Punta Giglio: torniamo ai fondamentali

Con quest’ultimo contributo dell’architetto Giovanni Oliva, aggiorniamo la situazione sulla lotta intrapresa dal Comitato “Punta Giglio libera” di cui abbiamo seguito le vicende nel corso dei mesi scorsi. Il Comitato come noto è nato spontaneamente in seguito a una tuttora poco chiara concessione affidata, seppur a seguito di aggiudicazione di un bando europeo di una parte del parco di Porto Conte sottoposta a vincoli, a una cooperativa milanese nata in funzione del progetto. L’ultima azione del comitato è stata l’invio, nei giorni scorsi, di una dettagliata denuncia sulle presunte violazioni di diritti e norme alla Commissione Europea. Durante la conferenza stampa sono intervenuti Giovanni Salis, Paola Correddu, Joan Oliva per il comitato Punta Giglio Libera, il professore di Storia Moderna dell’Università di Sassari Piero Sanna, l’ex sindaco di Alghero e ex consigliere regionale Carlo Sechi e la professoressa e funzionaria del Ministero degli Esteri Maria Vittoria Migaleddu. L’intervento è stato avvallato da professori universitari, accademici, professionisti e personalità della vita pubblica e il comitato spontaneo, che si definisce apartitico, si riunisce ormai da ventidue settimane ogni mercoledì presso la sede dell’associazione Res Publica a Alghero e sta continuando a raccogliere il supporto di centinaia di persone. Le firme su carta contro l’intervento della cooperativa aggiudicatasi l’appalto e contro i lavori che hanno stravolto l’area naturalistica, hanno superato quota 3.500: il plico con tutti i nomi è stato consegnato al sindaco il 16 luglio scorso. Le adesioni online, attraverso la campagna lanciata sulla piattaforma change.org sono quasi seimila. Recentemente inoltre, durante la sua vicenda algherese (l’arresto, le manifestazioni a sostegno e la successiva liberazione) l’europarlamentare catalano Puigdemont si è impegnato a sostenere l’esposto/denuncia in seno alla Commissione Europea. E’ notizia dell’ultima ora che, in risposta a una testata giornalistica cagliaritana, il Presidente dell’Ente Parco Tilocca,  avrebbe risposto testualmente: “La vicenda in questione vede coinvolto il Parco non certo direttamente, ma solo incidentalmente in quanto la procedura di appalto per l’affidamento dei lavori di restauro e riqualificazione dell’ex batteria navale della Regia Marina Sr413 è stata bandita ed interamente gestita dall’Agenzia del Demanio” con conseguente replica sui social di una delle fondatrici del Comitato Paola Correddu: “Il Quinto Elemento ha vinto un appalto per l’affidamento dei lavori di restauro e riqualificazione dell’ex batteria, interamente gestito dal demanio. Dunque non un bando, ovvero un annuncio di interesse pubblico, notificato attraverso gli organi della pubblica amministrazione e a mezzo stampa, ma un appalto, ovvero un contratto con il quale una parte assume, a proprio rischio, il compimento di un’opera dietro corrispettivo in denaro, interamente gestito dal Demanio. Quindi, tutto l’iter autorizzativo è stata solo una messa in scena perché qui abbiamo solo due protagonisti: l’appaltatore, il Quinto Elemento, e il committente, il Demanio.” Sembra dunque aprirsi la necessità di un altro capitolo di accertamenti?


De Giovanni Oliva

Per gli sciagurati lavori messi in atto con modalità brutale per l’intervento di Punta Giglio, abbiamo usato la definizione di “deflorazione assistita”, poi di “infibulazione monitorata” e di “violazione sotto alta sorveglianza”. Ci siamo dovuti inventare queste espressioni, perché ci siamo trovati davanti a fatti inauditi. In effetti si tratta di un intervento che non si sarebbe dovuto nemmeno immaginare in quel luogo. Punto. 

La sua mostruosità sta nella “rottura epistemica”, ossia una caduta abissale della coerenza del quadro di riferimento logico: ciò che fino a ieri non era possibile neanche immaginare, non solo è stato pensato, ma progettato e addirittura, con tutte le autorizzazioni (si dice), è stato realizzato. 

Varie istituzioni si sono dimostrate incapaci di svolgere il compito a cui erano chiamate. È un fatto avvilente che ci sgomenta. Tradendo gli obblighi di conservazione, secondo gli impegni solennemente assunti, hanno squarciato il campo dei valori in gioco, hanno aperto un baratro nel quale possono precipitare tutti i luoghi, anche quelli più preziosi sottoposti a vincoli e norme di salvaguardia. Varie istituzioni si sono clamorosamente dimenticate, o hanno scientemente voluto dimenticare, che Punta Giglio è un rifugio dell’avifauna migrante e dell’avifauna di macchia, secondo la direttiva “Uccelli” dell’Unione Europea.  

Ricordiamolo: La direttiva 2009/147/CE, che a Punta Giglio dovrebbe essere la principale legge di riferimento, concerne la conservazione degli uccelli selvatici e impegna solennemente gli Stati dell’UE per questa importante finalità di conservazione. Si badi bene: non per riconoscere il diritto della specie “homo sapiens/insipiens” di togliersi l’ennesimo capriccio offendendo la natura dei luoghi più eccezionali.

La direttiva dell’UE:

• Si prefigge la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici stabilendo regole per la loro protezione, conservazione, gestione e regolazione.

• Si applica agli uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat.

• Codifica la legislazione adottata originariamente nel 1979 (Direttiva 79/409/CEE).

• La direttiva 2009/147/CE è stata modificata nel 2019 dal Regolamento UE 2019/1010 che armonizza e semplifica gli obblighi di comunicazione in materia di diritto ambientale.

Le ZPS fanno parte della rete Natura 2000 dei siti ecologici protetti, insieme alle zone speciali di conservazione istituite dalla direttiva sugli habitat. I paesi dell’Unione adottano misure idonee a prevenire il deterioramento degli habitat delle specie; e perturbazioni dannose alle specie per le quali le ZPS sono state classificate, in cui le perturbazioni potrebbero avere conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della direttiva. I paesi dell’Unione sono tenuti a concordare piani o progetti solo dopo essersi accertati che non influenzeranno negativamente le ZPS interessate, sulla base di una valutazione adeguata di eventuali implicazioni per gli obiettivi di conservazione dei siti.

Punta Giglio, insieme a Capo Caccia e all’Isola Piana, è inserita come Zona di Protezione Speciale (ZPS ITB013044) nella Rete Natura 2000 dell’Unione Europeanella quale le nuove attività avviate dal cosiddetto “Rifugio di mare”, (autorizzate o no) di ristorazione, alloggio, divertimento e ricreazione in vasca, rappresentano una pressione antropica insostenibile, per la quale ai sensi delle norme vigenti ribadite da autorevoli pareri scientifici (si veda per esempio quello fornito dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), non esistono possibilità di riduzione dell’effetto di disturbo – su habitat e specie – delle attività previste e pare già in atto (sembrerebbe con pratica di autocertificazione a giorni zero, ossia senza verifica preventiva della conformità da parte degli uffici preposti). Ristorazione, alloggio, divertimento e ricreazione in vasca, sono attività non “mitigabili”, ossia non esiste una maniera di attenuarne l’impatto negativo.  

Il cosiddetto “Rifugio di mare”, non può stare in quel luogo. Punto e basta.

Non è una questione che attiene alla qualità, per altro assai discutibile, del restauro che secondo alcuni ha trasformato la vecchia caserma in una sorta di squallido ritrovo per nostalgici del ventennio fascista (“Ristorazione e Restaurazione” ) o una questione che attiene alla spudorata beffa nei confronti dei cittadini sardi, residenti fuori dal Comune di Alghero, che pur partecipano alle spese per la gestione del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, e sono però tenuti a pagare un biglietto d’ingresso a Punta Giglio. La cosa più assurda poi è che gli introiti pare andranno all’80% alla soc. coop. Il Quinto Elemento, responsabile di devastanti lavori, “a s’afferra afferra” che hanno banalizzato il luogo, rompendone l’incanto e sminuendone di fatto il valore. 

Sardi cornuti e mazziati? La questione non è neanche il fatto che nella cartellonistica non ci sia più il riferimento al Parco Naturale Regionale di Porto Conte o che al momento dell’apertura non ci fossero le minime predisposizioni antincendio. Queste sono solo delle aggravanti. È giusto segnalarle ma la questione di fondo è un’altra. Il “Rifugio di mare”, fosse pure “carino”, come commenta qualcuno a corto di parole (per cui automaticamente usa una espressione banale per classificare una cosa banale), evidentemente inconsapevole di tutte le gravi implicazioni che stanno dietro allo sciagurato intervento, non potrà comunque mai essere autorizzato ad esercitare attività che sono incompatibili con la Zona di Protezione Speciale ZPS.

La nostra lotta andrà avanti finché non vedremo riconosciuta e applicata con rigore la normativa vigente. È solo questione di tempo… Sapevamo fin dall’inizio che la nostra lotta sarebbe stata lunga. Ma abbiamo la Natura dalla nostra parte e ci accompagna la gioia di partecipare ad una importante causa comune!

PUNTA GIGLIO LIBERA!

Giovanni Oliva, presidente del Comitato Punta Giglio Libera

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