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Quali rifiuti arrivano in Sardegna e perché. Intervista a Mauro Gargiulo

Lo scorso 20 marzo si è tenuta una manifestazione a Sassari chiamata dalle associazioni Sa Domo de Totus e Fridays for Future contro il traffico di rifiuti dal Nord Italia in Sardegna. A margine della mobilitazione abbiamo intervistato Mauro Gargiulo, ingegnere, ambientalista e segretario di Italia Nostra Sardegna, associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali.


de Cristiano Sabino

Mauro, in Sardegna ha fatto molto scalpore l’arrivo di un carico di amianto proveniente dal Nord Italia. Cos’è successo?
La questione nasce da un’inchiesta giornalistica apparsa sull’Unione Sarda a firma di Mauro Pili. A più riprese sul quotidiano isolano, nel marzo di quest’anno, veniva denunciato l’arrivo al porto di Cagliari di numerosi rimorchi, provenienti dal Nord e Centro Italia, che trasportavano sacchi contenenti rifiuti. A giudicare dalle sigle impresse sui sacchi dovrebbe trattarsi di rifiuti speciali pericolosi, con una componente di amianto, diretti alla discarica di Serra Scirieddi tra Gonnesa e Carbonia per esservi interrati. I pianali sono stati posti sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza per l’espletamento degli accertamenti.

Spesso le ditte che gestiscono lo stoccaggio di rifiuti sostengono che sia tutto in regola e che non si tratti di rifiuti speciali. Allora perché portarli nell’isola?
A grandi linee, i rifiuti si possono dividere in due categorie: urbani e speciali.
Quelli urbani, a seguito della differenziazione alla fonte e presso l’impianto, dovrebbero essere in gran parte recuperati. La frazione non riciclabile è avviata alla discarica o incenerita. Per tale tipo di rifiuti vi è l’obbligo del rispetto del “principio di prossimità”, ovvero lo smaltimento nella discarica prossima al luogo di produzione.
Per i rifiuti speciali (pericolosi e non) tale principio è subordinato ma coesiste col “principio della specialità”. Questo perché non tutte le discariche sono autorizzate a gestire questo tipo di rifiuto. É dunque evidente che l’impianto di destinazione dovrebbe essere quello più “prossimo” tra quelli “specializzati” per la coesistenza dei due principi.
Il motivo del trasporto nell’Isola è da ricercarsi nel fatto che, nonostante i costi di trasporto, la scelta isolana risulta economicamente più conveniente. Mi rifiuto di credere che l’opzione sia conseguente a controlli più blandi.


Rifiuti e Sardegna: siamo la spazzatura d’Italia e d’Europa?

Il problema dei rifiuti è una delle emergenze ambientali della Sardegna, sottovalutata per dimensione e gravità dall’opinione pubblica. Se si assume il principio della sostenibilità, e quindi l’obbligo di una economia circolare, l’obiettivo è una società Zero Waste. Viceversa, poiché la gestione dei rifiuti sottende interessi economici rilevanti, tra gli attori del processo si scatena una “contesa dei rifiuti”, con ricatti e pressioni per il differimento dell’obiettivo. Il risultato è la ricerca del prezzo più basso per lo smaltimento a scapito della correttezza del trattamento e della gestione dell’impianto. L’assenza di controlli sistematici e la latitanza della politica ne è complice. La Sardegna, per l’estensione del territorio in rapporto alla densità di popolazione, le difficili condizioni socio-economiche, l’intreccio non limpido tra politica e imprenditoria, corre il rischio di diventare la pattumiera d’Italia.

Sta ancora in piedi il pericolo che la Sardegna possa diventare deposito unico per le scorie nucleari italiane?
Nel gennaio di quest’anno la SOGIN, società che gestisce il procedimento teso ad individuare il sito che ospiterà il Deposito Nazionale delle scorie nucleari ha varato la prima proposta della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI). Il procedimento ha individuato un modello con 4 ordini di idoneità. Alcune aree sarde (ben 14 nel centro-sud), pur presentando requisiti di idoneità di carattere geofisico, sono state comprese in classe B per il carattere dell’insularità.
In altri termini: il trasporto marittimo, per l’elevato rischio che comporta, sembra in questa fase averci messo al riparo da tale pericolo in quanto nell’infausta graduatoria ci precedono aree classificate A ed A2. La procedura in fieri è lunga e complessa e i giochi sono in corso. Ci sono già forti resistenze da parte di territori compresi nelle prime due classi. Bisognerà tenere alto il livello di attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica. Questi eventi dovrebbero essere colti come occasioni di crescita culturale collettiva e presa di coscienza individuale. Il Deposito dovrà essere realizzato e il ritardo ci costa 10 milioni di euro all’anno, oltre al lievitare dei costi, raddoppiati per ora da 4 ad 8 miliardi. É la prima risposta ai cantori del nucleare, ancora non del tutto tacitati, senza voler contare le tensioni sociali che ne scaturiranno. Ci sarà da lottare ancora per scongiurare questa ulteriore ferita alla nostra amata Isola, tenendo conto anche delle attività militari inconcepibilmente escluse dalla ricognizione nucleare.

Grazie Mauro.
Grazie a voi.

Foto de presentada: Radowan Nakif Rehan on Unsplash

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