal lavoro agricolo, sia come attività primaria che secondaria.

Il Comitato di difesa del territorio – No Tyrrhenian Link, sta cercando di risvegliare Selargius, una sonnolenta cittadina, stanco dormitorio dei pendolari lavoratori cagliaritani, stimolando il dibattito sull’agro con diverse iniziative, volantini, manifesti, aperitivi con musica, solo in parte risvegliandola dal torpore in cui Selargius si conservava da troppo tempo.

Questa premessa è fondamentale per capire il contesto su cui verterà l’articolo, ma ce n’è una seconda, non meno importante:

Un post sponsorizzato da Terna circola su Facebook, che reclama l’impegno dell’azienda per l’archeologia preventiva nei luoghi dove installerà le centrali/stazioni.
Una risata è l’unica possibile reazione alla promessa di Terna, dato che quando è apparsa nella mia bacheca, già ero a conoscenza di quello che stava per emergere.

Ricordiamo che a Selargius le nuove stazioni saranno due, che sorgeranno accanto a quella già esistente. Un’ulteriore stazione era già presente a Selargius, dunque il totale, nei piani di Terna, dovrebbe salire a quattro. E poi le batterie e tutti gli accessori.

Con il consigliere comunale Mario Tuveri sulla base delle indicazioni contenute nel libro dello storico studioso selargino Carlo Desogus, ci siamo recati in una delle zone interessate dall’intervento Terna. L’interesse del consigliere Mario Tuveri, è nato dall’esigenza di verificare se la zona avesse evidenze archeologiche, dato che non è considerata dal PUC come zona archeologica e quindi non interdetta come altre zone confinanti, ad evidenza archeologica.

Abbiamo percorso dei terreni incolti, raccogliendo quelli che abbiamo ipotizzato essere dei reperti.
I presunti reperti erano a cielo aperto, in superficie.

E poi, nello stesso giorno, sono stati presentati davanti al Sindaco durante il consiglio, che dopo quasi tre ore di accesissimo dibattito, con un colpo di scena finale, deve prendere atto che non tutte le verifiche erano state fatte.

I presunti reperti sono stati consegnati, durante il consiglio comunale in data 21/09/2023, da Tuveri direttamente al sindaco.

Ma non è tutto (e qui torniamo all’archeologia preventiva).
Dalle carte trovate da Tuveri, dell’archivio delle sedute dei consigli comunali degli anni precedenti, risulta che:

Nel 2011 c’era stata la segnalazione di ritrovamenti archeologici nelle zone di su Pardu e su Truncu ‘e s’Ollastu, da parte del Gruppo Archeologico Selargino (di cui Carlo Desogus faceva parte).  

Nel 2014 viene pubblicato il libro di Carlo Desogus e Luigi Suergiu “Percorsi della memoria” (Grafiche del Parteolla) con una prefazione dell’allora sindaco Cappai, giunta che aveva come vicesindaco, l’attuale sindaco, Luigi Concu. Nel libro vengono pubblicate le foto dei ritrovamenti di su Pardu.
Nell’occasione, ci fa sapere Carlo Desogus, l’archeologa Manunza aveva avvertito che a quel punto sarebbe stato necessario rivedere il PUC, in corso di approvazione. Ma non se ne fece nulla.

Nel 2017 viene approvato il Puc. 

Ora, al giorno d’oggi, con il PUC approvato, è sufficiente modificare le Tavole di indagine, cioè le zone in cui ci saranno i vincoli. È sufficiente che siano modificate direttamente dall’ufficio tecnico, non necessitano di una variante al PUC.

In barba a Terna e all’archeologia preventiva (che non hanno effettuato).

Ecco le carte del Gruppo Archeologico Selargino:

Per la cronaca, il consiglio comunale ha votato favorevolmente sulla revisione del progetto.

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