Ricordando Nereide Rudas

de Alessandro Derrù

Neuropsichiatra, psichiatra forense, scrittrice, ricercatrice, docente, intellettuale: quattro anni fa, il 19 gennaio 2017, a Cagliari, ci lasciava a 91 anni Nereide Rudas. Condensare in poche righe la carriera della Rudas sarebbe impossibile data la sterminata mole di lavoro prodotta durante la sua intensa vita professionale. Nata nel 1925 a Macomer, si iscrisse alla Facoltà di medicina di Bologna, superando una selezione da cui risultarono solo tre donne su cento iscritti. Concluse poi gli studi a Cagliari a causa di vicende personali e intraprese subito la carriera universitaria, inaugurando una brillante carriera accademica che la portò ad insegnare nella stessa facoltà sarda e a Roma.

Negli anni ’60 fondò e diresse insieme a Raffaele Camba la “Rivista sarda di criminologia” grazie alla quale più tardi diede un fondamentale contributo agli “Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni di criminalità in Sardegna”; da tali studi cominciò a tessere le proprie teorie sull’identità dei sardi, sull’isolamento, sui fenomeni migratori e sulle cause della depressione nell’isola.

Diviene docente di Psicologia e successivamente Ordinaria di Antropologia criminale, la prima donna in Italia, così come è la prima ad accedere alla cattedra di Psichiatria, e la prima donna, l’unica per molti anni, a fondare e dirigere nel ’78 la Clinica Psichiatrica di Cagliari insieme alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria.
Più tardi, rappresenterà i colleghi italiani presso congressi internazionali a Pechino, Shangai, Xian, Lisbona, Madrid, Parigi, Buenos Aires, Mosca; successivamente rappresenterà la psichiatria europea al 9° Congresso mondiale di Psichiatria di Rio de Janeiro e verrà premiata dall’American Academy of Psychiatry and the Law.

Foto: Fondazione Sardinia

Scriverà oltre 400 pubblicazioni tra saggi e libri, tra cui il capolavoro “L’isola dei coralli” del 1997, pubblicato per Carocci, dove la Rudas indaga nella memoria dell’identità sarda attraverso una dettagliata analisi di alcune celebri opere di autori nostrani, tra cui la Deledda, Satta, Dessì e Gramsci; di quest’ultimo era una profonda studiosa e contribuì, tra le altre cose, a fondare l’Istituto Gramsci di Cagliari. Ne ”L’isola dei coralli” la Rudas descrive la memoria di “noi sardi” come “una preziosa arborescenza di corallo” che “anziché ergersi e dilatarsi nell’aria si è inabissata nel nostro mare interno. Invece di espandersi e svilupparsi nel di-fuori, si è sommersa ed estesa nel di-dentro: ma indovandosi, è diventata tenace e labirintica”. Eccezionali i passi in cui, a dispetto delle narrazioni dominanti, sentenzia che “La Sardegna non è naturalmente silenziosa e passivamente immobile. Non è un’isola afasica fuori dalla storia”. La sua indagine sulla coscienza dei sardi la porterà ad analizzare anche i “falsi di Arborea” che rappresenteranno già nell’Ottocento un caso di “identità ancora incompiuta”.


L’intensa attività della docente sarda porterà la stessa a sovvertire la prospettiva per cui la Sardegna è luogo di criminali, mettendo l’accento sull’incredibile mole di artisti e scrittori che quest’isola ha prodotto nonostante la bassa demografia, spesso chiamandoli in causa nei suoi lavori di ricerca sulla depressione e sulla creatività, elementi che non a caso convivono spesso nello stesso individuo. Individuo, peraltro, sul quale la Rudas ha fondato il proprio metodo, riportando al centro dello sguardo clinico la storia personale del paziente, senza tralasciare alcun aspetto della vita di ogni singolo soggetto.

Ci sarebbe ancora da citare la medaglia d’oro ricevuta dal presidente della Repubblica per l’opera “L’isola dei coralli”; il saggio sul muliericidio “Donne morte senza riposo”; “Storie senza”, centrato sulla vita del paziente psichiatrico; la partecipazione al direttivo nazionale dell’Unione Donne Italiane e la presidenza dell’Unione Donne Sarde; la nomina a Professoressa Emerita da parte del Ministero della Pubblica Istruzione; le collaborazioni con la Fondazione Sardinia.

Una vita spesa a dare voce all’esclusione e all’emarginazione, con un’invidiabile competenza e determinazione a cui certamente i sardi non mancheranno di rendere omaggio rileggendo la sua eredità bibliografica.

Foto artìculu: Unione Sarda

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